MA FATE SUL SIERO? – COME PENSIAMO DI POTER SFANGARE LA PANDEMIA SE UN TERZO DEGLI INSEGNANTI NON VUOLE FARE IL TEST SIEROLOGICO E I MEDICI SI RIFIUTANO? – I DOCENTI LO POSSONO FARE GRATIS, MA MOLTI PREFERISCONO NON SAPERE O ESSERE VEICOLI DI CONTAGIO – I KIT DI ARCURI SONO PURE IN RITARDO: LO SCREENING È PARTITO MALISSIMO – LE ENNESIME NUOVE REGOLE: AUMENTA LA CAPIENZA NEI BUS, PER GLI STUDENTI MASCHERINE DI STOFFA

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1 – Un docente su tre non vuole fare i test

Valentina Santarpia per il “Corriere della Sera”

 

PROVE DI DISTANZIAMENTO A SCUOLA IN VISTA DELLA RIAPERTURA PROVE DI DISTANZIAMENTO A SCUOLA IN VISTA DELLA RIAPERTURA

Un terzo degli insegnanti reticente a fare il test, medici di famiglia che rinviano il personale scolastico alle Asl, kit arrivati in ritardo o incompleti. Comincia in salita lo screening per 2 milioni di lavoratori della scuola, che dal 24 agosto al 7 settembre possono sottoporsi volontariamente al test sierologico per il Covid, messo a disposizione gratis dal commissario per l'emergenza Domenico Arcuri.

 

Mentre in alcune regioni, come il Friuli-Venezia Giulia, i test partiranno solo oggi, da altre iniziano ad arrivare già i primi dati sui risultati: 16 docenti positivi in Veneto, 12 in Lombardia (tra Varese e Como), 20 in Umbria, 4 in Trentino. Rimarranno in isolamento volontario in attesa del tampone, seguendo la procedura del ministero della Salute. Basterà a riaprire le scuole in sicurezza? Perplesso il presidente dei presidi del Lazio, Mario Rusconi: «Bisognava fare test obbligatori, anche agli studenti del triennio delle superiori: è stato un clamoroso errore renderli facoltativi.

 

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Bastava un provvedimento del governo, come ne sono stati fatti molti altri in questi mesi». E la prima ricognizione dei medici di famiglia sembra dargli ragione. «Abbiamo riscontrato una minore adesione rispetto al previsto - spiega il vicesegretario della Federazione dei medici di famiglia Domenico Crisarà -. Almeno in base ai dati del personale che abbiamo contattato direttamente, visto che da giovedì scorso ci sono stati forniti gli elenchi, c'è un terzo degli insegnanti che si sottrae. Sono perplesso, stiamo parlando di un'emergenza sanitaria e l'adesione non dovrebbe essere messa in discussione».

 

PREPARATIVI IN UNA SCUOLA DI MILANO PER LA RIAPERTURA PREPARATIVI IN UNA SCUOLA DI MILANO PER LA RIAPERTURA

Ma anche gli insegnanti sono nel panico: i gruppi Facebook pullulano di richieste di chiarimenti e consigli, con diversi docenti che segnalano medici che si rifiutano di fare il test e suggeriscono di contattare l'Asl.

 

«Anche questo non va bene: dovrebbero essere mandati al consiglio dell'Ordine, fare il test agli insegnanti è un dovere professionale in questo momento», sottolinea Crisarà. Ma è anche vero che la confusione deriva dal fatto che in alcune regioni la somministrazione del test è stata affidata ai medici di famiglia, e in altre invece alle Asl.

 

DOMENICO ARCURI DOMENICO ARCURI

E poi ci sono stati i ritardi dei kit: anche se l'ufficio di Arcuri li ha consegnati alle Regioni il 10 agosto, non sono arrivati in tutti gli studi medici o alle Asl per tempo. Cittadinanzattiva conferma «problemi nella campagna per effettuare i test sierologici a docenti e personale Ata».

 

Dal ministero della Salute rassicurano: «Migliaia i test già effettuati, la macchina sta andando a regime». Ma i «tempi sono strettissimi», rileva l'Anief, che chiede «informazioni chiare» e una «cabina di regia». E questo è solo l'inizio: sono già previsti test a campione durante tutto l'anno. L'Emilia-Romagna è pronta a fare 20 mila tamponi al giorno dal 28 settembre allargandoli a tutte le figure professionali. Mentre in Veneto decine di prof chiedono di non rientrare perché immunodepressi o impauriti dal Covid.

