regeni famiglia

“CI SENTIAMO TRADITI. NON DALL’EGITTO MA DALL’ITALIA”. I GENITORI DI GIULIO REGENI DOPO LA VENDITA DELLE NAVI DA GUERRA AD AL SISI (UN'OPERAZIONE CHE VUOL DIRE DENARO IN CAMBIO DEL SILENZIO SULLA VICENDA) VANNO ALL’ATTACCO DEL GOVERNO: “NON SI PENSI CHE BASTERÀ DARCI I SUOI INDUMENTI. NON È PIÙ TEMPO DI GESTI SIMBOLICI, CI CONSEGNINO GLI INDAGATI. VANNO GIUDICATI IN ITALIA" – LA CHIAMATA DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA FICO

https://m.dagospia.com/giulio-regeni-come-mai-sul-fatto-non-c-e-nemmeno-una-riga-sul-caso-egitto-regeni-navi-238983

 

 

Claudio Bozza per il Corriere della Sera

giulio regeni

 

«Dopo 4 anni e mezzo di menzogne e depistaggi... Lo Stato italiano ci ha tradito. Siamo stati traditi dal fuoco amico, non dall' Egitto. E da cittadino uno non si aspetta di dover lottare contro il proprio Stato per ottenere verità e giustizia». Sono durissime le parole di Claudio e Paola Regeni, genitori di Giulio, barbaramente ucciso in Egitto, all' indomani del via libera di Palazzo Chigi alla vendita di due navi da guerra al governo di al-Sisi.

 

Il padre e la madre del giovane ricercatore friulano, intervistati a «Propaganda live» su La7 , dicono che «la vendita di armi all' Egitto è un tradimento per tutti gli italiani e coloro che credono nella giustizia». E poi: «Chiediamo che i cinque ufficiali della national security vengano consegnati all' Italia per essere processati: finché non otterremo questo ci sentiremo traditi».

 

La madre di Giulio ha poi rivelato di aver ricevuto, ieri, una chiamata dal presidente della Camera Roberto Fico (M5S), i cui parlamentari di riferimento stanno pressando il governo: «Abbiamo fiducia in Fico: ci ha ribadito che sta con noi e ci ha chiesto come stiamo. È l' unico uomo di Stato che ci ha chiamato, perché ha pensato che noi possiamo anche stare male».

 

genitori di giulio regeni

Zoro, conduttore di Propaganda Live, durante la trasmissione ha poi intervistato ironicamente un vaso («Il Vaso degli Esteri», alludendo al ministro degli Esteri Luigi Di Maio), che ha risposto con la voce dell' ex premier Enrico Letta: «È stata una brutta figura dell' Italia», ha detto.

 

Giovedì sera, con la tensione in maggioranza arrivata a livelli tali da mettere a repentaglio un affare da quasi 10 miliardi tra Fincantieri e Leonardo, Giuseppe Conte è stato costretto a un blitz in Consiglio dei ministri.

 

A Palazzo Chigi, a poche ore dall' inizio degli Stati generali, il premier ha riferito sulla vicenda ai componenti del governo, per poi ufficializzare il via libera per la vendita agli egiziani della Spartaco Schergat e della Emilio Bianchi, due navi militari commissionate per la nostra Marina militare e poi dirottate verso l' Egitto in cambio di 1,2 miliardi di dollari.

giulio regeni 3

 

Ascoltando la relazione di Conte, nessuno dei ministri si sarebbe opposto all' operazione. Unica eccezione il ministro della Salute Roberto Speranza, esponente della sinistra di Leu, che, pur non presente alla riunione, ha ribadito la netta contrarietà. Se da un lato il blitz di Conte ha chiuso «economicamente» la vicenda, dall' altro ha acuito la frattura politica all' interno dei due principali alleati di governo: Pd e M5S.

 

Il ministro Dario Franceschini, capo delegazione dei dem nell' esecutivo, per provare a contenere il danno ha chiesto a Conte una «iniziativa pubblica» per garantire che l' Italia andrà avanti nella ricerca della verità sulla morte di Giulio.

 

Critica la posizione di Lia Quartapelle, capogruppo del Pd in commissione Esteri: «Il governo deve chiarire quali sono le linee della nostra politica nei confronti dell' Egitto - spiega -. Con le missioni internazionali stiamo aumentando il sostegno alla guardia costiera libica del governo di Tripoli, mentre vendendo le navi all' Egitto rafforziamo la capacità navale del Cairo, che combatte il governo di Tripoli». Mentre l' ordine del giorno di Matteo Orfini, altro dem critico, ha già raccolto 500 firme per chiedere al partito di fermare la vendita delle due navi da guerra.

giulio regeni 2

 

 

 

 

REGENI, UN PROCESSO PER I KILLER

Annalisa Cuzzocrea e Giulio Foschini per la Repubblica

 

Il governo, chiuso in una strada stretta, che prova a trovare una maniera per motivare davanti all' opinione pubblica la posizione fin qui tenuta: ottenere qualche risposta dall' Egitto, «anche un atto simbolico», per poter giustificare la vendita delle due fregate Fremm. E i genitori di Giulio Regeni che, però, non mollano di un centimetro.

