umberto rapetto

“PER QUALE DANNATO MOTIVO NON SI COPIA IL MODELLO STATUNITENSE?” - IL PARLAMENTO LIQUIDA IN SETTE MINUTI IL GENERALE RAPETTO, IN AUDIZIONE ALLA CAMERA SUL DL CYBERSICUREZZA: “SE È VERO CHE IL 95% DEI SISTEMI INFORMATICI NON È SICURO, COME DICE IL MINISTRO COLAO, È GIUSTO TENERE FUORI DA QUESTA PARTITA CHI PER ANNI HA AVUTO E CONTINUA AD AVERE RESPONSABILITÀ IN AREA CYBER” - “PERCHÉ NON CI SI CAPACITA DEL TEMPO PERSO IN CHIACCHIERE E CONVEGNI E NON SI TIRANO LE SOMME DEL ‘NON FATTO FINORA’, DAL DECRETO MONTI DEL 2013 A OGGI?”

 

 

 

Il testo dell’audizione parlamentare tenuta l’1 luglio da Umberto Rapetto, sul dl Cybersicurezza, pubblicato da www.infosec.news  e www.startmag.it

audizione del generale umberto rapetto alla camera

 

 

audizione del generale umberto rapetto alla camera

Non è facile condensare in 7 minuti il contributo di chi ha cominciato ad occuparsi di computer crime nel 1987 e di cyberdefense nel 1995. L’unico disperato tentativo è quello di leggere un testo dopo averne cronometrato la durata.

 

La norma, forse per ridotta conoscenza dello scenario, è stata redatta senza tener conto del vero obiettivo da perseguire. La creazione di un burosauro è destinata a produrre conflitti tra le articolazioni già esistenti che non riesce necessariamente ad armonizzare, innesca ingessate dinamiche amministrative, genera un pericoloso senso di falsa sicurezza.

 

UMBERTO RAPETTO

Questo approccio all’emergenza cibernetica confligge con il buon senso e dimentica le esperienze straniere dove i Governi hanno preferito un cyber-czar o un ristretto manipolo di veri conoscitori della materia per assumere rapidamente le decisioni e muovere le pedine già operative per affrontare attacchi digitali, gestire la controffensiva, ripristinare la situazione quo ante e – nei periodi di apparente quiete – coordinare tutte le iniziative per innalzare il livello di preparazione e la capacità reattiva di chi gestisce le infrastrutture critiche e delle organizzazioni pubbliche e private che erogano servizi essenziali.

 

UMBERTO RAPETTO

La previsione di un direttore generale e di un suo vice raddoppia le possibilità di accontentare i promotori dei candidati. La loro scelta da una parte esclude che quel ruolo venga rivestito da un giovane brillante e competente che magari ha un grado o una posizione non apicale (ve lo dice chi da tenente colonnello ha catturato gli hacker entrati nei sistemi di Pentagono e NASA) e privilegia alti dignitari di una generazione lontana da queste tematiche, dall’altra apre a chiunque provenga dall’esterno della Pubblica Amministrazione.

 

Se è vero che il 95% dei sistemi informatici non è sicuro, come dice il ministro Colao, è giusto tenere fuori da questa partita chi nella PA o alla Presidenza del Consiglio per anni ha avuto e continua ad avere responsabilità in area cyber perché probabilmente non ha le debite competenze tecniche ed organizzative oppure non ha saputo fare il proprio mestiere.

 

CYBER SECURITY 1

Ma non vorrete farmi credere che siete convinti che nell’industria, nelle banche o nelle imprese la situazione sia migliore? Pensate alle umiliazioni subite da Leonardo (ne ho parlato anche qui e qui), ENEL ( anche qui), INPS (anche qui), Vodafone e TIM, Ho.mobile (anche qui), Unicredit (anche qui), SAIPEM (anche qui), CINECA, SNAI, Geox, Luxottica (anche qui e qui), Campari, l’ANIA, l’Università di Tor Vergata, l’Ospedale San Raffaele (anche qui) e alle altre mille realtà cui – in certi contesti – andrebbe tolta la parola.

 

Vertice a parte, situazioni di difficoltà vanno risolte con strutture snelle, rapide ad intervenire, chirurgiche nell’agire. Servono team affiatati, di poche persone con doti professionali straordinarie e capaci di giocare senza protagonismi. L’assetto ipotizzato prevede il coinvolgimento di troppi soggetti la cui inclusione deve essere solo esecutiva.

