ciro grillo

LEGGETE CON ATTENZIONE IL VERBALE DEL MAESTRO DI KITESURF CHE RACCOLSE LO SFOGO DELLA 19ENNE CHE ACCUSA DI STUPRO CIRO GRILLO E I SUOI AMICI: “MI HA RIFERITO, IN MANIERA CONFUSA E CONTRADDITTORIA, DI ESSERE USCITA IN UN LOCALE E DI AVER CONOSCIUTO DEI RAGAZZI CHE AVEVANO ABUSATO DI LEI. IL RACCONTO ERA ALQUANTO CONFUSIONARIO E SOSTENEVA DI NON RICORDARE BENE L'ACCADUTO PERCHÉ ERA MOLTO UBRIACA E NON SAPEVA NEANCHE SE FOSSE ACCADUTO DI SERA O DI MATTINA. PER I MOLTI NON RICORDO CHE STAVA ESPRIMENDO, NON HO CREDUTO PIÙ DI TANTO A QUELLO CHE MI STAVA DICENDO…”

Giacomo Amadori per “la Verità”

 

CIRO GRILLO

Capelli biondi mossi, fisico asciutto e abbronzato, collanina d' ordinanza: in poche parole il maestro di kitesurf come te lo aspetti. È lui uno dei primi testimoni chiamati a confermare la versione di S.J., la ventenne italo-norvegese che sostiene di essere stata violentata, la mattina del 17 luglio 2019, da Ciro Grillo, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria. Il 25 agosto 2019, Marco G., quarantacinquenne originario di Gorizia e trapiantato in Sardegna per amore del mare, davanti ai carabinieri del Reparto territoriale di Olbia, ha mostrato innanzitutto le chat che aveva scambiato con S. quel 17 luglio.

CIRO GRILLO - LA VILLETTA DI CALA DI VOLPE DOVE SI SAREBBE CONSUMATO LO STUPRO

 

Alle 12.10, mentre S. sta ancora dormendo a casa di Ciro e compagni, le scrive per avvertirla che si è infortunato e che quindi non potrà essere presente alla lezione delle 15.

L' uomo allega anche la foto della caviglia gonfia. Un paio d' ore dopo S. viene svegliata dall' amica R.M. che la trova «confusa e sconvolta [] con tutto il trucco colato [] per il pianto». Alle 14.36 S. sembra voler far finta di nulla con il maestro: «Uddio come stai?

Come cazzo hai fatto?». Passano venti minuti e S. realizza: «Nooo quindi oggi non sono con te giusto? Mi spiaceeeeee. Spero che tu ti rimetta presto».

LE TAPPE DELLA NOTTATA DEL PRESUNTO STUPRO DI GRUPPO

 

Altri venticinque minuti e S. digita: «Marco ieri sera ho fatto casino poi quando ci vediamo ti racconterò». Alle 15.47, mentre la «grande kiter» (così la chiama il maestro) sta andando a lezione, Marco G. replica: «Spero non si tratti di nulla di grave».

 

E lei gli manda questo vocale: «No, Marco tranquillo, non ti preoccupare ehm ho fatto una cazzata, poi te la racconterò, eh, niente, cioè parliamo un attimo ehm mi serve un po' una dritta diciamo proprio cinque dita in faccia mi servono, comunque ehm sto andando a lezione, mi spiace un casino che non ci sei []. Niente spero di vederti presto così, cioè, parliamo e ci divertiamo (ride, annotano gli investigatori, ndr)». Marco G. ipotizza che quel riferimento alle «5 dita in faccia» potesse significare «che per quello che aveva fatto si meritava una sberla».

FRANCESCO CORSIGLIA

 

Le chat proseguono la sera: «Alle ore 20.25 mi ha risposto di non preoccuparmi che quando ci saremmo visti mi avrebbe parlato. Subito dopo mi ha mandato un messaggio chiedendomi che cosa avessi fatto al piede e alle 20.27 mi ha inviato un ulteriore audio raccontandomi, peraltro con voce soddisfatta e felice, della lezione che aveva sostenuto con la mia collega Francesca e che aveva fatto un figurone.

 

Dopo un minuto mi ha mandato un nuovo audio in cui ha specificato che nonostante la lezione fosse andata benissimo, si era recata in spiaggia senza avere dormito e ubriaca. Si giustificava dicendo che era andata perché aveva bisogno di uno "stacco", ma non l'avrebbe fatto mai più. Le ho risposto che avevo provato a telefonarle e che mi sentivo più tranquillo nell' apprendere che la cazzata che aveva fatto era riferita all' ubriacatura e al fatto che non avesse dormito. Quindi la consolavo dicendole che alla sua età erano cose che capitavano».

