LIBIA, BEL SUOL DI GUERRA – LE PROTESTE E GLI SCONTRI INFIAMMANO IL PAESE, DA TOBRUK A TRIPOLI, PASSANDO PER SIRTE E BENGASI: LE MILIZIE BLOCCANO POZZI E RAFFINERIE DI PETROLIO, E DI CONSEGUENZA LA RETE ELETTRICA È IN BLACKOUT PERMANENTE. I CITTADINI SCENDONO IN PIAZZA, MENTRE I DUE GOVERNI CONTINUANO A URLARSI CONTRO: È UNA BOMBA PRONTA A ESPLODERE, A DUE PASSI DALL’ITALIA. E NOI CHE FACCIAMO?

 

Francesca Mannocchi per “La Stampa”

 

sede del parlamento di tobruk in fiamme

Un gruppo di manifestanti ha assaltato e dato fuoco alla sede distaccata del ministero delle Finanze di Sebah, a Misurata i cittadini hanno assaltato la sede del consiglio Municipale, a Tripoli i gruppi armati fedeli al governo hanno sciolto le manifestazioni colpendo la gente con colpi di arma da fuoco, a Sirte invece la gente è scesa in piazza con le bandiere verdi, quelle gheddafiane.

 

A qualche centinaio di chilometri, a Bengasi, nell'est del Paese, sono state date alle fiamme le immagini di suo figlio Saif al Islam Gheddafi. Da ultimo venerdì gruppi di manifestanti hanno preso d'assalto e incendiato la sede del parlamento della Cirenaica a Tobruk.

 

 

È la cronaca delle ultime settimane libiche, eventi che sembrano da un lato riportare indietro il Paese di dieci anni, dall'altro riportarlo - per l'ennesima volta dal 2014 - sull'orlo di un conflitto armato.

 

La storia del Paese insegna che le evoluzioni e i passi falsi della vita politica si legano al petrolio e che il petrolio si lega alle attività delle milizie armate. Gli eventi di questa estate libica seguono, purtroppo, lo stesso copione.

 

protesta contro i blackout in libia

Venerdì il NOC, la National Oil Corporation libica, ha dichiarato lo stato di forza maggiore sulle esportazioni di petrolio dopo settimane di proteste generate dalla spaccatura nella classe politica libica su chi dovrebbe governare il Paese.

 

La contrapposizione, oggi, è tra Fathi Bashaga, il primo ministro nominato dal parlamento all'inizio di quest' anno, e il primo ministro Abdul Hamid Dbeibah, nominato lo scorso anno attraverso un processo sostenuto dalle Nazioni Unite. Dbeibah, secondo il processo di pace inaugurato nel 2020, avrebbe dovuto svolgere il suo ruolo ad interim fino alle elezioni di dicembre che, però, non si sono mai tenute, e oggi, a processo di pace fallito, si rifiuta di cedere il potere. Così il Parlamento con sede nell'est ha affermato che il governo di unità provvisoria di Abdul Hamid Dbeibah fosse scaduto e ha nominato Fathi Bashagha per sostituirlo.

MILITARI A TRIPOLI

 

Il conflitto tra i due governi ha dato vita a intensi combattimenti tra le influenti milizie della parte occidentale del Paese, da una parte la Brigata Nawasi, fedele a Bashaga, dall'altra la Stability Support Force, che invece sostiene Abdul Hamid Dbeibah.

 

Ad assistere, una volta ancora, le Nazioni Unite che, dopo il fallimento del processo di pace di Ginevra del 2020, dopo il mancato accordo dell'inizio di giugno durante i colloqui tenuti al Cairo, giovedì scorso hanno affermato che le negoziazioni tra le fazioni rivali non riescono a sanare le differenze e le distanti visioni sul futuro del Paese.

 

sede del parlamento di tobruk in fiamme

Così, una volta ancora, la Libia resta spaccata a metà e ha due parlamenti. Un pezzo del Paese è sotto il controllo di Fathi Bashaga, sostenuto dal Parlamento con sede in Cirenaica, a Sirte, nell'est della Libia, un altro pezzo sotto il controllo di Dbeibah con sede a Tripoli.

 

In mezzo i cittadini e la ricchezza libica - il petrolio - minacciata dalle milizie che hanno bloccato pozzi e raffinerie. Negli ultimi mesi le condizioni di vita dei libici sono peggiorate molto, così come è aumentata la frustrazione di un Paese che vive sul gas e sul petrolio e fa i conti con una cronica mancanza di carburante.

