“SPERAVO DI MORIRE, VOLEVO RAGGIUNGERE IL PARADISO DI ALLAH, ALLA STAZIONE DI MILANO UN 23ENNE YEMENITA CLANDESTINO COLPISCE AL COLLO E ALLA SCHIENA CON UNA FORBICE UN CAPORALE DELL' ESERCITO E POI GRIDA “ALLAH E’ GRANDE” - I PM INDAGANO PER TERRORISMO – IL GOVERNATORE FONTANA: E’ IL SEGNALE CHE NON VA ABBASSATA LA GUARDIA

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LORENZO GOTTARDO per Libero QUotidiano

 

aggressione stazione milano aggressione stazione milano

Lo ha aggredito alle spalle approfittando della confusione all' esterno della stazione Centrale di Milano. Il militare ha fatto appena in tempo a sentirsi bloccare da dietro, poi in rapida successione i due fendenti sferrati con un paio di forbici affilate mirando alla gola della vittima. Uno ha effettivamente raggiunto il bersaglio, fortunatamente non provocando lesioni gravi, l' altro si è fermato sulla spalla. Poi, quando carabinieri e commilitoni del soldato ferito sono riusciti a bloccare l' aggressore, quel grido arrivato a gelare il sangue.

 

«Allah akbar», ripetuto pare più di una volta. Una rivendicazione, come a testimoniare che dietro quell' aggressione non c' era l' azione di un singolo squilibrato, ma un disegno più grande ispirato dall' odio religioso.

Questi i momenti salienti dell' attentato terroristico compiuto ieri nel cuore di Milano, tra turisti e passanti, puntando un obiettivo non casuale. Un soldato dell' Esercito italiano, ma anche un simbolo che in sé rappresenta lo Stato italiano tutto.

 

L' aggressore, catturato dai militari dei carabinieri e subito condotto in caserma per un lungo interrogatorio, si è scoperto essere un 23enne yemenita di nome Mahamad Fathe.

L' uomo è in stato di arresto con l' accusa di attentato per finalità terroristiche o eversione, tentato omicidio e violenza. «Speravo di morire dopo l' aggressione, volevo raggiungere il paradiso di Allah», ha detto l' uomo agli inquirenti.

 

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VITA DA SBANDATO L' attentatore era giunto in Italia dalla Libia nel 2017 come richiedente protezione internazionale. L' iter, però, non era mai stato completato perché l' uomo si era allontanato dal Paese verso la Germania. Salvo fare poi ritorno lo scorso luglio dopo essere stato espulso in base al trattato di Dublino. Il 23 agosto la questura di Mantova gli aveva anche riconosciuto un permesso di soggiorno provvisorio e l' ospitalità presso l' ex hotel California di Ortiglia.

Ma da lì Fathe aveva raggiunto Milano per vivere come uno sbandato senzatetto. Fino alla giornata di ieri.

 

Ieri, verso le 10,45 circa, Mahamad Fathe si è incamminato verso la stazione Centrale e, giunto in piazza Duca d' Aosta con in tasca un paio di forbici, ha individuato la vittima "perfetta" per il suo folle gesto terroristico. Un caporal maggiore 34enne dell' Esercito italiano che stava risalendo a bordo del mezzo blindato in dotazione.

 

Fathe lo ha aggredito alle spalle colpendolo due volte alla gola e alla schiena. Per bloccare l' aggressore è stato necessario l' intervento non solo dei commilitoni di pattuglia, ma anche dei carabinieri in servizio presso la piazza. Nell' azione le Forze dell' ordine sono state assistite anche da un cittadino senegalese di 52 anni intervenuto in loro aiuto.

 

In quel momento, Mahamad Fathe, circondato e ormai immobilizzato, ha urlato la rivendicazione «Allah akbar». Il 23enne è stato arrestato con le accuse di lesioni e violenza a pubblico ufficiale, ma ulteriori indagini sono in atto per verificare la "radicalizzazione" dell' attentatore ad opera del pool antiterrorismo di Milano guidato dal pm Alberto Nobili.

 

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Il caporal maggiore è stato ricoverato all' ospedale Fatenebefratelli in codice verde e successivamente dimesso con una prognosi di 12 giorni.

 

Ovviamente, nel corso della giornata, sono arrivate numerose le attestazioni di solidarietà nei confronti del militare ferito provenienti da esponenti di diversi partiti politici che si sono poi anche fermati ad analizzare la vicenda.

 

«GUARDIA RESTI ALTA» «Possiamo dire che questa volta è andata bene!», ha spiegato il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana.

 

«Si tratta dell' ennesimo episodio di violenza che ci induce a non abbassare la guardia. Un segnale che deve giungere forte e chiaro, soprattutto al nuovo governo». Su Facebook Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d' Italia, ha puntato il dito contro le pene troppo «leggere» per chi commette simili reati. «Continuiamo a chiedere condanne più severe per i farabutti che aggrediscono i nostri uomini e donne in divisa. Difendiamo chi ci difende».

 

Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Mariastella Gelmini, ha invece parlato di «massima attenzione perché il degrado non diventi uno strumento del pericoloso radicalismo religioso».

 

 

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