 

ciro grillo intercettato da non e' l'arena 2

L'ultimo messaggio risale alle 23.19, quando S. scrive: «Marco sono collassata dal sonno e mi sa che tra un po' mi riaddormenterò». Nei giorni successivi i due si sono rivisti, forse in occasione dell'ultima lezione, avvenuta il 21 luglio, quando la giovane è tornata a Milano con i genitori. Marco G. ricorda: «Mentre ci stavamo dirigendo [] in acqua, S. ha iniziato il discorso, informandomi che la sera in cui era successo il casino si era ubriacata. Poi era entrata in acqua per fare la lezione e io ho percepito dal suo atteggiamento che aveva bisogno di esternare un qualcosa. Infatti durante i tempi morti della lezione ha iniziato a raccontarmi, in maniera peraltro confusionaria, che le era successa una cosa brutta e non sapeva come comportarsi. Io mi sono preoccupato e le ho chiesto cosa fosse accaduto.

ciro grillo 9

 

Lei ha replicato "Eh, è che è successo di nuovo". A seguito di questa frase ho subito immaginato che si stesse riferendo alla confidenza che mi aveva fatto l' anno prima, ossia che era stata abusata dal suo migliore amico». A questo punto un investigatore chiede spiegazioni. Risposta: «In sostanza, sempre durante una lezione, S. mi aveva confidato che il suo migliore amico d'infanzia, senza rivelarmi il nome, l' aveva costretta a un rapporto sessuale anche se lei non era d'accordo e mi chiedeva come si doveva comportare.

CIRO GRILLO

 

Ricordo che la esortai a fare due cose: denunciare l'accaduto e renderlo pubblico oppure parlare con il suo amico per costringerlo, in un certo senso dandogli due alternative, a farsi aiutare da qualcuno competente oppure che lo avrebbe denunciato. Lei lo descriveva come il suo migliore amico e (diceva, ndr) che gli voleva molto bene e che in passato si erano baciati senza andare oltre».

 

VITTORIO LAURIA

Marco G. riferisce di aver riaffrontato l'argomento in tempi più recenti: «Quest' anno mi ha confermato di averne parlato con lui, il quale sentendo le accuse era caduto dalle nuvole, ritenendo il rapporto sessuale consenziente. S. aveva, quindi, deciso di non denunciarlo perché, a suo dire, gli aveva creduto. Se devo esplicitare la sensazione che ho avuto durante il racconto, ho pensato che S. si stesse arrampicando sugli specchi, perché, essendo una vittima, avrebbe dovuto approfondire la cosa e, invece, non aveva fatto nulla, né lo aveva denunciato, né lo aveva comunque aiutato, credendo alla sua dichiarazione. Quindi ho pensato che la ragazza stesse cercando di attirare la mia attenzione. Faccio presente che nel mio ambiente lavorativo, poiché si entra in sintonia con gli allievi, mi è capitato di ricevere da loro confidenze, a mio avviso talvolta poco veritiere».

 

FRANCESCO CORSIGLIA

Ricordiamo che S. ha vissuto dal 2017 al giugno del 2019 in Norvegia insieme con il padre originario di Oslo, mentre madre e sorella sono rimaste a Milano. Lassù la presunta vittima ha frequentato il quarto e quinto anno di liceo «in quanto non si trovava bene nella scuola italiana».

 

E nel 2018, in Norvegia, S. avrebbe subito la prima violenza. Che la giovane ha menzionato ai magistrati nel febbraio 2020: «In passato, quando ero in Norvegia, c'era stato un flirt con un mio amico, con il quale condividevo la tenda in un camping scolastico. Ricordo che mi ero addormentata e lui mi aveva penetrata.

 

EDOARDO CAPITTA

È accaduto nel 2018. In quell' occasione mi ero svegliata accorgendomi che lui stava venendo, quindi uscivo dalla tenda e scappavo nel bosco a piangere. Non ho mai denunciato il fatto perché non avevo capito che cosa fosse successo, ma anche per paura e perché lui era il mio migliore amico. Non volevo parlare con nessuno di questa cosa». Ma poi l' ha confidata alla madre, a due amiche e al maestro di kite.

 

Marco G., con i carabinieri, prosegue il resoconto delle confidenze ricevute da S.: «Quando mi ha detto che le era successo di nuovo le ho subito chiesto di cosa si trattasse. Lei mi ha riferito, in maniera a mio avviso piuttosto confusa e contraddittoria, di essere uscita in un locale, non ricordo se mi abbia detto quale, e di aver conosciuto dei ragazzi, tipo 5 o forse 7, non lo ricordava perché aveva bevuto. Alla fine questi ragazzi, forse 4, avevano abusato sessualmente di lei.

 

ciro grillo su instagram

Il racconto, come detto, era alquanto confusionario e S. sosteneva sempre di non ricordare bene l'accaduto perché era molto ubriaca e non sapeva neanche se fosse accaduto di sera o di mattina. Sinceramente, per i molti non ricordo che S. stava esprimendo, non ho creduto più di tanto a quello che mi stava dicendo e le ho detto che non sapevo cosa consigliarle. Le ho comunque fatto presente che la cosa da lei raccontata era molto grave e il fatto che fosse stata ubriaca e non ricordasse i particolari non andava certo a suo favore in caso di denuncia e poteva andare incontro a conseguenze». Il maestro, infine, dice di non aver notato eventuali lividi sul corpo di S., anche perché gli allievi usano la muta lunga.

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