LAVORARE CON I SOCIAL STA CREANDO UN ESERCITO DI MALATI MENTALI – UN GIUDICE DI BARCELLONA HA RICONOSCIUTO COME “INCIDENTE SUL LAVORO” I DANNI PSICHIATRICI SUBITI DA UN DIPENDENTE DI UNA SOCIETÀ SPAGNOLA CHE SI OCCUPA DI MODERARE I CONTENUTI DI META – È LA PRIMA SENTENZA CHE ATTRIBUISCE A UN'AZIENDA LE CONSEGUENZE DELL'ESPOSIZIONE A "CONTENUTI SOCIAL ATROCI" DEI PROPRI LAVORATORI – IL 28ENNE IN QUESTIONE, CHE DAL 2018 REVISIONA POST, VIDEO E COMMENTI SU FACEBOOK E INSTAGRAM, È IN TRATTAMENTO PSICHIATRICO DA 5 ANNI…

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moderatori di contenuti social - Ccc Barcelona Digital Service moderatori di contenuti social - Ccc Barcelona Digital Service

(ANSA) - Le aziende di moderazione di contenuti in Rete sono responsabili delle conseguenze a livello mentale dell'esposizione a "contenuti atroci" dei propri impiegati. E' quanto ha stabilito la sentenza di un giudice di Barcellona nel dare ragione a P.S., un ex lavoratore dell'impresa Ccc Barcelona Digital Service - che dal 2018 presta servizi di moderazione per il gigante tecnologico Meta - da 5 anni in trattamento psichiatrico in conseguenza del suo lavoro di revisione di contenuti su Facebook e Instagram.

 

La sentenza, riportata oggi da La Vanguardia, riconosce che i danni psichiatrici subiti dall'ex impiegato, un giovane brasiliano oggi 28enne, sono conseguenza di un "incidente sul lavoro". E' la prima volta che una sentenza in Spagna stabilisce che la malattia di un moderatore di contenuti sia provocata dal suo lavoro, evidenzia l'avvocato Francesc Fleliu, titolare dello studio che rappresenta una dozzina di impiegati dell'impresa subappaltatrice di Meta, che reclamano un analogo riconoscimento.

 

social media - odio e violenza social media - odio e violenza

I moderatori di contenuti sono incaricati di filtrare foto, video e commenti che gli utenti postano nelle reti sociali e di decidere se rimuoverli oppure no, in base alle politiche dell'impresa tecnologica, in questo caso Meta. Dei 2.030 lavoratori impiegati da Ccc Barcelona Digital service a Barcellona, almeno un 20% è assente per malattia.

 

La sentenza segnala che il giovane brasiliano è stato impiegato dal 2018 al 2020 nel "gruppo di alta priorità" dell'azienda per filtrare "automutilazioni, decapitazione di civili assassinati da gruppi terroristi, torture inflitte a persone, suicidi, etc".

 

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E, sulla base delle diagnosi del Centro di salute mentale di Sant Pere Claver, afferma che il giovane soffre "un quadro clinico severo di ansia con attacchi di panico, condotte di evitazione, isolamento nel domicilio e ruminazioni ipocondriache, sensazione di disfagia, risvegli notturni e significativa tanatofobia". Per il giudice, che cita la letteratura scientifica in materia di "rischio psicosociale", si tratta di "uno stato psicopatologico altamente limitante, incluso per le attività quotidiane", conseguenza dell'esposizione ai contenuti "altamente sensibili" e allo stress lavorativo.

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