Cyber Security

 

Il “Nucleo per la cyber sicurezza”, ad esempio, evoca teste di cuoio e SWAT pronti a piombare in campo, a duellare contro il nemico di turno, a risolvere il problema. Invece si traduce in un conclave di rappresentanti ministeriali che si riunisce periodicamente, con la lentezza delle convocazioni e l’incertezza delle rispettive agende. I suoi componenti rispettano le regole della buona convivenza istituzionale, ma calpestano quelle della necessità di contrastare momenti di estrema drammaticità con rapidità ed effettiva capacità proattiva.

 

cyber security

Il “contingente di esperti”, in cui si prevedono 50 luminari impiegati part-time, prova il comprensibile desiderio di non scontentare nessuno e al contempo è un goffo tentativo di diluire possibili responsabilità in caso di incidente.

 

Il “Centro Nazionale di Valutazione e Certificazione”, che viene assorbito dall’Agenzia, è una realtà che – varata nel 2019, Di Maio ministro – ancora deve avere piena operatività, testimoniando che l’obsolescenza non sembra far paura, dimenticando che due anni sono un’era geologica,

 

Il Computer Security Incident Response Team (CSIRT), istituito nel 2018 e rivisitato l’anno successivo, sopravvive per non far torti a chicchessia ma risulta depotenziato…

cyber security 4

 

Qualche mutilazione tocca in sorte anche all’Agenzia per l’Italia Digitale e dulcis in fundo si prevede la migrazione delle risorse pregiate finora in carico al DIS.

 

È evidente la nebbia che obnubila il panorama e favorisce l’avvio di altre maldestre iniziative che prevedono, però, l’assunzione di 300 superspecialisti cui affidare il nostro destino. Se è difficile capire come procedere alla loro selezione (e non ci sono così tanti “guerrieri” davvero all’altezza), incuriosisce chi dovrebbe provvedervi. Gli stessi del 95% di Colao?

 

Immaginando che nessuno avrà domande da farmi, i quesiti per una volta li pongo io.

cyber security 2

 

Qualcuno ha mai conosciuto un hacker, visto che è questo che non immagina solo il quisque de populo ma si prefigura il Governo? Si conosce il livello di reale affidabilità dei pirati informatici o si è convinti di organizzare battaglioni di ascari virtuali per una estemporanea performance bellica?

 

Si crede davvero che un Rocambole del bit sia disposto a giocare in squadra? Quanto tempo si immagina possa trascorrere prima che qualunque masnadiero cominci ad annoiarsi nel vedersi tramutato in un mezzemaniche? E poi chi dovrebbe incarnare il sergente di ferro che tiene a bada tante primedonne?

 

cyber security 3

Soprattutto per quale motivo non c’è traccia di un percorso formativo (che avrebbe dovuto e potuto avviarsi trent’anni fa) o di una scuola che sensibilizzi il management pubblico e privato, crei capacità di committenza (invece di lasciar mano libera ai fornitori), istruisca chiunque è parte del sistema così da evitare quelle banali imprudenze all’origine di troppi disastri?

 

Perché non si procede ad un’opera di razionalizzazione delle risorse esistenti, costringendole a funzionare e trasformando dannose sovrapposizioni in utili complementarità? Perché non ci si capacita del tempo perso in chiacchiere e convegni e non si tirano le somme del “non fatto finora”, dal decreto Monti del 2013 a oggi? Perché si pensa di stanziare 429 milioni di euro se non si immagina nemmeno dove e come andranno spesi e oggi invece lo si dovrebbe sapere al centesimo? Per quale dannato motivo non si copia il modello statunitense senza aver timore di riconoscerne limiti e difetti?

 

CYBER SECURITY1

Perché non si prova a calcolare il tempo necessario per una decisione che dovrebbe essere istantanea grazie ad un diretto link tra il leader e il suo cyber-centurione e invece si prevede una estenuante e imperitura sequenza di passaggi in cui ognuno fatica a prendersi le responsabilità che gli competono?

 

Se qualcuno, nella sua adulazione vocazionale, vi dirà che il provvedimento è perfetto, siate certi che aspira soltanto ad una collocazione in sella o nel ventre della nascente creatura.

 

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."