“LA BELLEZZA NON BASTA” – L’ALTRA CAPRI CHIEDE IL RICONOSCIMENTO DI ''COMUNE SVANTAGGIATO'': IL SINDACO E GLI ABITANTI RACCOLGONO LE FIRME PER IL REFERENDUM – NON CI SONO GINECOLOGI E I MEDICI DA FUORI NON ARRIVANO – PER UNA VISITA BISOGNA METTERSI IN MARE O ASPETTARE MESI – NELL’ISOLA NON È MAI ARRIVATO IL METANO E LA SPESA COSTA IL 40 % IN PIÙ…

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Flavia Amabile per “la Stampa

 

capri capri

È la Capri di Mara Russo, settant’anni, un linfoma da curare. «Per me è uno strazio nello strazio. Non esiste un ospedale dove andare a curarmi. Alle difficoltà per la malattia si aggiungono quelle del viaggio da affrontare».

 

Quasi un caprese su quattro è anziano, molti di loro hanno malattie piuttosto serie, come la signora Mara. Per sottoporsi a ogni visita devono mettersi in mare, tempo brutto o bello, onde alte o vento forte. Sperando che l’aliscafo parta, altrimenti perderanno l’appuntamento e dovranno aspettare mesi prima di averne un altro. E per una malattia come quella della signora Mara, i mesi possono voler dire la vita.

capri 3 capri 3

 

L’altra Capri è quella della signora Renata, settanta e oltre anni. Sale le scale del palazzo comunale con passo deciso: «Dove si firma? La nostra non è vita. Non possiamo ammalarci, paghiamo prezzi folli e le strade sono invase dalle auto. È bellezza, questa?». Non si parla d’altro sull’isola, riaccendendo le speranze di chi la vive 365 giorni l’anno e non ne può più delle difficoltà create dall’essere circondati dal mare ma soprattutto da un’assenza quasi totale dei servizi minimi.

 

È il destino di tutte le isole minori e da quasi una settimana anche una battaglia comune. La stessa richiesta arriva da Ponza, Pantelleria, Procida, Ventotene, Lampedusa, per un totale di 35 località. Tutte insieme rappresentano una quota notevole di bellezza italiana, ma anche la bellezza ha i suoi svantaggi.

 

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Il principale, a Capri, è l’ospedale, un palazzetto all’ingresso del paese che sembra un monumento alla precarietà. Bombole di ossigeno lasciate sul bordo della strada, panche e sedili disposti a casaccio. All’interno, larghe chiazze di umidità, intonaco scrostato, pezzi di muro staccati e soprattutto un personale medico in via d’estinzione.

 

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«A Capri non ci sono ginecologi, non abbiamo più l’orgoglio di far nascere i figli sull’isola», racconta Anita De Pascale, un’insegnante di inglese ora in pensione. «Le donne che sanno di essere vicine alla data spesso vanno a Napoli già tre o quattro giorni prima del parto. Preferiscono pagare un albergo che rischiare una complicazione durante il trasporto in elicottero».

 

Ma non solo. «Due medici di base sono andati in pensione, ancora non hanno trovato come sostituirli. E non ci sono nemmeno cardiologi. Basta un po’ di vento in più per non far atterrare l’elicottero del pronto soccorso e far morire qualcuno». «La bellezza non basta. Svegliarsi avendo i faraglioni davanti è di sicuro un valore ma c’è un evidente svantaggio per chi vive su quest’isola e per chi la vive come pendolare per motivi di lavoro», spiega Gianni De Martino, sindaco di Capri, promotore della raccolta firme sull’isola.

il sindaco di capri gianni de martino il sindaco di capri gianni de martino

 

«Non è semplice trovare medici disposti a accettare il disagio di arrivare ogni giorno a Capri. Molti non possono avere sconti e devono pagare il biglietto a tariffa piena, vale a dire oltre 40 euro al giorno». Lo stesso vale per bidelli, insegnanti, impiegati pubblici. «Viviamo in uno stato di ansia perenne», racconta Bruno D’Agostino, residente a Pozzuoli, da 16 anni dipendente del Comune di Capri. «Ogni mattina mi sveglio alle 5 e non so come andrà la mia giornata. Non so a che ora riuscirò ad arrivare in ufficio, a volte non so nemmeno se riuscirò ad arrivarci. Non so quanto tempo potrò restarci, dipende dagli aliscafi del rientro che spesso annullano le corse con un tempo di preavviso minimo».

l'ospedale di capri l'ospedale di capri

È un’altra Capri, molto diversa da quella raccontata finora. È quella in cui non esiste il gas metano: per cucinare si utilizzano ancora le bombole a prezzi inauditi. Oppure, quella dove anche i supermercati sembrano avere scaffali pieni di generi di lusso per quanto costano. «Secondo i nostri calcoli la vita qui costa almeno il 30- 40 per cento in più - spiega il sindaco De Martino -. Ma non chiediamo l’elemosina, non vogliamo risorse in più dallo Stato. Chiediamo la possibilità di modificare leggi e regolamenti in modo da incentivare con graduatorie ad hoc o punteggi premio chi lavora a Capri. E chiediamo che il costo dei servizi sia adeguato come quelli in funzione sulla terraferma, in modo da garantire parità di diritti a tutti». Sono arrivate risposte dalle istituzioni? «Nessuna», ammette il sindaco.

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