piero amara

MA QUALE “LOGGIA UNGHERIA”: PIERO AMARA CI HA RIEMPITI DI CHIACCHIERE - E INFATTI LA GOLA PROFONDA, AMATA DA NUMEROSE PROCURE ITALIANE, ORA È PRONTO A PATTEGGIARE ALTRI CINQUE REATI: CORRUZIONE, RIVELAZIONE DI SEGRETO, CALUNNIA, FALSO IDEOLOGICO E MATERIALE - E SONO CONTESTAZIONI CHE VANNO A SOMMARSI AD ALTRI 42 REATI GIÀ PATTEGGIATI DA AMARA CHE FINORA, HA CONCORDATO UNA PENA COMPLESSIVA DI SOLI 4 ANNI E 8 MESI…

Giacomo Amadori e Fabio Amendolara per “La Verità”

 

piero amara 7

Il faccendiere Piero Amara, la gola profonda amata da numerose Procure italiane, è pronto a patteggiare reati anche a Potenza con il consenso dei pm. In questo caso si tratta di corruzione, rivelazione di segreto, calunnia, falso ideologico e materiale.

Cinque contestazioni che vanno ad assommarsi ad altri 42 reati già patteggiati che l'avvocato ha totalizzato in anni di onorata carriera.

 

Ma in tutto, per ora, ha concordato una pena complessiva di soli 4 anni e 8 mesi. Più o meno un mese per ciascun reato. A novembre l'avvocato Salvino Mondello ha chiesto di definire il procedimento lucano con l'ennesima istanza di patteggiamento a 3 mesi da applicarsi in continuazione con la sentenza di condanna precedentemente riportata a Messina.

 

piercamillo davigo in tribunale a brescia per il caso amara 1

La Procura ha dato il consenso. «La nostra richiesta non è ancora stata accolta.

Stiamo aspettando la fissazione dell'udienza che, probabilmente, si terrà nel mese di giugno» ci spiega l'avvocato Mondello. Amara sta attendendo la decisione in stato semilibertà, che gli è stata concessa dal Tribunale di Sorveglianza di Perugia.

 

Per il noto avvocato siracusano, che ha denunciato l'esistenza della fantomatica loggia Ungheria mettendo a soqquadro gli uffici giudiziari di mezza Italia, nel 2009 ha pattuito a Catania 11 mesi di reclusione per rivelazione di segreti di ufficio e accesso abusivo a sistema informatico.

 

carlo maria capristo

Nel 2019 dal Tribunale di Roma ha incassato 2 anni, 6 mesi e 10 giorni di prigione per 20 contestazioni (una di corruzione in atti giudiziari e le altre per frode fiscale). A Messina, nel 2020, ha patteggiato 1 anno e 2 mesi (in continuazione con Roma) per altri 19 episodi delittuosi (corruzione in atti giudiziari, associazione per delinquere, falso ideologico, minaccia a pubblico ufficiale, induzione indebita a dare utilità e altro).

 

FILIPPO PARADISO

Infine la Corte di Assise di Roma il 16 novembre 2020 gli ha inflitto un mese di reclusione per favoreggiamento. Arriva ora la richiesta per i fatti contestati nella conclusione delle indagini del 22 ottobre 2021 a Potenza. Nella richiesta di rinvio a giudizio la posizione di Amara è stata stralciata proprio per la richiesta di patteggiamento. L'avvocato siracusano nell'inchiesta lucana ha tre capi d'accusa. In uno di questi gli sono contestati, in concorso con l'ex procuratore di Trani Carlo Maria Capristo e l'ex poliziotto Filippo Paradiso, il falso

ideologico, il falso materiale e la calunnia.

 

carlo maria capristo

Secondo l'accusa, Amara sarebbe stato «istigatore e beneficiario» di due decreti di iscrizione sul registro degli esposti anonimi della Procura di Trani «ideologicamente falsi» su un finto complotto ai danni dell'Eni, grazie ai quali si sarebbe accreditato come soggetto in grado di condizionare i procedimenti.

 

FABIO DE PASQUALE

La calunnia, invece, riguarda le accuse contenute negli esposti, dove «veniva prospettata la fantasiosa esistenza di un preteso progetto criminoso che mirava a destabilizzare i vertici» dell'azienda del Cane a sei zampe.

 

Infatti Amara, «nella piena consapevolezza, non solo dell'innocenza degli accusati, ma dell'assoluta fantasiosità delle notizie di reato contenute nei due esposti», avrebbe accusato «Roberto De Santis e Gabriele Volpi, funzionari dello Stato nigeriano, Pietro Varone, esponenti di vertice di Saipem e di Telecom, che si avvaleva anche della società siracusana Oikothen Scarl, della nota imprenditrice Emma Marcegaglia e del noto professionista Paola Severino (già ministro della Giustizia) di un traffico di rifiuti. In un ulteriore capo d'imputazione, per rivelazione e utilizzazione dei segreti d'ufficio, la Procura contesta ad Amara di aver ottenuto notizie riservate dal pm Antonio Savasta, che era delegato a trattare le indagini sugli esposti.

