marisa laurito

“UNA VOLTA CON LUCIANO DE CRESCENZO SIAMO STATI SEQUESTRATI” – MARISA LAURITO: “SIAMO STATI AVVICINATI DA UN PAIO DI GUAPPI CHE CI HANNO PORTATO A CASA DEL BOSS LUIGI GIULIANO” – “APPRODARE A 'QUELLI DELLA NOTTE', IN UNA BANDA DI SCIAMANNATI, PER ME FU UN TUFFO NEL BUIO: ERA TUTTO IMPROVVISATO, UN CAZZEGGIO CONTINUO IN CUI I PRIMI A DIVERTIRSI ERAVAMO NOI. L'ACCUSA DI BLASFEMIA? ERA NATALE E CI MASCHERAMMO PER GLI AUGURI: RENZO ERA GESÙ NELLA CULLA, IO LA MADONNA, LUCIANO SAN GIUSEPPE…”

Emilia Costantini per il "Corriere della Sera"

 

marisa laurito

Quando annunciò che aveva firmato un contratto con Eduardo De Filippo, il padre afflitto le rispose: «La nostra famiglia è sprofondata nel buio più profondo». Marisa Laurito ricorda, divertita e con affetto, quella scenetta domestica. «Papà Nino, operaio specializzato delle Ferrovie dello Stato, era molto severo - racconta -. Per fortuna io ero maggiorenne, appena compiuti 21 anni, sennò non mi avrebbe mai dato il consenso! Lui voleva che, dopo aver concluso le magistrali, mi sposassi e facessi tanti bambini.

marisa laurito

 

E quando ero ancora adolescente, il pomeriggio dopo scuola mi mandava alla sede del Partito comunista a fare lezione agli operai. Per carità, un'esperienza irripetibile, quella di improvvisarmi maestrina: un po' recitavo già, davanti a quegli uomini adulti, con i vestiti lisi, le mani callose, gli occhi accesi e tanta voglia di imparare. Però non avevo mai tempo di giocare, non potevo uscire da sola, ma sempre accompagnata. Mio padre era davvero, sia pure nel senso buono, un patriarca».

MARISA LAURITO E GEPPY GLEIJESES

 

Come trovò il coraggio per comunicare la sua ferale decisione al patriarca?

«Quel giorno tornai a casa emozionata non solo perché ero stata accolta dal grande Eduardo nella sua compagnia, ma soprattutto perché dovevo dare la notizia in famiglia. Decisi di togliermi subito il pensiero: mio padre, nel suo studio, si accasciò sulla sedia. Ma a quel contratto non avrei rinunciano per niente al mondo, me l'ero sudato dopo una lunga gavetta».

marisa laurito

 

 Iniziata in che modo?

«A 16 anni nei teatri parrocchiali. In realtà volevo fare l'attrice drammatica: secondo me ero nata per interpretare Filumena Marturano, Medea, Fedra... Ben presto mi resi conto che mi immedesimavo talmente tanto nei personaggi, da star male fisicamente, avvilita, spesso addirittura in lacrime. Così mi son detta: ma a me chi me lo fa fare? E cominciai a prepararmi come attrice da commedia. Il mio idolo era De Filippo, lo spiavo da dietro le quinte del Teatro San Ferdinando, finché riesco a ottenere un provino».

 

Con quale brano si presentò al grande attore e autore?

EDUARDO DE FILIPPO

«Il monologo finale di Donna Concetta in Non ti pago , abbastanza impegnativo. Lui mi ascolta attento e, alla fine, mi dice: "Seguitemi in camerino". Pensai che volesse dirmi in disparte che ero stata una schifezza, per non sputtanarmi davanti agli altri. All'epoca non sapevo che Eduardo non era attento a certe delicate sottigliezze. E invece, il Direttore, così veniva chiamato, prende in mano il copione della commedia Le bugie con le gambe lunghe , comincia a cambiare tutte le parole con la "erre", sostituendole con altre senza, perché io ho la erre moscia. E nello scegliere le parole, mi chiedeva pure consiglio! Ero imbambolata, non avevo nemmeno capito che mi stava già coinvolgendo in quello che sarebbe stato, poi, lo spettacolo in programma».

