alberto fabio ambrosio frate

“SGRIDO I CONFRATELLI CHE INDOSSANO SEMPRE IL SAIO, METTETE ANCHE ABITI BELLI” – PARLA IL FRATE ALBERTO FABIO AMBROSIO, TEOLOGO ED ESPERTO DI MODA, CHE LEGGE “VOGUE”, INDOSSA COMPLETI SARTORIALI E DÀ CONSIGLI DI ABBIGLIAMENTO AI RELIGIOSI: “NON È STATO DIO A CREARE IL PRIMO ABITO PER ADAMO ED EVA? NELLA BIBBIA LA DIMENSIONE DI ‘DIO SARTO’ È MOLTO SVILUPPATA” – “HO CAPITO CHE LA VERGOGNA È ALLA BASE DEL CONSUMISMO CAPITALISTA. LA VERGOGNA DI NON SENTIRSI ALLA MODA È LA NUOVA COLPA…”

Estratto dell’articolo di Paola Pollo per il “Corriere della Sera”

 

Il frate Alberto Fabio Ambrosio

È un caldo pomeriggio romano e Alberto Fabio Ambrosio indossa un impeccabile doppiopetto azzurro cielo. Ma perché non il saio bianco?

«Sarebbe stato troppo facile. Mi arrabbio sempre anche con i miei confratelli, ci sono momenti e momenti per indossarlo. Non servono a niente le sfilate inutili. Nei primissimi anni anche io, quando ero diacono, lo portavo ma adesso mi sono liberato. Non è necessario diciamo mettere le mani avanti e incasellarsi».

 

Ambrosio è l’autore di un libro irriverente come «Per una morale contemporanea. Critica della moda pura». Ma è anche un padre domenicano, esperto di sufismo ottomano, professore di storia e teologia delle religioni alla Luxembourg School of Religion e ricercatore al College del Bernardins di Parigi.

«Ho svolto vent’anni di ricerche sull’Islam mistico turco e da ormai più di cinque anni mi dedico alla ricerca delle interazioni fra moda e religioni, tra vestito e sacro e per questo dirigo un seminario di ricerca a Parigi, dove vivo, e un’equipe di ricercatori in Lussemburgo».

 

Semplificando verrebbe da dire: scusi, ma lei che ci fa qui?

«Non è stato Dio a creare il primo abito per Adamo ed Eva? Nella Bibbia la dimensione di Dio sarto è molto sviluppata. Essendo domenicano, è stato quasi istintivo avere questo approccio. Non dal punto tecnico, non ne sarei stato in grado. Non faccio nomi né entro in merito a tendenze. Non volevo entrare nell’arena e fare il moralista».

 

Il frate Alberto Fabio Ambrosio

La sua storia, allora, prima di parlare di moda.

«Nasco nelle Marche, a Fano, nel 1971. Ma sono cresciuto a Milano, in Bande Nere, quartiere popolare. Papà è mancato presto e mia madre ha tirato su noi tre fratelli. Faceva la sarta».

 

Eccola la connessione: una madre sarta.

«Quando lei morì tornarono a galla i ricordi della casa sempre piena di abiti con etichette di marchi importanti e poi di me che andavo in merceria a comperare fili e quant’altro. Ero diventato bravissimo, mi muovevo in quei posti sapendo e conoscendo tutto: dai bottoni ai filati. E sì, credo che il giorno in cui proposi una ricerca su moda e teologia fosse in qualche modo legato a lei e al riscatto di quei ricordi».

 

[…]

 

Mai dubbi sulla vocazione?

«Mai. Crescendo magari ti poni più domande, ma dubbi no. Nel ‘97 sono stato ordinato diacono e ho fatto un viaggio che mi ha segnato, a Gerusalemme. Ho conosciuto un biblista e ho scoperto l’Islam. Sono tornato e ho chiesto di andare in Turchia. Ho studiato l’arabo all’università di Strasburgo e preso il dottorato alla Sorbona in storia moderna e un altro diploma in teologia. Poi sono arrivato a Istanbul, dove sono rimasto undici anni e ho scritto molti libri». […]

 

Per una morale contemporanea. Critica della moda pura - Alberto Fabio Ambrosio

«[…] A Istanbul ho insegnato, viaggiato, studiato e scritto libri. Poi sono tornato in Francia per prendere l’abilitazione a Metz e, nel 2016, mi hanno chiesto di restare a Parigi.

Avevo una stanza al convento e il direttore del College mi ha proposto un posto di ricercatore. Due anni dopo, la moda è rientrata nella mia vita come eredità spirituale. Nel gennaio del 2018 comprai un numero di Vogue...».

 

Un padre domenicano che acquista Vogue?

«Ero con un amico e, dopo aver detto messa, sono entrato in un chiosco di giornali a Lussemburgo e l’occhio mi è caduto lì. Alla chetichella, sì, ma l’ho comperato. Anche se mia madre leggeva Grazia. Comunque, nel 2018 mi sono abbonato a Vogue, è stata una fase. Ho avviato il progetto di ricerca in Lussemburgo e nel 2019 il seminario a Parigi sulla moda. Nel 2020 il primo libro, “Dio tre volte sarto. Moda, Chiesa e Teologia” e poi ho continuato con “Moda e religioni, vestire il sacro, sacralizzare il look”, “Il vangelo delle vanità. Moda e spirito” e ho chiuso il cerchio con “Critica della moda pura”».

 

vogue

Un libro, l’ultimo di quattro sul tema, dove etica e morale sembrano essersi persi nella moda, quinta essenza, scrive, del capitalismo, nonché causa di vergogna sociale e di idolatria estetica.

«Non ho fatto altro che incrociare le sensazioni. Per mesi mi sono affiancato a un’azienda e ho osservato e fatto domande. Ho capito lì tante cose. Ho capito che la vergogna è alla base del consumismo capitalista, perché fa leva sul fatto che la mancanza di una data apparenza è percepita come vergognosa e l’unico rimedio è l’acquisto, che illude di estinguere la discrepanza. Dunque, la vergogna di non sentirsi alla moda è la nuova colpa attribuita al sistema moda. Lusso o fast fashion alla fine conducono sempre a questo».

 

frati domenicani con il saio

Parla anche di moda «femminicida». Non è troppo forte come termine?

«È un’estremizzazione, certo, come potrebbe definirla se non così? Non prende forse sempre di mira il corpo delle donne per poter dirigere il mercato?».

 

[…]

 

Però alla fine trova anche la strada della redenzione con l’etica del «care», l’etica della cura.

«Devi trovarla, per forza. Così ipotizzo un’ideale di moda che sia etica della cura, che parte da noi, però. Attenzione, cura per quello che già si possiede. Dunque, anche riflessione su quello che non ci serve».

 

Il frate Alberto Fabio Ambrosio

Lei indossa un completo impeccabile che sembra appena uscito dalla sartoria.

«Sono cresciuto con una madre sarta, conosco e faccio sempre tante domande su quello che vorrei acquistare. E sì, lo “confesso”, mi piacciono gli abiti belli, quelli tagliati bene. E ne ho, parecchi. Comunque, saio o doppiopetto, sinceramente, non vedo la differenza. Resto chi sono e non ringrazierò mai abbastanza di vedere il mondo con gli occhi di un religioso».

frati domenicani con il saio

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?