 

«Ci sentiamo traditi - dicono - E dopo quattro anni e mezzo il tempo delle chiacchiere è scaduto: non si pensi che basterà darci quattro indumenti e cianfrusaglie » hanno spiegato ieri Paola e Claudio, ospiti della trasmissione di La7 Propaganda live. «Noi chiediamo fatti. E cioè la risposta esaustiva alla rogatoria dell' aprile 2019. E la consegna da parte dell' Egitto delle cinque persone iscritte nel registro degli indagati della procura di Roma».

giulio regeni 1

 

Le parole dei Regeni non sono casuali. In queste ore a chi nella maggioranza - pur avendo avallato senza troppo rumore in Consiglio dei ministri l' operazione - ha chiesto una posizione concreta, il premier Guseppe Conte ha risposto che «qualcosa sta accadendo». Lo ha detto al capo delegazione del Pd, Dario Franceschini, che gliene aveva chiesto conto in Consiglio dei ministri.

 

Lo ha detto Leu, che fin dal principio si è detta contraria all' operazione. E anche un pezzo di 5 Stelle.

 

Palazzo Chigi, insieme ai Servizi, sta lavorando a una piattaforma che si muove attorno a tre fatti: la prima è una videoconferenza, che dovrebbe arrivare a breve (sicuramente prima della sospensione estiva, forse già a giugno) tra il procuratore generale del Cairo, Hamada Al Sawi, il procuratore di Roma, Michele Prestipino, e il sostituto Sergio Colaiocco, titolare del fascicolo d' inchiesta.

 

roberto fico

La seconda è "un atto simbolico". Il 6 dicembre del 2016 Paola e Claudio, insieme con il loro avvocato Alessandra Ballerini, avevano chiesto all' Egitto di restituire almeno i vestiti e gli effetti personali di Giulio. Era una richiesta, evidentemente, importante non tanto per la sostanza quanto per la forma: chiedevano un segnale di collaborazione. Quel segnale non arrivò. E, ieri, i Regeni hanno spiegato chiaramente che da loro troppe cose sono cambiate.

 

«Non basterà darci quattro indumenti » ha detto Claudio, chiudendo quindi la questione.

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

Cosa, allora? Il lavoro più delicato che Palazzo Chigi sta facendo con l' Egitto è ottenere qualcosa di "concreto". Qualcosa che consenta alla procura di Roma di andare avanti nell' inchiesta sui cinque agenti della National security, indagati per il sequestro di Giulio. Inchiesta che, come hanno denunciato nei giorni scorsi gli stessi Regeni, rischia di finire in un vicolo cieco se diventa impossibile processare gli egiziani.

 

AL SISI GIUSEPPE CONTE

«Noi chiediamo verità che significa verità processuale» ha spiegato Paola. «Su Giulio sono stati violati tutti i diritti umani: è finito il tempo dell' ipocrisia, come la vendita delle navi». Le possibilità sul tavolo sono due: una risposta seria alla rogatoria inviata 409 giorni fa dal sostituto procuratore Colaiocco ai colleghi egiziani.

 

La consegna, o la possibilità per lo meno di renderli raggiungibili, dei cinque indagati: dall' ufficializzazione dell' inchiesta su di loro, sono passati 576 giorni, si è interrotta ogni collaborazione con l' Egitto.

 

«Credo che sia arrivato il momento che tutti tirino giù le carte sulla vicenda Regeni» nota il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. «È arrivato il momento che anche gli inglesi dicano la verità». Il riferimento è alla reticenza della professoressa di Cambridge, Maha Abdelrahmanche non ha mai collaborato pienamente.

REGENIregeni

 

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)

giusi bartolozzi almasri giorgia meloni carlo nordio

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA TRA LE MANI IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO PER LA FIGURACCIA SU ALMASRI: GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, NORDIO. DEL RESTO, È UNA MAIL DELLA “ZARINA” A DIMOSTRARE CHE A VIA ARENULA SAPESSERO DELL’ARRESTO DEL TORTURATORE LIBICO GIÀ DOMENICA 19 GIUGNO, E NON LUNEDÌ 20, COME SEMPRE SOSTENUTO DA NORDIO – DI FRONTE ALL’IPOTETICA CACCIATA DELLA BIONDISSIMA GIUSI, PERÒ, NORDIO S’È SUBITO OPPOSTO: GIAMMAI! D'ALTRONDE LA DECISIONE, SECONDO IL MINISTRO, È STATA PRESA DIRETTAMENTE A PALAZZO CHIGI…