 

Finite le correzioni, che accade?

eduardo de filippo natale in casa cupiello 1

«Mi disse: "Passate in amministrazione". Ero stupita. Andai barcollando dall'amministratore, un ometto basso, cicciottello, con gli occhiali rotondi: firmai il mio primo contratto, per 9 mila lire al giorno, cifra notevole».

 

Ma poi i genitori vennero ad applaudirla?

«Eccome no? Mamma Tina, in particolare, felice: era una creativa, aveva studiato pianoforte al conservatorio, e poi dipingeva, disegnava abiti... la vena artistica l'ho ereditata da lei. Anche papà, alla fine, accettò il mio lavoro teatrale, ne era orgoglioso, però una volta mi chiese: "Non sei ancora stanca di fare questa vita da zingara?". Ma io ho cominciato la mia carriera, sia pure facendo piccole parti, dalla porta principale con Eduardo, un maestro di scena e di vita, a cominciare da una disciplina inflessibile».

MARISA LAURITO

 

Qualche esempio?

 «Lavorare nella sua compagnia era come andare in fabbrica: vicino al suo camerino, c'era un tavolino, con sopra un registro. Quando arrivavi, segnavi data, ora e firmavi l'ingresso in teatro. Iniziavano quindi le prove a tavolino: per due o più giorni di seguito, lui leggeva tutti i ruoli dandoci la giusta interpretazione.

 

eduardo de filippo

Poi si passava alle prove in piedi e ti faceva vedere la gestualità, sentire l'intonazione dei personaggi. Infine, le prove in palcoscenico: Eduardo si sedeva di spalle al sipario chiuso, noi tutti in fila davanti a lui, alla giusta distanza. Ognuno recitava le battute assegnate, aggiungendo la propria creatività, e tutti dovevamo assistere dalla prima all'ultima scena.

 

Un esercizio fondamentale che ti consentiva di guardare come lavoravano gli altri e confrontarti con loro. Inoltre, era proibito imbastire legami amorosi tra colleghi: due attori vennero licenziati, perché fu scoperta la loro tresca. E anche in questo aveva ragione: mi è capitato, negli anni, di trovarmi in compagnie dove c'era gente fidanzata o sposata e ne ho viste di cotte e di crude: quando litigavano era un disastro per lo spettacolo, alcuni si menavano in scena!».

 

 Eduardo disse: il teatro è gelo.

roberto d agostino, marisa laurito, renzo arbore foto andrea arriga

«Perché era la sua missione, lui viveva per il teatro e infatti sottolineava: mi definiscono un orso, ma come avrei potuto frequentare le feste, le cene, le baldorie e poi scrivere quello che ho scritto? La sua era dedizione assoluta al mestiere che aveva scelto. Al suo funerale, noi attori gli rendemmo omaggio con il nostro picchetto d'onore».

 

E poi arriva il suo debutto al cinema con Bud Spencer...

«Bud, ovvero Carlo Pedersoli, era napoletano come me: una festa lavorare con lui. Quando c'era la pausa, ci chiudevamo nella sua roulotte, dicendo che andavamo a studiare il copione. In realtà io cucinavo i bombolotti alla matriciana e ci facevamo certe scorpacciate... Lui pure abitava a Napoli e mi raccontò che, quando era già noto, uno scugnizzo gli si avvicina dicendogli: "Come siete bello, vi vorrei come padre, perché il mio è na' vera schifezza... vi posso chiamare papà?". Carlo gli risponde di sì e il ragazzino ribatte: "Papà mi dai 100 lire che me vado a compra' nu' gelato?"».

 

Marisa Laurito e Luciano De Crescenzo

L'incontro con Luciano De Crescenzo?

«Mi chiedo come non ho fatto a innamorarmi di Luciano: era colto, intelligente, sapeva fare tutto. Tra noi una grande amicizia, però litigavamo come cane e gatto quando andavamo insieme a vedere le partite del Napoli: non eravamo mai d'accordo sui gol, i falli... Il ricordo più divertente è quando venimmo sequestrati».