 

scontri a tripoli

Dallo scorso aprile alcuni dei principali terminal petroliferi sono stati bloccati, e la National Oil Corporation ha contabilizzato perdite per oltre 3,5 miliardi di dollari. Il blocco aveva lo scopo di tagliare le principali entrate statali al primo ministro Dbeibah, che però si è di nuovo rifiutato di dimettersi.

 

Giovedì il presidente del NOC, Mustafa Sanalla, parlando alla stampa libica, ha detto di aver cercato in ogni modo di evitare di dichiarare lo stato di forza maggiore, ma le condizioni erano diventate insostenibili in tutto il Golfo di Sirte, nei terminali di Sidra, Ras Lanuf, oltre al campo Al-Feel, e Brega e Zueitina.

fathi bashagha

 

A causa dei blocchi la National Oil Corportation non era più in grado di alimentare le «centrali elettriche di Zuetina, Bengasi e Sarir, a causa del collegamento tra produzione di greggio e gas dei giacimenti delle società Waha e Mellitah, che ha portato ad una mancanza di fornitura di gas naturale al gasdotto costiero».

 

Significa niente petrolio e niente gas nelle raffinerie, niente esportazioni, e niente elettricità per i cittadini. Significa soprattutto che non ci sono entrate dalla vendita delle risorse energetiche da cui dipende l'intera economia libica. Con le rendite del petrolio vengono pagati gli stipendi dei lavoratori pubblici, finanziate le infrastrutture, i generatori di corrente usati dai cittadini e dagli ospedali, e i prezzi dei beni di prima necessità, come il pane. «Il petrolio è la linfa vitale dei libici - ha detto Mustafa Sanalla dopo aver dichiarato lo stato di forza maggiore - ed è usato come merce di scambio, questo è un peccato imperdonabile».

 

 

ASSALTO AL PARLAMENTO DI TOBRUK IN LIBIA

Non è la prima volta che accade, né è la prima volta che Sanalla denuncia che i pozzi e le raffinerie siamo sotto la costante minaccia delle milizie, i gruppi armati che da anni rendono la sicurezza delle infrastrutture un'arma di ricatto sul piano politico.

Le proteste delle ultime settimane hanno di nuovo paralizzato le esportazioni di petrolio, mentre il mercato è alle prese con la perdita della fornitura del petrolio russo a causa delle sanzioni occidentali.

HAFTAR DBEIBAH

 

Secondo il NOC la produzione è «bruscamente diminuita» e le esportazioni giornaliere sono diminuite di 865.000 barili al giorno rispetto ai normali tassi di produzione, perdita a cui si aggiunge quella pari a 220 milioni di metri cubi di gas, necessari per alimentare la rete elettrica.

 

Senza petrolio non c'è elettricità, si è detto. E senza elettricità la Libia vive in uno stato di cronici blackout anche di 18 ore al giorno, mentre il dinaro libico si è svalutato del 300% in pochi anni.

 

ABDEL HAMID DBEIBAH RECEP TAYYIP ERDOGAN

La rabbia per le condizioni di vita e la sfiducia per i rappresentati politici è esplosa negli assalti alle sedi governative in tutto il Paese. Le immagini più drammatiche sono arrivate da Tobruk, sede di una delle due amministrazioni rivali della Libia, dove i manifestanti hanno preso d'assalto il parlamento e dato fuoco a una parte dell'edificio.

 

Le prima immagini mostrano colonne di fumo che si alzano dal palazzo mentre i manifestanti bruciano pneumatici all'esterno gridando «vogliamo elettricità». Un altro video, diffuso ieri dal media libico al-Wasat, mostra un manifestante alla guida di un bulldozer che sfonda una delle recinzioni del Parlamento: alcuni manifestanti si fanno strada nell'edificio, mentre altri sventolano le bandiere verdi del regime di Gheddafi. Ieri dall'altra parte del Paese, nella capitale Tripoli, le strade di mezza città erano chiuse, sbarrate dai mezzi corazzati delle milizie.

scontri a tripoli

 

È troppo presto per dire se le manifestazioni di questi giorni siano il seme di una protesta più strutturata, ma non c'è dubbio che abbiamo dei denominatori comuni: la disperazione collettiva per la situazione economica e il ladrocinio delle risorse, la frustrazione per i mancati accordi politici, la richiesta di un cambiamento. Soprattutto sono proteste guidate da giovani che assistono da dieci anni al fallimento delle promesse della rivoluzione del 2011.

