“I FORNI CREMATORI NON RIESCONO A TENERE IL PASSO” – DOPO L’ALLENTAMENTO DELLE MISURE ANTI-COVID IN CINA FANNO I CONTI CON LA PANDEMIA E LE POMPE FUNEBRI NON RIESCONO A GESTIRE L’ONDATA DI MORTI. IL REGIME DI XI JINPING PROVA A NASCONDERE IL NUMERO DEI DECESSI MA LE TESTIMONIANZE CHE ARRIVANO DALLA CINA MOSTRANO UNO SCENARIO DEVASTANTE – GLI STATI UNITI LANCIANO L’ALLARME: “OGNI VOLTA CHE IL VIRUS SI DIFFONDE PUÒ MUTARE E PRESENTARE UNA MINACCIA”

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Da "il Giornale"

 

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Forni crematori pieni, ospedali in affanno, scaffali delle farmacie vuoti. Nonostante le cifre ufficiali diffuse dal regime di Pechino, che ieri parlava di 5 morti in tutto nella capitale e di appena 2 il giorno precedente, di ora in ora emergono nuove testimonianze su un'impennata di decessi in Cina dopo l'alleggerimento delle misure anti-Covid. E anche gli Stati Uniti lanciano l'allarme su possibili nuove varianti, che potrebbero per questo svilupparsi in Cina.

 

«Dall'allentamento delle restrizioni siamo oberati di lavoro 24 ore al giorno. Non riusciamo a tenere il passo», ha svelato un dipendente del crematorio Dongjiao di Pechino al Wall Street Journal, spiegando che il numero di salme prese in consegna nell'arco di una giornata è passato da 30 a circa 200.

 

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La testimonianza fa il paio con un'altra raccolta dal Financial Times nella capitale cinese e che riguarda un autista di pompe funebri nella capitale cinese, secondo cui vengono trasportati collettivamente «20 o 30 salme al giorno» rispetto a una media di cinque. «I forni non riescono a tenere il passo», spiegano dalla casa funeraria Tongzhou.

 

Con le vittime, difficili da accertare a causa di un regime che ha parlato fin qui di appena 5200 morti (cifra considerata da molti osservatori improbabile), cresce anche la preoccupazione degli osservatori in vista del 2023, quando l'allentamento di restrizioni potrebbe costare al Paese fino a un milione di morti.

 

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A sostenerlo è il gruppo di ricerca statunitense Health Metrics and Evaluation, secondo cui il prossimo aprile si potrebbe registrare un picco di 332mila decessi con contagi diffusi tra un quarto della popolazione (1,4 miliardi di persone) a causa dell'ampio bacino di cinesi a rischio, del tasso di vaccinazione ancora basso tra gli anziani (quasi 8 milioni di ultraottantenni non immunizzati) e per i vaccini meno efficaci di quelli prodotti in Occidente.

 

E un nuovo allarme arriva dagli Stati Uniti. «Sappiamo che ogni volta che il virus si diffonde può mutare e presentare una minaccia», ha ricordato il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, lasciando intendere dalla Cina potrebbe arrivare nuovi rischi per la comunità internazionale, oltre che per i cinesi.

 

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La fine dei test obbligatori ha reso difficile tracciare il bilancio della nuova ondata di Covid in Cina, e le autorità la scorsa settimana hanno ammesso che ora è «impossibile» contare quanti si sono ammalati.

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