yolo great resignation dimissioni

IL LAVORO SMOBILITA L’UOMO – LA PANDEMIA HA CAMBIATO IL MODO IN CUI SI CONCEPISCE IL LAVORO - IN AMERICA, SOLO NEL 2021 SONO ARRIVATE 20 MILIONI DI LETTERE DI DIMISSIONI SULLE SCRIVANIE DEI DATORI DI LAVORO, MA ANCHE IN ITALIA SI È REGISTRATO UN +23,2% DEGLI ADDII VOLONTARI RISPETTO AL 2019 E IN CINA È PERSINO NATO IL MOVIMENTO DEGLI “SDRAIATI” CONTRO LA PRESSIONE SOCIALE E I RITMI ECCESSIVI DEL LAVORO – PER CONTRASTARE QUESTO “ESODO DI MASSA”, ALCUNI PAESI HANNO SCELTO DI RIDURRE GLI ORARI DI LAVORO E AUMENTARE IL LAVORO DA REMOTO...

great resignation 1

Piera Anna Franini per "il Giornale"

 

The Great Resignation» o anche «The big Quit». È l'ultimo fenomeno americano legato al mondo produttivo: è l'addio volontario al posto di lavoro. Nei mesi dell'uscita dal Covid i numeri si sono impennati e le due espressioni citate sono diventate sinonimo di dimissioni di massa. 

 

Il picco - così il Bureau of Labor Statistics - si è avuto in novembre, quando 4,5 milioni di americani si sono licenziati superando il record di settembre (4,4 milioni). Nel 2021 sulle scrivanie dei datori di lavoro Usa sono arrivate 20 milioni di lettere di dimissioni. Accade nel Paese che ha costruito il proprio successo sull'etica puritana del lavoro. 

great resignation 3

 

Un'etica - spiega il New York Times - in crisi per via dei sussidi ricevuti per contrastare il Covid, che alla lunga fiaccano voglia di reagire e darsi da fare. Ma il fenomeno - continua il NYT - va anche interpretato come segnale della ricerca, indotta dal virus e dalla scoperta dello smart working, di un nuovo equilibrio tra vita personale e vita professionale, e come una richiesta collettiva di condizioni lavorative migliori. 

 

great resignation 2

Secondo analisi condotte dall'Harvard Business Review i tassi di dimissioni sono più alti tra i dipendenti a metà carriera, con punte nei settori della sanità e tecnologia dove le dimissioni sono aumentate - rispettivamente - del 3,6% e del 4,5%. Sono i settori in cui, durante la pandemia, c’è stato un aumento esponenziale del carico di lavoro. 

great resignation

 

Ma anche quelli in cui è più facile (ri-)trovare eventualmente un posto. E questo alimenta il coraggio dei dimissionari. Si spiega così anche l’aumento degli addii volontari segnalati in Italia dai dati del ministero del Lavoro per il periodo aprile-novembre: un sonoro +23,2% rispetto al 2019. In un momento in cui l’economia è in ripresa c’è più spazio per cercare percorsi nuovi. 

CINA - LA RIVOLTA DEGLI SDRAIATI

 

CONTRORDINE CINESE 

Molto lontano dall’Italia e dagli Usa tra i giovani delle aziende hi-tech cinesi s’è fatto largo un movimento rivoluzionario che in qualche modo riecheggia i fenomeni appena citati: il tang ping, letteralmente «stare sdraiati per terra». È una forma di resistenza passiva contro la pressione sociale e i ritmi eccessivi, per intenderci quelli che Jack Ma, fondatore di Alibaba, sintetizza nella formula 996, alludendo all’operatività dalle 9 del mattino alle 9 di sera per 6 giorni a settimana. 

 

CINA - LA RIVOLTA DEGLI SDRAIATI

Il tang ping, antidoto contro il successo a tutti i costi, è per certi versi assimilabile al credo cui s’ispira il movimento statunitense «Anti-Work» che incoraggia il milione e 250 mila follower (quasi decuplicati nell’ultimo anno), che seguono un canale Reddit con questo nome, a lavorare il meno possibile e preferibilmente per sé. Il movimento si salda con la Yolo economy, una corrente di pensiero il cui imperativo è «Si vive una volta sola» (You-Only-Live-Once). 

CINA - LA RIVOLTA DEGLI SDRAIATI

 

Il paradosso, di fronte a questi movimenti anti-lavoro che in qualche modo la post-pandemia sembra portare con se', è che non si è mai «faticato» così poco: meno ore al giorno, meno giorni a settimana e meno settimane all'anno. Come ricordano gli studiosi Michael Huberman and Chris Minns, nel 1870 si era produttivi mediamente 3mila ore l'anno, 70 ore a settimana. Numeri oggi più che dimezzati. 

 

Lavoro in Germania 3

Negli anni subito procedenti il Covid, in Germania si lavorava il 60% in meno rispetto al 1870. Quanto all'Italia la riduzione è stata del 43%, suppergiù come in Giappone. I dati relativi al 2020 si scostano di poco rispetto a quelli degli anni precedenti. Le ore lavorative italiane sono a quota 1.559 mentre gli stakanovisti sono in Colombia (2.172), Messico (2.124), Costa Rica (1.913), Corea del Sud (1.908), tutte sopra la media Ocse di 1.687. 