PIERO AMARA

 

In particolare il legale sotto inchiesta avrebbe saputo in anticipo quando gli investigatori della Guardia di finanza si sarebbero presentati negli uffici dell'Eni per acquisire documentazione.

 

Ma nel capo d'imputazione principale Amara, secondo la Procura di Potenza, è indicato come «soggetto attivo della corruzione in atti giudiziari». Infatti l'ex procuratore Capristo, stando alle accuse, gli avrebbe «venduto la propria funzione giudiziaria» in cambio del «costante interessamento per gli sviluppi della sua carriera».

 

Nei confronti di Amara sono pendenti ulteriori procedimenti sempre per calunnia anche a Milano. La Procura meneghina lo accusa di averla commessa ai danni dell'avvocato Luca Santa Maria e dei dirigenti Eni Claudio Granata e Claudio Descalzi, «pur sapendoli innocenti».

Claudio Granata

 

A ciò si deve aggiungere la recente richiesta di rinvio a giudizio sempre della Procura di Milano per la calunnia ai danni del giudice Marco Mancinetti nell'ambito delle dichiarazioni sulla cosiddetta Loggia Ungheria.

 

Nel procedimento lucano, oltre ai verbali già raccontati dalla Verità, sono state depositate altre dichiarazioni rese da Amara il 29 giugno, il 7 luglio e il 18 ottobre 2021. l 7 luglio l'avvocato riprende anche a Potenza il discorso sulla transazione tra la Blue power di Francesco Nettis, ex socio della famiglia D'Alema nel settore vitivinicolo, e l'Eni di cui aveva già parlato a Milano il 24 novembre 2019. Secondo il faccendiere D'Alema nel 2017 avrebbe consigliato all'Eni di assecondare Nettis e di concedergli il 20-30 per cento di quanto chiedeva («intorno ai 130 milioni di euro») «nell'interesse nazionale».

 

ANTONIO SAVASTA

E a chi premeva questa soluzione? Secondo Amara, il suo referente Antonio Vella, all'epoca numero due dell'azienda, successivamente licenziato e accusato dalla Procura di far parte di un'associazione a delinquere finalizzata alla calunnia e al depistaggio, gli avrebbe detto che «la cosa interessava "a quello"», cioè a Descalzi.

 

A Potenza Amara cambia un po' le carte in tavola e fa sapere che «comunque non è contro D'Alema questo discorso» visto che l'ex premier, «alla fine opera come privato in questa operazione». Il faccendiere sostiene di andare in brodo di giuggiole quando parla di Baffino: «È una persona che io stimo in modo straordinario».

 

Anche in questo verbale racconta che cosa gli avrebbe detto l'ex premier nel presunto incontro romano per gestire la transazione: «A me non me ne frega nulla di questa operazione, nel modo più assoluto, però se chiama l'Eni io metto pace e così via, alla fine della fiera secondo me convinco l'imprenditore a chiudere anche a settanta milioni, però lei deve intervenire su Vella».

 

PIERO AMARA

La versione di Amara è che l'ex numero due, oggi indagato per associazione per delinquere, sarebbe stato l'unico ostacolo all'accordo, invece, a suo dire, caldeggiato da Descalzi. Il verbale è costruito per far passare come baluardo di legalità l'uomo grazie al quale Amara faceva affari con l'Eni, cioè Vella: «Mi dice: "Io al più posso non chiudere la transazione e discutiamo, ma prima mi deve arrivare l'input di Descalzi».

 

La prova di quello che dice sarebbero le registrazioni fatte di nascosto durante alcune conversazioni con Alessandro Casali, pierre e «intermediario» con D'Alema. Amara, il 7 luglio, di fronte al procuratore Francesco Curcio, sostiene di essere pronto a consegnargli quei file, una primizia che non aveva mai dato a nessuno. Peccato che una di queste registrazioni, la più significativa, fosse già stata depositata presso la Procura di Milano e da lì fosse illegalmente fuoriuscita per giungere nell'ufficio di Pier Camillo Davigo al Csm e terminare in un fascicolo giudiziario romano per rivelazione di segreto.

claudio descalzipiero amaraAntonio Vella PIERO AMARA

Ultimi Dagoreport

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann theodore kyriakou repubblica

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: AVREBBE SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” - RETTIFICA! CARTIA D'ASERO: "NON SONO ADVISOR DI ANTENNA O DI KYRIAKOU E NON MI OCCUPO DI EDITORIA DALL'USCITA DAL 'SOLE'"

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”