alberto franceschini renato curcio mario moretti aldo moro brigate rosse

LA LOTTA ARMATA AL BAR – I PADRI “NOBILI” DELLE BR LITIGANO PER L’ARRESTO DI RENATO CURCIO (DOPO 46 ANNI)! ALBERTO FRANCESCHINI INCOLPA MORETTI, MA PIERLUIGI ZUFFADA NON CI STA: “ALIMENTA LE CIANCE SULLE BR ETERODIRETTE” - E POI GLI RINFACCIA “L’ERRORE MADORNALE” DEL SEQUESTRO MORO: AVERE IMPOSTO LA LIBERAZIONE DEI MILITANTI DETENUTI, UNA RICHIESTA “CHE CHIUSE LE POSSIBILITÀ DI MANOVRA”. SE MORO FU AMMAZZATO FU COLPA DI QUELLA SCELTA

Luca Fazzo per “il Giornale”

 

mara cagol renato curcio

Mara Cagol aveva provato a spiegare che quel Frate Mitra non la convinceva. Perché si era presentato alle Brigate Rosse dicendo di avere combattuto con la guerriglia in Bolivia. Ma a lei, che era trentina, quell'andatura non sembrava proprio quella di uno abituato a andare per i monti. Mara sentiva puzza di infiltrato e di trappola. Non le diedero retta.

 

arresto renato curcio

E fu così che Renato Curcio venne catturato. Sono passati quarantasei anni dal giorno in cui il fondatore delle Br fu arrestato grazie alla soffiata di Silvano Girotto, alias Frate Mitra. E un racconto inedito di quell'episodio cruciale degli esordi della lotta armata in Italia viene reso pubblico grazie allo scontro furibondo tra gli esponenti delle prime Br e un altro dei padri fondatori: Alberto Franceschini, cresciuto nel Pci di Reggio Emilia e nella mitologia della Resistenza tradita. Da tempo, Franceschini ha abiurato, oggi lavora all'Arci.

 

renato curcio

E il 31 luglio ha rilasciato una intervista a Repubblica in cui ripercorre quegli anni. Parla anche dell'arresto di Curcio: perché insieme al leader venne arrestato anche lui. E dice una cosa brutale: che a farlo arrestare fu Mario Moretti, il tecnico della Siemens che sarebbe diventato il nuovo leader brigatista e l'inquisitore di Aldo Moro durante il sequestro. Tempo due giorni, e arriva la risposta.

 

La firma uno del nucleo storico: Pierluigi Zuffada, 74 anni, uno che è sempre stato zitto. Ma che ora parla, anche a nome di altri veterani. È una risposta altrettanto brutale, perchè Franceschini viene accusato di alimentare le tante ciance senza fondamento sulle Br «eterodirette», comprese quelle su un Moretti al soldo dei servizi segreti o almeno «ambiguo».

 

PIERLUIGI ZUFFADA ATTILIO CASALETTI E PAOLA BESUSCHI

Ma Moretti, ricorda Zuffada, «sta ancora scontando una pena a 39 anni dal suo arresto, a riprova della sua presunta ambiguità». A Franceschini, l'ex compagno rinfaccia tante cose: dall'essere tornato all'ovile, lavorando per il partito da cui proveniva; alla più pesante, avere imposto all'inizio del sequestro Moro che le Br chiedessero in cambio dell'ostaggio la liberazione dei loro militanti detenuti, tra cui Franceschini stesso.

 

alberto franceschini

Una richiesta impossibile, «un errore madornale che chiuse tutte le possibilità di manovra». Se Moro fu ammazzato, la colpa è di quella scelta. A colpire (e a suscitare almeno un interrogativo) è però soprattutto la ricostruzione dell'arresto di Curcio e Franceschini. Quest' ultimo, tanto per cominciare, a Pinerolo non doveva esserci, «doveva andare solo Renato».

 

La notizia cruciale è che «alla colonna milanese arriva una soffiata: l'appuntamento tra Renato e Girotto era una trappola. Non siamo mai riusciti a arrivare alla fonte di quella soffiata, in quanto della notizia erano a conoscenza solo i carabinieri di Dalla Chiesa e la Procura di Torino». Ma la trappola scatta lo stesso.

BRIGATE ROSSE

 

Perché nel settembre '74 non esistono telefonini, e avvisare Curcio è impossibile. Moretti «accompagnato da due compagni, inizia un folle viaggio nella notte alla ricerca di Renato.

 

Non sapevano dove abitasse a Torino, per cui decidono di andare a Piacenza da Franceschini», che conosce l'indirizzo del capo. Ma Franceschini non è in casa, Moretti e gli altri lo aspettano fino all'una sperando che sia andato al cinema, visto che ha lasciato le finestre aperte. Niente da fare. Allora nel cuore della notte corrono nell'Astigiano a cercare la Cagol, che è la donna di Curcio e sa sicuramente dove si nasconda: ma anche lei non c'è. Intanto le ore passano.

 

alberto franceschini 2

A quel punto i tre corrono a Torino, sperando che «un contatto del luogo» possa aiutarli. Invano. «A quel punto Mario e i due compagni prendono una decisione apparentemente folle: vanno al luogo dell'appuntamento a Pinerolo nella speranza di avvisare Renato prima dell'incontro con Girotto». Ma il luogo «pullula di agenti in borghese, la trappola era già scattata, i compagni riescono a svignarsela». Resta da chiedersi: chi fu a cercare di salvare dall'arresto il capo delle Br?

le auto di moro a via fani dopo l agguato delle brigate rosse alberto franceschini renato curcio

mario moretti

 

mario moretti mara cagolil report investigativo sui brigatisti a parigiBRIGATE ROSSE

 

renato curcio 1arrestato renato curcio mario moretti 1

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."