 

La Germania, considerata patria del lavoro e dove la virtù della diligenza professionale regna sovrana, è uno dei Paesi dove si «fatica» meno: 1332 ore l'anno. E intorno ai dati tedeschi si situano i diligenti Paesi del Nord Europa. 

Lavoro in Germania

 

RICCHI SCANSAFATICHE 

Per inquadrare il crollo dell'impegno lavorativo bisogna porsi una domanda: quanto si produce e qual è il ritorno economico per un'ora di lavoro? Perché è la produttività del lavoro ciò che più conta: il rapporto tra la ricchezza prodotta e misurata con i dati del Pil e il numero di lavoratori e di ore complessivamente lavorate. Il valore riflette il grado di efficienza di lavoratori e aziende nel produrre beni o servizi. 

 

lavoro posto fisso 1

Da questo punto di vista l'Italia non brilla: tra i Paesi più industrializzati siamo nelle prime posizioni per numero di ore lavorate ma nelle posizioni di coda per livelli di produttività. In Germania si lavora molto meno, ma il sistema brilla per efficienza produttiva. Nei decenni (e nei secoli) la diminuzione delle ore di lavoro è stata accompagnata dall'aumento dei redditi medi. L'innovazione tecnologica incrementa la produttività del lavoratore, gli aumenti di produttività a loro volta guidano sia gli aumenti dei redditi che la diminuzione delle ore di lavoro. 

GIOVANI LAVORO

 

Negli Stati Uniti, per esempio, la produzione agricola per ora di lavoro è aumentata di quasi 16 volte dal 1948 al 2011. Proprio per questo è possibile nutrire una popolazione cresciuta rispetto al 1948 anche se i lavoratori impiegati nell'agricoltura non sono mai stati così pochi. In sintesi, le strutture tecnologiche, economiche e sociali dei Paesi più ricchi hanno permesso ai lavoratori di produrre di più lavorando meno. Fermo restando che diversi studi dimostrano che la riduzione del tempo lavorativo favorisce a sua volta un'alta produttività. 

 

GIOVANI LAVORO

Un economista dell'Università di Stanford, John Pencavel, ha dimostrato che la produttività rimane alta fino a una certa soglia di ore dopo la quale diminuisce sensibilmente. Come spiegano altri economisti, da Diane Coyle (docente a Cambridge) a Leonard Nakamura (ex capo economista alla Federal Reserve di Philadelphia), esaminare la quantità di ore di lavoro è cruciale per misurare sia la produttività macroeconomica sia il benessere. 

 

I lavoratori dei Paesi più poveri lavorano di più, e a volte molto di più, di quelli dei Paesi più ricchi: poiché la loro produttività è bassa, devono compensare aumentando le ore di lavoro. 

 

POVERI COLOMBIANI 

con lo smart working si lavora di piu' - Illustrazione di Maria Limongelli/sole24ore

Come abbiamo visto secondo l'ultima indagine Ocse il Paese in cui si lavora di più è la Colombia. Nel 1870 il primato era dell'oggi ricco Belgio con 3.483 ore l'anno, seguivano la Svezia con 3.436 ore e gli Usa dove la media era pari a 3.096. La diminuzione di ore lavorative è stata piuttosto lenta fra il 1870 e il 1913, decisa fra il Gli italiani che hanno lavorato in tutto o in parte da remoto nel corso del 2021 1913 al 1938, tutt' uno con i cambiamenti sociopolitici, tecnologici ed economici sfociati nella Seconda guerra mondiale.

 

 Dopo un timido crescendo di ore registrato durante e subito dopo la Seconda guerra mondiale, la curva ha ripreso a scendere e soprattutto nei Paesi più prosperi. Poi bisogna distinguere caso per caso. Un caso a sé è la Corea, passata dalle 2.305 ore degli anni Cinquanta alle 2.900 dei ruggenti Ottanta, per poi scendere oggi collocandosi comunque ben oltre la media Ocse. 

 

smart working 2

NOVITÀ SMART 

Le statistiche sul lavoro oggi devono fare i conti con una novità sdoganata dalla pandemia: lo smart working. Dopo l'ubriacatura iniziale il 2022 dovrebbe essere l'anno dell'assestamento. Se prima e durante l'emergenza si è lavorato negli orari abituali, a casa come in ufficio, secondo uno studio realizzato da Variazioni, società di Arianna Visentini, nel 2022 aumenterà ancora la flessibilità: l'orario sarà ancora più variabile, personalizzato, e in funzione degli obiettivi. 

smart working 6

 

Una svolta resa possibile dall'aumento della fiducia nei confronti del lavoratore e dalla possibilità di misurare i risultati del suo lavoro. «I dati parlano chiaro - spiega Arianna Visentini - è cambiata l'importanza che i lavoratori attribuiscono ad autonomia e flessibilità. Il modo di lavorare sarà sempre più agile e anche le aziende meno ben disposte dovranno adeguarsi se non vorranno perdere competenze». Dietro l'angolo, come in America, c'è «The Great Resignation».

 

 

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...