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“L’ANIENE CHIUSO ALLE DONNE? E’ TRADIZIONE, NON CERCHIAMO IL PELO NELL’UOVO” – FEDERICA PELLEGRINI DIFENDE IL SUO CIRCOLO, LA CESTISTA VALENTINA VIGNALI LA INFILZA: "DELUSA DALLE SUE PAROLE. QUELLO DELL'ANIENE È UNO STATUTO PATRIARCALE, PESANTONE, MEDIEVALE, ANTICO" - MICHELE SERRA CHIUDE LA QUESTIONE: “SE IL REGOLAMENTO PREVEDE SOLO OBESI, O SOLO SIGNORE IN VESTAGLIA ROSSA, IL RESTO DEL MONDO NON SI DEVE TURBARE: PUÒ SEMPLICEMENTE DIRIGERSI ALTROVE”

Valentina Lupia per “la Repubblica”

 

VALENTINA VIGNALI

«Quello dell'Aniene è uno statuto patriarcale, pesantone, medievale, antico». Valentina Vignali, cestista professionista con un passato in serie A e in nazionale, ora alla Virtus Pavona ai Castelli Romani, interviene sul caso del Circolo chiuso alle donne, se non per meriti sportivi o speciali. Per lei, che è anche modella, personaggio della tv e influencer da 2,4 milioni di follower, «sarebbe ora di evolversi, superando anche gli stereotipi».

 

I soci del Circolo si trincerano dietro al fatto che lo statuto sia da sempre così: non discriminazione, dicono, ma tradizione. Che ne pensa?

 «Che ciò non toglie che si possa evolvere ed essere migliori di prima. Accettare le donne non solo per meriti speciali o sportivi non sarebbe violare le regole, bensì un passo in avanti verso l'inclusione e la parità. Si andrebbe a limare questo contesto patriarcale, pesantone, medievale, antico, perché per me questo è».

valentina vignali

 

Quindi, potesse decidere lei, lo statuto andrebbe cambiato.

«Sì. Sacrificarlo darebbe un buon esempio, un segnale e un messaggio forti. Come donna da tempo auspico un grande cambiamento in tal senso: qualche passo in avanti lo vedo anche, ma ce n'è di strada da fare. Questo potrebbe essere un altro tassello. A questo punto è ora che il Circolo dia il buon esempio. E poi dobbiamo darci una svegliata».

 

In che senso?

federica pellegrini

«Nel senso che, in primis, gli uomini e le donne si allenano allo stesso modo, faticano nella stessa maniera: io mi sono allenata anche tre volte al giorno e ho fatto trasferte sfiancanti. Come i maschi. E poi, tornando al Circolo Aniene, una distinzione tra donne che hanno meriti sportivi o speciali e tutte le altre non deve esistere: qui parliamo di diritti e parità.

 

Dovrebbe bastare l'human being di ciascuna: io sono stanca di dover lavorare il triplo per essere considerata al pari di un uomo. Dobbiamo evolverci verso la parità e l'inclusione, ma di tutti: mica ci sono solo uomini e donne. Ma tante sfaccettature, tante persone che non si riconoscono in nessuno dei due sessi o che stanno attraversando una fase di cambiamento».

 

«È tradizione, non cerchiamo il pelo nell'uovo», ha detto ai microfoni di Radio Capital Federica Pellegrini, difendendo a spada tratta il club di cui fa parte. Di questo che ne pensa?

VIGNALI 22

« Un po' dispiace per quello che ha detto: la stimo molto sia come atleta che come personaggio del mondo dello spettacolo. Una stima riconfermata quando ho visto il suo documentario».

 

Eppure prima di partire per Pechino ha detto che "fa impressione" che nelle posizioni di responsabilità nello sport vi sia solo il 10% di donne. Ma da donna non si indigna per quanto accade all'Aniene di cui è socia.

«Non so se sono cose dette di fretta, senza pensarci troppo, ma sono delusa dalle sue parole. Da una delle rappresentanti dello sport femminile nel mondo mi aspettavo più sensibilità».

 

2 - DIRIGERSI ALTROVE

Michele Serra per “la Repubblica”

 

Sui club per soli maschi, come la Canottieri Aniene, si potrebbe spendere un numero quasi illimitato di battute, quasi tutte a sfondo sessuale, con la certezza (entusiasmante) che sui social un mucchio di persone si incazzerebbe a vuoto, poiché la vera, tragica esclusione in corso, ai giorni nostri, è quella del senso dell'umorismo. (Lo sa bene Checco Zalone, che si fida solo del suo non tenendo in alcun conto quello degli altri: e fa benissimo).

MALAGO FABBRICINI

 

Benché maschio, l'unica volta nella vita in cui mi capitò di entrare in quel luogo caratteristico (invitato al compleanno di uno dei miei pochissimi amici importanti) provai pure io la bruciante esperienza dell'esclusione. Informato in ritardo del dress code, che prevedeva l'abito scuro, rimediai all'ultimo momento, grazie alla complicità di una costumista della Rai, un orrido completino nocciola, di due misure più stretto rispetto allo status quo del mio addome, e mi presentai con un vestito doppiamente sbagliato: perché niente affatto scuro (mi resi conto troppo tardi che virava tragicamente sul beige) e perché strippava da ogni parte.

 

CANOTTIERI ANIENE

Mi sentii come Peter Sellers in Hollywood Party, ma trovai quasi immediata consolazione riflettendo su questo: ai quattro quinti dei presenti non avevo nulla da dire, né loro a me. Il restante quinto avrei potuto tranquillamente incontrarlo, vestiti da persone normali, in cento altri luoghi. In fin dei conti, questo penso della Canottieri Aniene come di qualunque altro club privato: non è così necessario farne parte.

 

Se il regolamento prevede solo obesi, o solo signore in vestaglia rossa, o solo fantini, o solo amanti dei gatti, o solo maltesi, o solo masochisti, il resto del mondo non si deve turbare: può semplicemente dirigersi altrove.

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