giampiero mughini

“NEL MONDO DELLO SPETTACOLO SONO PIÙ QUELLI CHE FANNO USO DI DROGA DI QUELLI CHE NON NE FANNO” - GIAMPIERO MUGHINI ROMPE IL MURO DI IPOCRISIA SUGLI STUPEFACENTI: “PARLARNE VUOL DIRE ACCETTARNE LA COMPLESSITÀ E LA NON RISOLVIBILITÀ. E ALLORA SI FINISCE SEMPRE LÌ: PROIBIZIONISMO O ANTIPROIBIZIONISMO? INVECE L' ARGOMENTO È MOLTO PIÙ DELICATO. LA DROGA E’ UN FENOMENO INTERCLASSISTA E GLI SPOT NON SERVONO A NULLA”

Marcella Cocchi per “il Giorno”

 

giampiero mughini 1

Giampiero Mughini sfiorò il tabù quando di Desirée Mariottini, la 16 enne violentata e uccisa in una borgata romana, disse che non avrebbe potuto non fare quella fine dato il «reame di droga» in cui viveva. Ma ancora oggi «a me pare di aver detto una ovvietà assoluta», si infervora lo scrittore. Solo che ci sono argomenti che a toccarli resta scottata l'intera società.

 

Mughini, lei chiamò in causa l' ambiente e fu 'lapidato', sommerso di critiche. Perché?

«Ma sa, gli analfabeti sono talmente numerosi... il reame di droga è una cosa che esiste e ha leggi proprie. Nel caso specifico, si trattava di una povera ragazza che aveva dalla sua solo la giovinezza e finì preda del primo delinquente».

 

DESIREE MARIOTTINI - LO STABILE DI VIA DEI LUCANI

L'impressione è che lei abbia detto qualcosa che non si vuole sentir dire. La droga è un tabù?

«Sì, è un argomento su cui la coltre dell' ipocrisia è molto spessa. Perché parlarne vorrebbe dire accettarne la complessità e la non risolvibilità. E allora si finisce sempre lì: proibizionismo o antiproibizionismo? Invece l' argomento è molto più delicato».

 

Perché si parla di spaccio e non del fatto che ci sono 8 milioni di italiani che fanno uso di droga?

«Giusto, questo è il punto. Si fa finta che questi consumatori non ci siano e possano essere redenti, ma non so da chi».

DESIREE MARIOTTINI

 

Oltre all'aumento di casi tra i giovani, l'inchiesta del Qn ha mostrato che sempre di più è diffusa tra professionisti di ambienti tutt' altro che degradati.

«Infatti il reame della droga è interclassista».

 

Lo sa che l' ultima campagna anti droga risale a 8 anni fa? Pochi grandi nomi si sono spesi per la causa.

«Qui ci troviamo di fronte a una piaga particolare, perché i tossicodipendenti da quelle sostanza fanno dipendere la loro vita. In questo senso, diciamo la verità, gli spot non servono a nulla».

DESIREE MARIOTTINI

 

Come si può pensare che se ne parli se alle feste vip è diffusa la cocaina e le canne sono sdoganate?

«È molto difficile. La normativa intellettuale corrente è poco attrezzata a parlarne. Penso che nel mondo dello spettacolo siano più quelli che 'fanno' di quelli che non fanno. Dappertutto sono violate le norme dei nostri nonni, perché la modernità si è portata appresso una tensione che è insopportabile. I patrimoni intellettuali che guidarono le generazioni non ci sono più e un ragazzo si trova da solo con l' interrogativo: consumo la quinta birra o no?».

 

C'è un certo giustificazionismo?

«Io penso che bisogna capire perché questo accade. Rimproverare quelli che lo fanno non serve a niente. Ecco, 5 anni fa io per esempio entrai in depressione e conobbi la dipendenza da antidepressivo: solo in quel caso posso dire di aver colto cosa può essere il morso della droga: l' uso di quella pillola era la maniglia cui mi aggrappavo per sopravvivere. E poi, le anfetamine sono una droga? Ne faceva uso Sartre, per esempio».

giampiero mughini

 

Appunto, Baudelaire, la droga e i letterati, gli intellettuali. Il tormento di Serge Gainsbourg... C'è questo alone affascinante che circonda le droghe

«Ma si può distinguere nell' arte di Gainsbourg quello che prendeva in più da quello che prendeva in meno? Non so dire se è affascinante, fatto sta che a 60 anni lui era un rudere».

 

Perfino i Beatles giocavano con le parole con 'Lucky in the sky with diamonds', Lsd. «Guardi, senza la droga non ci sarebbe stato il rock».

 

Poi adesso c' è il trap.

«Sì, io però non ne so nulla».

 

Lei frequenta salotti, ambienti sia vip sia intellettuali, mi può dire se si parla di droga?

«Io? Ma che, scherza? Nessuno di questo ambiente ne accenna».

 

SERGE GAINSBOURG

E in passato com' era invece, nel '68 per esempio?

«Secondo me l' offensiva della droga è venuta dopo, con il '77, con l'ambiente del Dams di Bologna di allora. Pazienza veniva da lì. Prima eravamo permeati dai sistemi ideali. In questo caso le cazzate inaudite in cui credevamo servivano da corazza. Per brodo di coltura della droga bisogna comunque intendere qualcosa che riguardi l'essere nel suo insieme, la sua fragilità, da dove si viene, il modo in cui l' uomo si situa nelle giornate del moderno, dove ci sono stress, disperazione, solitudine, impotenza di vari tipi».

BAUDELAIRE

 

Le viene in mente un testimonial ideale anti-droga?

«No... lo potrei fare io».

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