 

La speranza per il prossimo futuro è che le istanze di queste proteste dell'Est, del Sud e dell'Ovest della Libia riescano a convergere e spronare la classe politica al cambiamento. Il realismo dice però che è assai più probabile che queste manifestazioni siano il preludio della prossima guerra civile.

Articoli correlati

TRIPOLI E TRIBOLI - MENTRE ABBIAMO GLI OCCHI PUNTATI SULL'UCRAINA, LA POLVERIERA LIBICA E ESPLOSA

 

 

 

gas dalla libia 3gas dalla libia 2fathi bashagha

Ultimi Dagoreport

niaf francesco rocca daniela santanche arianna meloni claudia conte zampolli peronaci

DAGOREPORT: METTI UNA SERA A CENA…I FRATELLI D’AMERICA! -SEMBRAVA DI ESSERE IN UN FILM DEI VANZINA AL GRAN GALA DEL NIAF, 2180 INVITATI, 218 TAVOLI DA 150MILA DOLLARI OGNUNO, OCCUPATI DAI BOSS DELLE PARTECIPATE DI "PA-FAZZO CHIGI" (DONNARUMMA, CATTANEO, FOLGIERO, ETC.), JOHN ELKANN CHE HA TRASFORMATO IL GIARDINO DELL'AMBASCIATA IN UN AUTOSALONE (TRA MASERATI E FERRARI, TRONEGGIAVA UN TRATTORE!), FINANZIERI VARI E DE LAURENTIIS, IL GOVERNATORE ROCCA E SANTANCHÉ - CAUSA SHUTDOWN DEL GOVERNO USA, NON C'ERA ALCUN TIRAPIEDI DI TRUMP: DELUSI COLORO CHE SOGNAVANO, ATTRAVERSANDO L'ATLANTICO, DI BANCHETTARE CON SUA MAESTÀ "THE DONALD" E LA SUA "RAGAZZA PONPON" GIORGIA MELONI - QUELLI DEL NIAF HANNO "COPERTO" IL BUCO DELLE AUGUSTE PRESENZE INVITANDO ARIANNA MELONI, UNICO SEGRETARIO POLITICO PRESENTE, CHE HA COSÌ RICEVUTO IL SUO BATTESIMO NELL'AGONE INTERNAZIONALE - NON POTEVA MANCARE L’ONNIPRESENTE CLAUDIA CONTE CHE SI È FATTA RITRARRE INSIEME ALL’AMBASCIATORE PERONACI, GIA’ CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI PIANTEDOSI, E A QUEL MARPIONE DI PAOLO ZAMPOLLI, INVIATO SPECIALE DI TRUMP - LA PASTA SCOTTA E L’ESIBIZIONE DEL PREZZEMOLONE BOCELLI - VIDEO

matteo salvini alberto stefani luca zaia

DAGOREPORT - LUCA ZAIA MINACCIAVA DI DIVENTARE UN SERIO “PROBLEMA” PER MATTEO SALVINI E FORSE LO SARÀ: NON POTENDO IL “DOGE”, PER ORDINE DI SALVINI IN COMBUTTA CON MELONI, GUIDARE UNA LISTA A SUO NOME, UNA VOLTA SBATTUTO A CAPOLISTA IL SUO ENTUSIASMO POTREBBE SCEMARE E LA LEGA IN VENETO CORRE IL RISCHIO DI UN SORPASSO DI FRATELLI D'ITALIA - EVENTUALITA' CHE METTEREBBE DI NUOVO IN DISCUSSIONE LA LEADERSHIP DEL "CAPITONE" - I RAS LOCALI HANNO CRITICATO PER ANNI SALVINI, SENZA MAI AVERE IL CORAGGIO DI SFIDUCIARLO. QUESTA VOLTA, TRA UN VANNACCI CHE SI PRENDE I PIENI POTERI NEL PARTITO E I MALUMORI PER LA "CESSIONE" DELLA LOMBARDIA A FDI, UN FLOP IN VENETO POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO - SE SALVINI NON RIDE IN VENETO, ELLY SCHLEIN POTREBBE PIANGERE IN CAMPANIA: IL GRILLONZO ROBERTO FICO NON ENTUSIASMA E FA INCAZZARE DE LUCA CON LE SUE LEZIONCINE ETICHE SUI CANDIDATI. TANT'E' CHE TRA I FEDELISSIMI DI DON VICIENZO È PARTITO IL FUGGI FUGGI VERSO LE SIRENE DELLA DESTRA DI POTERE...