 

Da chi?

 «Eravamo proprio in attesa di andare allo stadio. Stavamo passeggiando per le strade del quartiere Forcella. Veniamo avvicinati da un paio di guappi che mi avevano riconosciuto, ci invitano ad andare con loro: volevano portarci a casa del boss Luigi Giuliano, mio ammiratore. Impossibile rifiutarsi. Arriviamo dal boss, che ci accoglie con complimenti e gradevolezze di ogni tipo, ringraziandoci per essere andati a trovarlo. Ma poi dovevamo andare a vedere la partita e lo invitammo, a nostra volta, a venire con noi. Il boss rispose: "Non posso, sono agli arresti domiciliari"».

simona marchini marisa laurito silvia annichiarico e renzo arbore

 

L'incontro con Renzo Arbore: la svolta?

«Conobbi Renzo grazie a Luciano, ma in quel periodo io ero primadonna al Bagaglino, a Roma, e approdare a Quelli della notte , in una banda di sciamannati, per me fu un tuffo nel buio: era tutto improvvisato, un cazzeggio continuo, era tutto un gioco in cui i primi a divertirsi, prima ancora del pubblico, eravamo noi... e riuscimmo persino a beccarci una accusa di blasfemia».

 

E per cosa?

presepe dago, de crescenzo, laurito, arbore

«Era Natale e, per fare gli auguri, ci mascherammo: Renzo era Gesù nella culla, io la Madonna, Luciano San Giuseppe».

 

In effetti, una mascherata un po'...

«Sì ma noi non volevamo offendere la religione. Era uno dei tanti giochi che facevamo con tanto affetto per il pubblico».

 

 Si è mascherata da moglie anche nel matrimonio lampo con l'ex calciatore Franco Cordova?

franco cordova marisa laurito

«A sposarmi non ci avevo mai pensato sul serio, ma con Franco eravamo stati fidanzati 7 mesi e alla fine capitolai. È stato il mio unico marito per soli tre mesi. Durante il fidanzamento era andato tutto liscio e non aveva manifestato i suoi intenti maritali. È cambiato di botto, subito dopo il fatidico sì : mi voleva donna di casa, pensava che avrei smesso di fare l'attrice. Insomma secondo lui avrei dovuto fermarmi a guardare lui che faceva la qualunque. Ho un carattere troppo indipendente e vitale. E ora sono legata da anni a un uomo che mi lascia totale libertà di portare avanti i miei impegni».

 

marisa laurito persone naturali e strafottenti

Il nuovo impegno è la direzione di un teatro napoletano importante: il Trianon Viviani.

MARISA LAURITO CON IL COMPAGNO

«Si realizza il sogno della mia vita, oltretutto mi capita un palcoscenico frequentato dai più grandi artisti. Il primo spettacolo, infatti, è stato proprio dedicato a Raffaele Viviani, lo abbiamo rappresentato nei luoghi dov' era ambientato, Porta Capuana e Piazza Ferrovia. A Natale, il maestro Roberto De Simone, firma per noi una cantata: Ninna nanna a Gesù con 40 elementi in scena. Poi è mia ferma intenzione dedicare spazio alla musica napoletana di qualità, con numerosi artisti, e un mese intero a Peppino Patroni Griffi con sue quattro commedie. Inoltre, siccome il Trianon si trova in un quartiere a rischio, Forcella, faremo un laboratorio per donne in difficoltà e giovani disadattati: il teatro può servire anche a questo».

Ha da poco compiuto 69 anni: oltre al Trianon, qualche altro sogno ancora da realizzare?

«In Italia si diventa importanti intorno ai 70 anni, quindi sì, ho ancora un po' di tempo per realizzare qualcos'altro».

MARISA LAURITOARBORE E LAURITO marisa laurito e renzo arbore (3)Marisa Laurito con Renzo Arbore marisa lauritoroma napoli flaminio con marisa laurito

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