carola rackete

“ECCO PERCHÉ DETESTATE CAROLA RACKETE” – “LINKIESTA” VERGA UN’ODE RICOLMA DI MIELE SULLA CAPITANA DELLA “SEA WATCH”: “RICCA, 'STUDIATA', TEDESCA, LIBERA E PER DI PIÙ DONNA, È LA NEMESI DELL’ITALIANO MEDIO” – “A TANTI NON PIACE PERCHÉ NON SOMIGLIA A NESSUNA DELLE TRADIZIONI ALLE QUALI GLI INTELLETTUALI E IL POPOLINO DI REGIME CI HANNO ABITUATI. SOMIGLIA A UN ESSERE UMANO” – VIDEO

 

Stela Xhunga per www.linkiesta.it

 

Carola Rackete

Sembrava impossibile, ma alla capitana della Sea Watch 3 Carola Rackete è riuscita l’impresa di unire la rabbia antica, sorda e rancorosa, che ogni italiano medio riversa distintamente contro due tipi umani ben precisi: il ricco e l’intellettuale. Tipi umani che l’italiano medio vuole che rimangano separati fino alla fine dei giorni, il ricco in costa Smeralda, l’intellettuale tra scaffali dimenticati da Dio, ognuno al suo posto.

 

CAROLA RACKETE

L’uno, gretto, egoista, deve uscire da un film di Vanzina, l’altro, ruffiano, lacchè, deve entrare nella gabbia dorata dell’imperatore e lì fargli da usignolo. Ciascuno il rancore che si merita, con le dovute distinzioni. Poi arriva Carola Rackete, con i dreadlocks, la tesi sul volatile più libero che ci sia, l’albatros di Baudelaire, il viso tranquillo, tipico di chi ha vissuto bene. Lo sguardo che Flaubert, quando Emma Bovary va al ballo e per la prima volta li vede, “i ricchi”, descrive come quello in cui aleggia “la tranquillità delle passioni sempre soddisfatte” e traspare “la durezza che deriva dal dominio delle cose non del tutto facili, in cui la forza si esercita o la vanità si diverte”.

sea watch

 

Ricca, “studiata”, tedesca, libera, idealista e per di più donna, in un Paese dove il 17% delle donne che lavorano non ha neppure un conto corrente, dunque non gestisce neanche il guadagno del suo lavoro, e dove basta accoppiare giudiziosamente aggettivi e sostantivi per destare odio senza requie, Carola Rackete, al timone di una nave diretta a Lampedusa dopo due settimane in mare aperto, è la nemesi dell’italiano medio.

 

CAROLA RACKETE CON LA FAMIGLIA

La sua biografia è ormai nota: 31 anni, poliglotta, plurilaureata, ha guidato navi rompighiacchio e partecipato a escursioni artiche senza mai rinunciare a tenere lezioni sui cambiamenti climatici ed ecologici. In lei ogni cosa sembra schiaffeggiare in pieno viso il poveraccismo italico. Chiameremo poveraccismo italico la tendenza diffusa a misurare la bontà di qualcuno con il suo conto il banca. Più è basso e più vige il detto ridicolo “poveri ma belli”. Più è alto e più si cela l’interesse di Soros, Sion, Sauron, dietro ogni azione.

sea watch

 

In barba al poveraccismo italico che vieta a chiunque sia anche solo sospettato di essere benestante ogni vicinanza con il popolo, Carola Rackete ha detto di sé: “La mia vita è stata facile, ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto ho sentito un obbligo morale: aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità”.

 

matteo salvini ospite a porta a porta 4

Matteo Salvini, la cui più grande prodezza, forse, risale al 1988, quando vinse 900.000 lire a “Doppio slalom” condotto da Corrado Tedeschi su Canale 5, di lei ha invece detto: “Questa sbruffoncella della comandante fa politica sulla pelle degli immigrati”.

 

carola rackete

La politica, i comunisti col Rolex e via dicendo non c’entrano proprio nulla. La questione politica non è nemmeno se vogliamo i migranti, se è marxista volerli o meno. I migranti arrivano, punto e basta. Se ne fregano di Marx. Siamo di fronte a un flusso migratorio di portata epocale che non è possibile fermare, in alcun modo, nemmeno pagando i carcerieri libici, come ha fatto lo scorso governo. La questione politica è piuttosto: fare finta che i problemi non esistano, affrontarli, o lasciarli affrontare a Salvini? Se il nostro prode non disertasse i vertici europei in materia di migrazione con la stessa dedizione con cui mangia hamburger forse avremmo qualche opportunità di costruire politiche migratorie comuni ed efficaci. Ma stando così le cose, di politica, e di tutte le questioni connesse, non c’è proprio traccia, ed è meglio non parlarne.