 

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2 – Il piano degli esperti: più posti sugli autobus e per gli studenti mascherine di stoffa

Gianna Fregonara E Orsola Riva per il "Corriere della Sera"

 

Con la riunione di ieri pomeriggio il Comitato tecnico scientifico ha riscritto le regole per i trasporti pubblici in vista della riapertura delle scuole. Se i bus possono garantire una buon ricambio di aria o dispositivi di distanziamento tra le teste dei passeggeri, la capienza potrà passare dal 50 per cento attuale al 70-75 per cento.

 

CHE SUCCEDE IN CASO DI CONTAGIO A SCUOLA CHE SUCCEDE IN CASO DI CONTAGIO A SCUOLA

Queste disposizioni saranno pubblicate nel verbale della riunione. Il piano del Cts indica ai Comuni e alle aziende di trasporto urbano e regionale di moltiplicare le corse e di allungare gli orari di punta. Questo dovrebbe consentire alle scuole di organizzare gli ingressi degli alunni a scaglioni.

 

A prendere autobus, treni e metro sono principalmente i ragazzi delle scuole superiori. Per loro è indicato che l'inizio delle lezioni sia dopo l'abituale picco di traffico delle 8.30. Ma la misura più importante per garantire l'effettivo arrivo degli studenti a scuola è il via libera, a determinate condizioni, a un aumento della capienza del mezzi.

 

DOMENICO ARCURI MASCHERINE DOMENICO ARCURI MASCHERINE

Per quelli più nuovi, che possono garantire un ricambio di aria con filtri certificati o la messa in opera di distanziatori mobili (tendine, poggiatesta, divisori), sarà possibile arrivare a riempirli fino al 70-75 per cento. Per garantire più corse - e pagare gli straordinari o eventualmente affittare anche bus privati - ci vorranno più soldi: almeno 200 milioni, secondo la stima del presidente dell'Anci Antonio De Caro. Naturalmente, su tutti i mezzi pubblici, resta obbligatorio l'uso delle mascherine.

 

Si è discusso anche di quelle ieri. Il viceministro della Salute grillino Pierpaolo Sileri e l'infettivologo Massimo Galli chiedono di esonerare i bambini delle elementari. Mentre le Regioni chiedono di calibrarne l'uso in modo differenziato a seconda dell'indice dei contagi dei diversi territori. Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo ha chiarito che «al banco se c'è la distanza di un metro possono toglierla».

 

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L'Italia, al momento, è uno dei pochissimi Paesi europei a prescriverne l'uso fin dalle elementari. E anche l'Organizzazione mondiale della Sanità le consiglia solo a partire dai 12 anni. Per gli esperti del ministero della Salute quelle chirurgiche spettano solo al personale, mentre bambini e ragazzi possono indossare anche le mascherine di stoffa, portate da casa, a meno che non siano alle prese con attività laboratoriali perché in quel caso sono equiparati a dei lavoratori.

 

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Altra questione posta dalle Regioni è quella della certezza dei tempi di esecuzione dei tamponi in caso di sospetto Covid a scuola, si tratti di uno studente, di un docente o di un collaboratore. La procedura è molto dettagliata (isolamento in un locale adibito allo scopo, ritorno a casa con accompagnamento dei genitori nel caso di un alunno, telefonata al pediatra o al medico di base per il triage), ma si ferma un passo prima del test diagnostico.

 

 

Da nessuna parte è scritto quanto tempo ci vorrà per fare l'eventuale tampone prescritto dal medico, mentre la velocità in questi casi è tutto, soprattutto ai fini della tracciabilità dei contatti. Altra grana in vista è quella dei recuperi che dovrebbero partire nelle scuole già dal 1°settembre per compensare quanto è andato perso durante il lockdown. In burocratese si chiamano Pia (Piano di integrazione degli apprendimenti) e Pai (Piano di apprendimento individualizzato).

 

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Tradotto si tratta di lezioni di rinforzo rivolte a tutta la classe per la parte di programma che non si è riusciti a svolgere oppure «dedicate» solo agli alunni con qualche insufficienza in pagella. Dopo un braccio di ferro con i sindacati che chiedevano di inquadrarle (e pagarle) come straordinari, il governo ha scelto il compromesso: tutte le lezioni che verranno eventualmente svolte dall'apertura dell'anno scolastico alla prima campanella (1-14 settembre) saranno considerate attività ordinarie e non verranno retribuite. I recuperi in corso d'anno invece sì. Non esattamente un incentivo a fare presto.

 

 

 

 

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