estradizione10 ex terroristi rossi

“IL PROCESSO AGLI EX TERRORISTI ITALIANI SI FACCIA IN ITALIA” - MACRON SCONFESSA I GIUDICI FRANCESI ALL'INDOMANI DELLA DECISIONE CHE HA NEGATO L'ESTRADIZIONE A 10 BRIGATISTI E FA SAPERE CHE LA FRANCIA VALUTA IL RICORSO - L'ATTACCO DI FRATELLI D’ITALIA: “CHE NE È DEL TRATTATO DEL QUIRINALE CHE PREVEDE LA COOPERAZIONE GIUDIZIARIA E DI POLIZIA, LA CONSEGNA DELLE PERSONE E LA LOTTA COORDINATA AL TERRORISMO?”

Fabrizio De Feo per “il Giornale”

 

Emmanuel Macron

«Il processo agli ex terroristi italiani si faccia in Italia». È un segnale politico importante quello che arriva da Parigi, una conferma della nuova impostazione politica di Emmanuel Macron, deciso a recidere le interpretazioni eccessivamente estensive della cosiddetta «dottrina Mitterand».

 

Il presidente francese, all'indomani della decisione della Corte d'Appello che ha negato l'estradizione, fa sapere che la Francia valuta il ricorso. Macron esprime la «volontà politica di collaborare con il governo italiano» per l'estradizione degli ex militanti dell'area dell'estrema sinistra accusati di reati legati al terrorismo negli Anni di piombo e rifugiatisi in Francia.

 

estradizione10 EX TERRORISTI ROSSI

«Per quanto riguarda le decisioni del sistema giudiziario francese, per definizione, non mi pronuncio su di essa. In ogni caso, ho detto che politicamente sostenevo l'approccio, e che appoggiavo la richiesta del governo italiano per quanto riguarda questi brigatisti, in accordo peraltro con la dottrina che la Francia ha sempre avuto», spiega Macron, rispondendo a un giornalista durante la conferenza stampa al termine del vertice Nato di Madrid.

 

«Perché la Francia - ha ricordato - aveva respinto solo le richieste di estradizione di persone non coinvolte in crimini di sangue. In questo caso specifico - fa notare il presidente francese - queste persone sono state coinvolte in crimini di sangue e meritano di essere processate sul suolo italiano.

 

Emmanuel Macron

Questo è il rispetto che dobbiamo alle famiglie delle vittime e alla nazione italiana». Ora, continua Macron, «è stata presa una decisione legale. Questa decisione non è nota oggi, ma il suo risultato è comunque noto. Io non l'ho visto scritto. Ma spetta a noi, nelle prossime ore, verificare se è possibile un ricorso alla Corte Suprema, o in ogni caso, se ci sono ancora canali giurisdizionali che ci permettano di andare oltre». «Quindi non posso dirvi altro, se non ribadire la volontà politica di collaborare con il governo italiano su questo tema e di farlo in coerenza con la linea che è sempre stata della Francia. Tutto dipende ora, in questo caso, da altre questioni legali e giurisdizionali».

 

Il livello di attenzione politica sulle mancate estradizioni, all'indomani della sentenza della corte francese, resta alto e le polemiche non mancano, riverberandosi anche sulla ratifica del Trattato del Quirinale, firmato nel novembre scorso da Emmanuel Macron e Mario Draghi, un documento che dovrebbe rilanciare un nuovo asse di cooperazione franco-italiano.

GIORGIO PIETROSTEFANI

 

«La Francia nega l'estradizione in Italia di 10 terroristi delle Brigate Rosse in quanto nella nostra Nazione non sarebbe garantito il giusto processo.

 

Mi auguro che l'Aula si ricordi di questo atteggiamento francese quando martedì arriverà la ratifica del Trattato del Quirinale tra Italia e Francia» dichiara in Aula il senatore di Fdi, Giovanbattista Fazzolari. Protesta anche il collega Andrea Delmastro. Il trattato all'articolo 4 prevede la cooperazione giudiziaria e di polizia, la consegna delle persone e la lotta coordinata al terrorismo.

 

Si fa sentire anche la voce delle forze di polizia italiane, attraverso il Consap. «A volte la tempistica esalta l'illogicità. Nel paese d'Oltralpe cambiano i tempi ma non la dottrina Mitterand - dichiara il segretario Cesario Bortone - per il sindacato di polizia quella della corte d'appello di Parigi è una sentenza irrispettosa della giustizia italiana. Tra i terroristi figurano tra gli altri anche pluriomicidi. Un caso a parte poi la questione di Giorgio Pietrostefani da quello che il suo sodale Adriano Sofri ha definito vecchio uomo e nonno, ancora aspettiamo la verità sul vile agguato costato la vita al commissario Calabresi».

adriano sofri, il suo avvocato massimo di noia e giorgio pietrostefani pietrostefani e gli altri arrestati a parigiEMMANUEL MACRON

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”