“RITROVATI RESTI UMANI NELLA GIUNGLA”: SONO LE PRIME TRACCE DEL GIORNALISTA INGLESE DOM PHILLIPS, 57 ANNI, E DELL'ANTROPOLOGO BRUNO PEREIRA, SCOMPARSI NEL CUORE DELL'AMAZZONIA - SARANNO ANALIZZATE LE MACCHIE DI SANGUE RINVENUTE SULL'IMBARCAZIONE DI UN PESCATORE CHE AVEVA MINACCIATO DI MORTE PEREIRA PER IL SUO LAVORO CONTRO LA PESCA ILLEGALE, IL DISBOSCAMENTO, L'ESTRAZIONE MINERARIA E IL TRAFFICO DI COCA NELLA ZONA…

-

Condividi questo articolo


Sara Gandolfi per il “Corriere della Sera”

 

dom phillips 5 dom phillips 5

«Due persone in barca, in quella regione selvaggia. Un'avventura non raccomandabile. Forse hanno avuto un incidente, o sono stati giustiziati». Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, martedì scorso, ha commentato così la scomparsa nel cuore dell'Amazzonia del giornalista inglese Dom Phillips, 57 anni, e dell'antropologo Bruno Pereira, 41.

 

Un'esplicita ammissione di impotenza: in Brasile ci sono ampie regioni dove vige, letteralmente, la legge della giungla e lo Stato nulla può o vuole fare. La polizia ha ritrovato nel frattempo dei resti «apparentemente umani» nel fiume Itaquaí, vicino alla città di Atalaia do Norte, che ora saranno sottoposti alla prova del DNA.

 

Così come saranno analizzate le tracce di sangue rinvenute sull'imbarcazione di un pescatore, Amarildo da Costa detto il «Pelado», che aveva minacciato di morte Pereira per il suo lavoro contro la pesca illegale, il disboscamento, l'estrazione mineraria e il traffico di coca nella zona.

 

VEGLIA DI PREGHIERA PER LA SCOMPARSA DI DOM PHILLIPS E BRUNO PEREIRA VEGLIA DI PREGHIERA PER LA SCOMPARSA DI DOM PHILLIPS E BRUNO PEREIRA

Sia Phillips che Pereira erano esploratori esperti. Il primo si era trasferito diversi anni fa in Brasile, collaborava con il Guardian e il Washington Post , e stava lavorando ad un libro sulla conservazione dell'Amazzonia. Il brasiliano Pereira aveva lavorato a lungo per l'agenzia governativa per gli affari indigeni Funai da cui era stato però rimosso nel 2019 su pressione delle lobby agricole, vicine a Bolsonaro.

 

Conosceva molto bene la valle del Javari, al confine con il Perù, dove si sono perse le loro tracce: un territorio esteso quasi quanto il Portogallo (85.000 km quadrati), che ospita circa 6.300 indigeni appartenenti a 26 gruppi etnici, 19 dei quali «isolati» per scelta dalla modernità.

 

VEGLIA DI PREGHIERA PER LA SCOMPARSA DI DOM PHILLIPS E BRUNO PEREIRA VEGLIA DI PREGHIERA PER LA SCOMPARSA DI DOM PHILLIPS E BRUNO PEREIRA

«Nella Valle del Javari vive la più alta concentrazione di popoli incontattati al mondo, ma negli ultimi anni quest' area ha subito un notevole aumento del traffico di droga, delle attività minerarie e della deforestazione illegale», denuncia Survival International , ong attiva nella zona. Un Far West dove spesso esplodono violenti conflitti fra le comunità native e i cosiddetti «coloni» che vivono lungo il fiume.

 

L'allarme è scattato domenica quando Phillips e Pereira non sono arrivati come previsto ad Atalaia do Norte. L'indomani la moglie del giornalista ha lanciato un accorato appello chiedendo alle autorità di cercarli, ma soltanto dopo le pressioni internazionali sono stati inviati sul posto oltre duecento agenti, tra cui sommozzatori ed esperti della giungla, due elicotteri e una dozzina di barche e di droni.

dom phillips 4 dom phillips 4

 

«Le violenze e le minacce ai popoli indigeni della Valle Javari sono in aumento, in particolare da quando il Funai e altre autorità sono ormai quasi del tutto assenti dal territorio che dovrebbero proteggere», spiega Fiona Watson di Survival . «Il clima di illegalità durante questo periodo pre-elettorale in Brasile è particolarmente preoccupante».

dom phillips 2 dom phillips 2 dom phillips 1 dom phillips 1 scomparsa di dom phillips e bruno pereira scomparsa di dom phillips e bruno pereira bruno pereira 2 bruno pereira 2 bruno pereira 1 bruno pereira 1 dom phillips 3 dom phillips 3

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…