guardia di finanza

“ACQUISTI SOSPETTI, IN CONTANTI E CON PRESTANOME” - NUOVO COLPO AL RE DELLE COOP, GIANCARLO BOLONDI: SOTTO SEQUESTRO 120 IMMOBILI DEL VALORE DI 15 MILIONI DI EURO - L’IMPRENDITORE È GIÀ COINVOLTO IN CASI DI INTERMEDIAZIONE ILLECITA E DI SFRUTTAMENTO DI MANODOPERA - PER BOLONDI I GIUDICI VORREBBERO ANCHE LA SORVEGLIANZA SPECIALE CON OBBLIGO DI SOGGIORNO PER DUE ANNI…

Luigi Ferrarella per www.corriere.it

 

Inchiesta su Giancarlo Bolondi

Il mattone è sempre un bene rifugio, ma per Giancarlo Bolondi i mattoni tra il 2009 e il 2017 sono diventati davvero tanti, forse anche perché — ed è questo il problema ad avviso ora dei magistrati — cementati da soldi provenienti da affari illeciti: per questo il 63enne ex legale rappresentante della società consortile di lavoro in outsourcing «Premium Net», già coinvolto nei supposti casi di intermediazione illecita e di sfruttamento di manodopera che nel maggio scorso avevano portato il Tribunale a ordinare l’«amministrazione giudiziaria» (cioè ad assumere il controllo societario tramite un proprio nominato amministratore) di un ramo della «Ceva Logistic Italia srl», è destinatario di un altro energico intervento della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano.

 

guardia di finanza

Stavolta si tratta di un sequestro di ben 120 immobili (un’ottantina di case e il resto box o pertinenze) tra Milano, Lodi, la Liguria (specie Camogli), il lago di Garda e la provincia di Torino, per un valore stimato attorno ai 15 milioni di euro. I giudici Maria Rispoli (presidente), Giuseppe Cernuto (relatore) e Ilario Pontani hanno disposto il sequestro, propedeutico alla confisca, come misura di prevenzione proposta dai pm Bruna Albertini e Paolo Storari che per Bolondi, sempre sulla scorta delle indagini sviluppate dalla Guardia di Finanza di Milano, vorrebbero anche la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per due anni (richiesta destinata ad essere discussa nel prosieguo del procedimento).

 

A fondare il provvedimento di sequestro sono 26 segnalazioni di operazioni finanziarie sospette perché «incoerenti con l’attività svolta dalle sue società», effettuate «in contanti tramite cifre artatamente frazionate sotto soglia», «girofondi privi di causale lecita», con «ricorso a prestanome e a società schermo per movimentare somme che, alla luce delle vicende giudiziarie, sono da ritenere di origine illecita».

Inchiesta su Giancarlo Bolondi

 

Il riferimento è al nutrito curriculum processuale dell’indagato, che fra l’altro, prima dei problemi attuali, conta un patteggiamento a 1 anno e 3 mesi a Monza nel 1996 per abuso d’ufficio in concorso con un assessore comunale; un patteggiamento a 1 anno e 5 mesi a Milano nel 2010 per dichiarazione fraudolenta mediante fatture inesistenti; e soprattutto un patteggiamento a 3 anni a Velletri nel 2018 (su cui pende ricorso in Cassazione) per autoriciclaggio di profitti di frodi fiscali e di truffe contributive in coop fittizie che formalmente inquadravano 620 lavoratori, e per corruzione di due militari della Guardia di Finanza.

 

Mentre dunque per «Ceva» (già cliente del consorzio di Bolondi) è avviato un percorso virtuoso di rientro nella legalità - che anzi sta persino facendo emergere (proprio per contrasto con la sua progressiva messa in regola) l’opacità strutturale del settore della logistica, dove quasi sembra che a rispettare le regole non si riesca a stare sul mercato - per Bolondi (arrestato nel 2018 da Pavia) si moltiplicano le tegole giudiziarie.

 

cassazione

Tutte accomunate dal medesimo schema che gli inquirenti ritengono di cogliere costante nelle sue attività: un consorzio di coop, interfacciandosi nel mercato dell’outsourcing con grandi imprese pubbliche e private, si aggiudica commesse per la fornitura di personale e servizi esternalizzati dai clienti (in prevalenza facchinaggio e movimentazione merci) tramite una catena di interposte cooperative che frodano il fisco, truffano contributi previdenziali, mettono nei guai i lavoratori che formalmente vi risultano inquadrati, e riciclano i relativi consistenti profitti. Facendo anche un’altra importante vittima: «La distorsione della concorrenza e del mercato».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…