“I MORTI DI COVID NON SONO SOVRASTIMATI” - IL NOBEL PER LA FISICA, GIORGIO PARISI, USA IL PALLOTTOLIERE E METTE A TACERE CHI PENSA CHE ABBIAMO CALCOLATO MALE I DECESSI CAUSATI DAL VIRUS: “I MORTI CHE CONTEGGIAMO HANNO COME PRIMA CAUSA PROPRIO IL COVID. DEL RESTO I DECESSI TRA I NON VACCINATI SONO 10 VOLTE SUPERIORI. QUESTO VUOL DIRE CHE SONO MORTI PER L'INFEZIONE, ALTRIMENTI NON AVREMMO VISTO QUESTO EFFETTO PROTETTIVO DEL VACCINO. LA LETALITÀ È IN LINEA CON GLI ALTRI PAESI E…”

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Paolo Russo per “la Stampa”

 

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Nella settimana dal 28 aprile al 5 maggio di morti il virus ne avrebbe fatti 935, la settimana precedente 1.015. Vuol dire circa 140 vittime al giorno. Ma sono tutte realmente da ascrivere al Covid o si tratta di «casualmente positivi al test», come sostiene una minoranza di esperti, seguita però da un non indifferente coro di aperturisti, politici e non? La domanda è tutt' altro che retorica perché dalla risposta dovrebbero dipendere comportamenti individuali e scelte politiche sulle misure protettive da adottare. Che, sia pure con gradualità, sembrano andare nella direzione del liberi tutti.

terapia intensiva covid terapia intensiva covid

 

Sui numeri della mortalità da Covid sta studiando in questi giorni non uno qualunque ma il Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi, che abbiamo incontrato nel suo studio alla Sapienza di Roma. «In Gran Bretagna hanno confrontato le persone decedute non oltre 28 giorni dal test positivo al virus con i certificati di morte per Covid e questi ultimi sarebbero risultati sovrastimati di circa un 10%. E comunque la letalità del virus è sempre intorno al 2 per mille, come in Italia», spiega il professore.

 

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Per il quale «si tratta di differenze minime, la sostanza è che i morti che conteggiamo hanno come prima causa proprio il Covid». «Del resto - aggiunge - i decessi tra i non vaccinati sono 10 volte superiori a quelli riscontrati tra gli immunizzati. Questo vuol dire che sono morti per l'infezione, altrimenti non avremmo visto questo effetto protettivo del vaccino». Ossia, se fossero morti d'altro non avremmo dovuto riscontrare una grande differenza tra immunizzati e non. «E poi - ricorda ancora Parisi- l'Istat ha già condotto uno studio sui certificati di morte, dal quale è risultato che il 90% dei decessi è attribuibile al Covid».

 

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A marzo la prestigiosa rivista scientifica Lancet ha pubblicato uno studio in base al quale la mortalità da Covid nel mondo reale sarebbe il triplo di quella rilevata dai numeri ufficiali, con 259 mila decessi rispetto ai 137 mila ufficializzati a dicembre in Italia.

«Ma quello studio parte dal presupposto che il calo della mortalità riscontrato negli anni pre-pandemici si sarebbe verificato anche successivamente, una teoria che però non trova riscontri oggettivi e che falsa anche i dati sulla mortalità da Covid, calcolata come eccesso rispetto a quella attesa in base all'andamento degli anni precedenti», spiega ancora Parisi, volendo così escludere che i morti siano persino di più.

giorgio parisi e i morti per covid giorgio parisi e i morti per covid

 

«La letalità in Italia è comunque in linea con quella riscontrata in altri Paesi». Se poi in numeri assoluti il numero di vittime da noi risulta più alto questo dipende da altri fattori, non da errori nel conteggio. «In Italia abbiamo un'età media tra le più elevate del mondo e sappiamo che la maggior parte dei decessi da Covid si verifica nella popolazione più anziana. Forse - aggiunge il professore - nel confronto con la Gran Bretagna incide anche il fatto che lì hanno vaccinato quasi tutta la popolazione tra 60 a 80 anni, mentre da noi in quella fascia di età qualcuno è rimasto senza copertura».

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Tra queste cause il consulente del ministro Speranza, Walter Ricciardi, ne aggiunge un'altra: «In Italia viviamo più a lungo ma anche con un maggior numero di anni in cattiva salute e questo influisce sulla mortalità che resta comunque "per" Covid».

 

«Io da medico non mi riconosco in questi numeri della mortalità in Italia», afferma andando controcorrente l'infettivologo del San Martino di Genova, Matteo Bassetti.

«Nei reparti Covid c'è un 40% di asintomatici, togliendo questi avremmo una mortalità in linea con il resto d'Europa», afferma, portando poi un esempio. «Un ultraottantenne entrato nel mio ospedale piegato in due per problemi di diverticoli risulta positivo al tampone, trasferito nel reparto Covid, muore e finisce nel bollettino».

 

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Sulla stessa lunghezza d'onda è Alberto Zangrillo, prorettore all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. «Il numero di decessi da Covid come causa primaria è a mio parere molto più basso di quanto ufficialmente dichiarato ogni giorno. Ma questo verrà dimostrato nel tempo», conclude un po' enigmaticamente. Per smentire la teoria dei morti «con» anziché «per» Covid si affida invece alla matematica il direttore del laboratorio di medicina molecolare di Padova, Andrea Crisanti.

 

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La probabilità che una persona anziana 80-85enne con diverse patologie muoia indipendentemente dal Covid in un singolo giorno è di uno su mille, e nella stessa fascia di età la probabilità che questa persona sia infetta da Covid è di 4 su mille. Quindi la probabilità che una persona positiva muoia di qualsiasi altra patologia senza che il Covid c'entri nulla è bassissima, pari a 4 su 1 milione. Dunque il numero dei positivi morti però di altro è irrisorio». Per questo «il calcolo che si fa oggi è giusto». La fa più semplice il direttore dell'Osservatorio Salute della Cattolica, Alessandro Solipaca. «I 62 mila morti Covid del 2021 sommati a quelli attesi in base alla media dei 5 anni precedenti danno un totale di 707 mila, dato simile ai 705 mila di fine anno». Numeri che smentiscono la teoria dei «positivi per caso» e la narrazione di un'infezione equiparabile all'influenza. Che di morti in Italia ne fa dieci volte meno.

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