 

CAROLA RACKETE CON DAVIDE FARAONE

In attesa di leggi sulle politiche migratorie davvero condivise da tutti i membri dell’Unione europea, la questione continua a rimanere pratica, così pratica da costringere la capitana di una nave ong a scegliere tra giustizia e legalità e a violare il decreto di Salvini per rispetto del diritto del mare e dell'articolo 10 della Costituzione italiana, “la più bella” eccetera eccetera.

matteo salvini ospite a porta a porta 5

 

La questione è così drammaticamente pratica da impedire a Carola Rackete di dirigersi a Tunisi perché la Tunisia non ha firmato la Convenzione di Ginevra, e in passato ha riportato i migranti in Libia. Così dolorosamente pratica, da forzare il blocco e cercare di attraccare al porto di Lampedusa perché, stando alle coordinate del salvataggio, il porto più sicuro è Lampedusa. E il salvataggio, dicono la Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo del 1979, la Convenzione Onu sul diritto del mare del 1982, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo del 1950, la Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali del 1966, e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea del 2000, è prioritario.

 

CAROLA RACKETE

Del resto applicare le leggi prima che la giustizia è un’abitudine italiana. Quando nel secondo semestre del 1938 il ministro Giuseppe Bottai chiese a tutti i presidenti delle accademie, degli istituti e delle associazioni culturali in Italia di censire gli studiosi di razza ebraica, furono più di 600 a compilare il questionario. Tra i tanti che si piegarono all’ingiustizia legale messa in atto dalle leggi razziali ricordiamo Luigi Einaudi, senatore e futuro presidente della Repubblica, Amintore Fanfani, futuro presidente del Consiglio dell’Italia repubblicana. Uomini “studiati” che censirono, zelanti, gli ebrei.

 

carola rackete

A tanti Carola Rackete non piace perché somiglia a qualcosa in cui vale la pena di sperare, e che non somiglia a nessuna delle ideologie novecentesche, a nessuna delle tradizioni alle quali i cortigiani, gli intellettuali e il popolino di regime ci hanno abituati. Somiglia a un essere umano.

carola racketeIL TWEET DI ROBERTO SAVIANO A FAVORE DELLA CAPITANA DELLA SEA WATCH CAROLA RACKETECAROLA RACKETEcarola rackete

Ultimi Dagoreport

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)

giusi bartolozzi almasri giorgia meloni carlo nordio

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA TRA LE MANI IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO PER LA FIGURACCIA SU ALMASRI: GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, NORDIO. DEL RESTO, È UNA MAIL DELLA “ZARINA” A DIMOSTRARE CHE A VIA ARENULA SAPESSERO DELL’ARRESTO DEL TORTURATORE LIBICO GIÀ DOMENICA 19 GIUGNO, E NON LUNEDÌ 20, COME SEMPRE SOSTENUTO DA NORDIO – DI FRONTE ALL’IPOTETICA CACCIATA DELLA BIONDISSIMA GIUSI, PERÒ, NORDIO S’È SUBITO OPPOSTO: GIAMMAI! D'ALTRONDE LA DECISIONE, SECONDO IL MINISTRO, È STATA PRESA DIRETTAMENTE A PALAZZO CHIGI…

mantovano belloni almasri ursula von der leyen bjoern seibert gianni caravelli

BELLONI, UN ERRORE DOPO L’ALTRO. QUANDO SBATTÈ LA PORTA DEL DIS, ESSENDO ENTRATA IN CONFLITTO CON IL CAPO DELL’AISE, GIANNI CARAVELLI, COLPEVOLE DI NON FARE RIFERIMENTO A LEI MA AL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO, SCELSE IL MOMENTO MENO OPPORTUNO: L’ESPLOSIONE DEL CASO ALMASRI - DOPO LO SCHIAFFO A MANTOVANO, ORA HA MOLLATO UNA SBERLA A URSULA, DECIDENDO DI FARE LE VALIGIE ANZITEMPO NEL MOMENTO DI DEBOLEZZA MASSIMA DI VON DER LEYEN: LA QUESTIONE DEI DAZI E LA MOZIONE DI SFIDUCIA DEGLI EUROPARLAMENTARI DI ULTRA-DESTRA - E OGGI BELLONI SI RITROVA, COME DICONO IN CERTI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ‘’SENZA I CRISMI’’ DI AFFIDABILITÀ PER ASPIRARE A UNA PRESIDENZA IN QUALCHE PARTECIPATA DI STATO, DOVE URGE UNA PRESENZA FEMMINILE, COME L’ENI...