putin e alla pugaciova

“BASTA MORTI INUTILI” - LA PIÙ CELEBRE DELLE DIVE POP RUSSE, LA 73ENNE ALLA PUGACIOVA, SI SCHIERA CONTRO PUTIN E LA GUERRA IN UCRAINA - LA STELLA DELLA MUSICA E’ RIMASTA IN SILENZIO PER MESI MA HA PRESO POSIZIONE SOLO DOPO CHE IL MARITO, IL COMICO MAKSIM GALKIN, E’ STATO DICHIARATO DAL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA RUSSO UN "AGENTE STRANIERO" PER LE CRITICHE AL REGIME - LA RISPOSTA DELLA DIVA: “CHIEDO AL MIO AMATO PAESE DI VENIRE ANNOVERATA TRA GLI AGENTI STRANIERI PERCHÉ SONO SOLIDALE CON MIO MARITO”

alla pugaciova

Anna Zafesova per “la Stampa”

 

«Auguro alla mia patria benessere, pace e libertà di espressione, e vorrei che i nostri ragazzi cessino di morire per obiettivi illusori, che rendono il nostro Paese un paria»: probabilmente mai nella storia russa un post su Instagram ha ricevuto più like e cuoricini in poche ore.

 

È un terremoto di dimensioni impensabili. Alla Pugaciova, la cantante più popolare della Russia e dell'ex Urss, la superstar per eccellenza, la donna che ha ispirato, consolato e fatto piangere il pubblico per 40 anni, dall'alto dei suoi 250 milioni di dischi venduti, decine di titoli onorifici vinti e tonnellate di gossip, ha condannato la guerra in Ucraina.

 

Per capire la portata dell'evento, bisognerebbe ricordare quella vecchia barzelletta che diceva che nei libri di storia Leonid Brezhnev sarebbe stato menzionato come un «politico minore dell'epoca di Alla Pugaciova». La barzelletta da allora è stata aggiornata più volte - Brezhnev è stato sostituito da Andropov, Chernenko, Gorbaciov, Eltsin e Putin - ma continua a rispecchiare una verità che nessuno ha mai osato mettere in discussione: la Alla nazionale è una diva intramontabile, un monumento vivente.

maxim galkin alla pugaciova

 

Proprio per questo, il dibattito sul suo silenzio rispetto alla guerra in Ucraina aveva animato i salotti del dissenso come le chat degli analisti politici, in quella strana convinzione che proprio la sua parola avrebbe potuto cambiare qualcosa.

 

Alle prime bombe sganciate sull'Ucraina, la cantante aveva lasciato la Russia, come tantissime altre star dello spettacolo russe, ma si era astenuta da prese di posizione pubbliche, a differenza di suo marito, il comico Maksim Galkin. Dopo sei mesi tra Israele e Lettonia, Pugaciova era rientrata a Mosca, dichiarando alle telecamere che per prima cosa avrebbe voluto «spaccare il muso a una certa persona» (l'allusione a Vladimir Putin era apparsa ovvia a molti), e deponendo un enorme mazzo di gigli sulla bara di Mikhail Gorbaciov, rimpianto perché «rifiutava la violenza come metodo politico».

maxim galkin alla pugaciova

 

Allusioni e strizzate d'occhio, ma nient' altro, e i fan avevano abbandonato le speranze: idolo e coetanea della generazione più nostalgica dell'Urss, e più favorevole alla guerra, la 73enne star, per quanto intoccabile, sembrava non volere rischiare.

 

Fino a che Galkin, rimasto in Israele a esibirsi con concerti in cui vestiva dei colori della bandiera ucraina e criticava Vladimir Putin, non era stato dichiarato dal ministero della Giustizia russo un "agente straniero", l'etichetta affibbiata ai nemici del regime. La risposta della diva è stata una beffarda dichiarazione scritta: «Chiedo al mio amato Paese di venire annoverata tra gli agenti stranieri perché sono solidale con mio marito, un uomo onesto, per bene e sincero, un vero incorruttibile patriota».

alla pugaciova

 

La pioggia di like sotto queste parole della cantante apre per il Cremlino un fronte completamente nuovo. Pugaciova non era mai stata una star politica: i suoi comportamenti da diva, i suoi abiti vistosi, il trucco pesante e la voce roca da fumatrice le rendevano senz' altro la vita difficile nel mondo ingessato e perbenista della musica leggera sovietica, ma non era una dissidente. Non aveva mai cantato una canzone di regime: solo amore, cuore spezzato, solitudine, inframezzati da qualche brano per bambini, scritti dai migliori compositori dell'epoca.

 

alla pugaciova

Probabilmente, nessuno si era mai posto il problema delle idee politiche di Alla Borisovna, come viene rispettosamente chiamata: in un mondo pervaso dall'ideologia, la sua sfida era proprio quella di privilegiare il privato, e la sua tumultuosa vita sentimentale - inclusi cinque mariti, di cui gli ultimi due più giovani di lei rispettivamente di 20 e 30 anni - rappresentava un sogno per milioni di sovietiche frustrate.

 

putin e alla pugaciova

La rivolta di Pugaciova è la rivolta del russo comune, della maggioranza silenziosa che alla grandeur imperiale preferiva un tranquillo benessere con mutuo per la casa, shopping e TV nel weekend e un'indifferenza conformista. Il passaggio sui "nostri ragazzi" che muoiono - molti liberali che avrebbero voluto dalla star più compassione per gli ucraini massacrati - è «rivolto alla maggioranza indecisa, le cui simpatie saranno decisive per questo scontro», reagisce il politologo Abbas Galyamov, mentre i blogger nazionalisti si stanno già interrogando se dietro alla presa di posizione della intoccabile Pugaciova ci sia una partita dei clan moderati del regime, consci della catastrofe provocata da Putin.

putin e alla pugaciova maxim galkin alla pugaciova maxim galkin alla pugaciova

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)