orcel messina

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI: ALLA CHIUSURA DELLA GIORNATA BORSISTICA DI OGGI LA CAPITALIZZAZIONE DI MERCATO DI UNICREDIT REGISTRA 98,20 MILIARDI, E' SUPERIORE A QUELLA DI BANCA INTESA CHE SI SI ATTESTA A 97,67 MILIARDI – CON L’ARRIVO DI ANDREA ORCEL A UNICREDIT È INIZIATO IL CAMMINO DI SORPASSO SULLA PRIMA BANCA ITALIANA GUIDATA DA CARLO MESSINA – A PIAZZA GAE AULENTI, MENTRE SI AVVIA LA RICERCA DEL SOSTITUTO DEL PRESIDENTE PADOAN, ORCEL STA PREPARANDO I “BOTTI” DI NATALE, RICCHI DI SORPRESE…

luca zaia giorgia meloni matteo salvini

FLASH! – LUCA ZAIA, ABBAIA MA NON MORDE: SONO IN MOLTI A CHIEDERSI PERCHÉ IL GOVERNATORE USCENTE DEL VENETO ABBIA ACCETTATO DI FARE DA CAPOLISTA IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI, ALLE PROSSIME REGIONALI, MALGRADO NON ABBIA OTTENUTO NÉ IL TERZO MANDATO, NÉ LA POSSIBILITÀ DI PRESENTARE UNA LISTA A SUO NOME (CON CUI AVREBBE POTUTO PESARE LA SUA FORZA ELETTORALE E SOTTRARRE CONSIGLIERI REGIONALI A FRATELLI D’ITALIA) - PERCHÉ ZAIA SI È PRESTATO A UN’OPERAZIONE DI COSÌ PICCOLO CABOTAGGIO? UNA MOSSA CHE AVVANTAGGIA SOLO SALVINI E FA FELICE LA MELONA, CHE NON CORRONO IL RISCHIO DI FARSI FREGARE I VOTI DA UNA LISTA ZAIA...

giorgia meloni donald trump al sisi tony blair

DAGOREPORT - COME MAI LA MELONISSIMA TROVA IL TEMPO PER SCAPICOLLARSI IL PRIMO NOVEMBRE IN EGITTO PER L’INAUGURAZIONE GRAND EGYPTIAN MUSEUM DI GIZA? - LA SCAMPAGNATA HA COME OBIETTIVO DI AMMALIARE IL LEADER EGIZIANO AL SISI PER AVERE UN POSTO AL TAVOLO DEL “CONSIGLIO DI PACE” CHE DOVRÀ GESTIRE LA DIFFICILE RICOSTRUZIONE DELLA PALESTINA – SE CONVINCERE IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, PER LA “BELLISSIMA GIORGIA” (COPY TRUMP) NON È UN GRAN PROBLEMA, PER STREGARE IL MONDO ISLAMICO, UNA GITARELLA IN EGITTO CADE COME IL CACIO SUI MACCHERONI – E DOPO IL RIFIUTO ARABO COME “GOVERNATORE” DI GAZA DI BIGLIET-TONY BLAIR, LA NEFERTARI DER COLLE OPPIO COVEREBBE ADDIRITTURA IL SOGNO DI…

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - IL CLAMOROSO VIDEO MAGA, CHE DONALD TRUMP HA “CONSACRATO” RILANCIANDOLO SU TRUTH, IN CUI SI AFFERMA CHE L'ITALIA SI ACCINGEREBBE A ROMPERE CON L’UNIONE EUROPEA SUI DAZI PER NEGOZIARE DIRETTAMENTE CON GLI STATI UNITI E CHE IL NOSTRO PAESE SAREBBE INTERESSATO A TAGLIARE IL SUO SOSTEGNO ALL'UCRAINA, È UN FATTO GRAVISSIMO, BENCHE IGNORATO DAL "CORRIERE", PERCHÉ È ESATTAMENTE L'OPPOSTO DELLA LINEA PORTATA AVANTI UFFICIALMENTE DALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA IN QUESTI ANNI - UNA TALE MAGA-SCONCEZZA AVREBBE DOVUTO SPINGERE LA DUCETTA A UN SEMPLICE COMMENTO: TRATTASI DI FAKE-NEWS. INVECE, LA TRUMPETTA DI PALAZZO CHIGI, CHE FA? ZITTA! - PARLANO INVECE TAJANI E LOLLOBRIGIDA CHE GARANTISCONO: “ABBIAMO SEMPRE LAVORATO CON L'UNIONE EUROPEA, MA CHIARAMENTE PARLIAMO ANCHE CON GLI AMERICANI…” - VIDEO