“DUE ANNI DI SOFFERENZE E MORTI SONO STATI INUTILI” – LO SCORAMENTO DI LUCIO BROLLO, PRIMARIO DEL REPARTO DI MEDICINA E CARDIOLOGIA DI JESOLO DOVE UN NO VAX, POSITIVO AL COVID E IN CONDIZIONI GRAVI, HA FIRMATO LE DIMISSIONI NEGANDO L’ESISTENZA DEL VIRUS: “I NO VAX SONO CONVINTI CHE NEL SIERO CI SIANO CARBONIO, MERCURIO, MICROCHIP. I MANIFESTANTI CONTRO IL GREEN PASS? VORREI CHE, SENZA MASCHERINA, VENISSERO A FARE UN GIRO IN OSPEDALE…”

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Michela Nicolussi Moro per "www.corriere.it"

 

lucio brollo lucio brollo

L’ultima, drammatica, rappresentazione della follia delle piazze che inevitabilmente si trasferisce negli ospedali, sottraendo risorse e letti «a chi non se la va a cercare», è andata in scena martedì sera al pronto soccorso dell’ospedale di Jesolo. Un no vax «duro e puro» di Portogruaro (Venezia), arrivato in gravi condizioni, ha rifiutato il ricovero e ha firmato le dimissioni.

 

«Non c’è stato niente da fare — racconta il dottor Lucio Brollo, primario del reparto di Medicina e Cardiologia riabilitativa, che ospita l’area Covid — neppure di fronte al pericolo di morire e di infettare altre persone a lui vicine, si è convinto. Ha continuato a ripetere che il virus non esiste, non si rende conto che potrebbe morire, non accetta nessuna verità».

terapia intensiva 1 terapia intensiva 1

 

È dura da digerire per un medico da due anni in prima linea.

«In effetti serpeggia una certa insoddisfazione tra i sanitari che dall’inizio della pandemia, in Italia scoppiata il 20 febbraio 2020, non si sono mai fermati. Di fronte a queste scene pare proprio che tutto quello che abbiamo vissuto e sofferto non abbia insegnato nulla, non sia servito a niente. Abbiamo visto soffrire e morire migliaia di persone e c’è ancora gente che nega l’esistenza del Covid-19, si rifiuta di comprendere la realtà. E’ inconcepibile».

 

terapia intensiva terapia intensiva

Si aspettava la ripresa dei contagi?

«Eh sì. Quando sai che con la variante Delta, molto più cattiva del virus originario di Wuhan e anche della successiva variante inglese, è necessario immunizzare il 90% della popolazione e invece oltre il 15% rifiuta la protezione, è inevitabile. Ma non sono tutti no vax, c’è chi è ancora frenato dalla paura, anche perché in Italia non c’è stata una campagna informativa adeguata. Anzi, si è fatta molta confusione, soprattutto con il vaccino AstraZeneca, alimentando ulteriormente i dubbi degli esitanti».

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Cosa le dicono i non vaccinati che finiscono all’ospedale?

«I no vax sono convinti che nell’anti-Covid ci siano carbonio, mercurio, microchip. Gli anziani spesso rivelano di non essersi immunizzati perché i figli non hanno voluto, poi c’è chi ammette di non aver ricevuto chiarimenti e rassicurazioni convincenti da parte del proprio medico ma ciò che mi sconcerta è la confessione generale di aver visto la pandemia come qualcosa di lontano. Erano sicuri che, stando attenti, a loro non sarebbe capitato nulla, contavano sull’immunità procurata a tutti dal sacrificio di chi si vaccina. Questo 15% di non immunizzati non ha capito l’efficacia e l’innocuità dell’anti-Covid».

Anziano in terapia intensiva 3 Anziano in terapia intensiva 3

 

È una sconfitta per la scienza?

«Un certo scoramento c’è. Nel mio caso soprattutto a inizio stagione, quando abbiamo dovuto riattivare l’area Covid, dopo aver gestito il Covid Hospital di Jesolo da metà giugno a metà settembre. Speravamo tutti di non doverlo più riaprire e invece siamo stati costretti a ripristinare un reparto con 12 letti di area non critica e 3 di Terapia intensiva. Se la curva del contagio dovesse crescere ancora, potremmo passare a 22 letti ma anche a 100. E pensare che fino a metà settembre c’erano zero ricoveri».

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Si rischia di ricominciare daccapo. È vero che lei, da primario internista, ha dovuto reinventarsi infettivologo?

«Sì, per fortuna partivo da una buona base: avendo sempre trattato pazienti colpiti da epatite B e C, i virus li conosco. Ma, ripeto, mi auguro che non si debba riaprire l’intero Covid Hospital: anche solo per aumentare i posti letto da 12 a 22 bisognerebbe raddoppiare il personale, ancora una volta distogliendolo da altri servizi e malati».

NOVARA - NO GREEN PASS VESTITI COME I DEPORTATI DEI LAGER NOVARA - NO GREEN PASS VESTITI COME I DEPORTATI DEI LAGER

 

Cosa pensa quando vede migliaia di persone non vaccinate che, senza mascherina né altra protezione, da 15 sabati manifestano contro il Green pass?

«Vorrei che, sempre senza mascherina, venissero a fare un giro in ospedale. A vedere i malati che soffrono, piangono, muoiono soffocati e consapevoli, con l’orribile sensazione di essere sott’acqua e dover cercare l’aria, l’ossigeno. Non capire la strage che il Covid ha fatto e sta facendo, non ricordare la terribile sfilata di bare a Bergamo è un atteggiamento ingiustificabile e che mi dà fastidio».

 

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Dicono che lottano per la libertà.

«La libertà di finire in ospedale? Di riportarci tutti chiusi in casa? Quando vedo in televisione la protesta a Trieste, le contestazioni a Milano e nel resto d’Italia, Veneto compreso, cambio canale».

 

Nessuna giustificazione?

«Non ce ne sono. L’anno scorso il vaccino non c’era, era difficile proteggersi, ma adesso adottare certi comportamenti significa essere... Incoscienti. Diciamo così. Come si fa a non capire che la storia potrebbe ripetersi?».

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