“LA RABBIA A NAPOLI? E’ ANCHE LA PROTESTA CONTRO L'OVVIA INTERRUZIONE DEI TRAFFICI MENO PRESENTABILI DELLA NOTTE” - FLAVIA PERINA: “QUI, COME IN TUTTE LE GRANDI METROPOLI, NON SONO SOLO I BAR, I RISTORANTI, LE CENE, MA ANCHE LE LUCROSE ATTIVITÀ DELLO SPACCIO E DELLA PROSTITUZIONE. L'ITALIA È UN PAESE FRAGILE, AD ALTO TASSO DI PRECARIETÀ, DOVE È ENORME LA MASSA DI QUELLI CHE NON HANNO NEMMENO IL SALVAGENTE DELLA CASSA INTEGRAZIONE A CUI AGGRAPPARSI, SOPRATTUTTO AL SUD…” - VIDEO

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RIVOLTA A NAPOLI PER LE MISURE ANTI COVID

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LA RICETTA DEL GOVERNATORE DE LUCA E LA RIVOLTA IN CITTÀ

Flavia Perina per “la Stampa”

 

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In un crescendo di irrazionalità e follia Napoli accende la miccia della rabbia che l' Italia ha a lungo temuto nei mesi del Covid. Succede appena cala la sera, con migliaia di persone spinte dal tam-tam dei social per la strada in una serie di improvvisati raduni e cortei poi sfociati in devastazioni e roghi. La protesta è contro il coprifuoco notturno, contro il lockdown che il governatore ha appena preannunciato, contro la paura di perdere tutto e forse anche contro l' ovvia interruzione dei traffici meno presentabili della notte che qui - come in tutte le grandi metropoli italiane - non sono solo i bar, i ristoranti, le cene, ma anche le lucrose attività dello spaccio e della prostituzione.

 

"Tu ci chiudi, tu ci paghi" diceva l' improvvisato cartello passato di mano in mano.

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Ma sarebbe un errore circoscrivere i fuochi di Napoli ai confini del capoluogo campano e al decisionismo aggressivo di Vincenzo De Luca, che fin dall' inizio della pandemia ha sgomitato per rispettare la sua fama di inflessibile sceriffo. La notte di follia del capoluogo partenopeo (chissà il virus come avrà viaggiato tra quei corpi ammassati nel centro storico cittadino) da' corpo a una preoccupazione largamente diffusa nella prima fase dell' epidemia e troppo frettolosamente accantonata: il timore che la sferzata del virus potesse produrre non solidarietà, condivisione, partecipazione attiva all' emergenza, ma il suo contrario. Rabbia, rivolta.

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L' Italia è un Paese fragile. Un Paese ad alto tasso di precarietà, dove la massa dei non-garantiti - quelli che non hanno nemmeno il salvagente della Cassa integrazione a cui aggrapparsi - è enorme, soprattutto nel Mezzogiorno. L' Italia è un Paese che, nelle ultime settimane, ha visto cadere una dopo l' altra le barriere poste dallo Stato a tutela della collettività e si è ritrovata, nuda, davanti a un' epidemia che minaccia di schiacciarla.

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Napoli, la città di Masaniello, è la prima a incendiarsi, favorita dall' abitudine storica all' insofferenza per il potere e per l' ordine costituito.

 

Ma non è la sola dove covano sentimenti di questo tipo. Solo un mese fa, aveva eletto a furor di popolo il suo Governatore proprio per la radicalità delle posizioni prese nell' emergenza. Ieri ne assediava il palazzo, inneggiando alla sua cacciata. E' un duro risveglio per tutti coloro che hanno responsabilità nel governo del Paese e dei suoi territori, per chiunque guida le istituzioni dell' emergenza, per ogni eletto fino ai sindaci dei più piccoli Comuni. Il tempo delle parole in libertà, dell' uso della pandemia a fini di consenso o addirittura di vanità personale, il tempo dell' esibizione litigiosa e del paternalismo senza costrutto, è finito.

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A Napoli si sono visti senz' altro, come ha detto il questore, "comportamenti criminali". Vanno sanzionati con severità, prima possibile, individuando gli autori delle devastazioni e i personaggi che hanno guidato l' irresponsabile paranza nel centro cittadino. Ma tutto il resto, a cominciare dalla sensazione che lo Stato ci sia e abbia idee sulla lotta al virus più efficienti e moderne del "chiudetevi in casa", deve farlo la politica, non l' ordine pubblico. E al più presto, prima che il fuoco si accenda anche altrove.

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