kujtim fejzulai vienna attentato attacco

MAI FIDARSI DI UN RADICALIZZATO - SOLO POCHI MESI FA KUJTIM FEJZULAI, L’ATTENTATORE DI VIENNA, RECITAVA LA PARTE DELLA PECORELLA SMARRITA DAVANTI AI GIUDICI: “SONO PENTITO, HO FATTO UN ERRORE” - E I MAGISTRATI LO HANNO SCARCERATO PERCHÉ “INCAPACE DI PASSARE AD AZIONI CONCRETE” – È SEMPRE LA STESSA STORIA: LA PERIFERIA, LA RABBIA CONTRO GLI EUROPEI, L’INDOTTRINAMENTO ONLINE, E L’OCCIDENTE CONTINUA A FARSI FREGARE

 

1 – MOSCHEA E KALASHNIKOV IL FALSO PENTIMENTO DEL COMBATTENTE KUJTIM

Brunella Giovara per “la Repubblica”

Kujtim Fejzulai - attentatore di vienna

 

Nella sua ultima immagine, ha la faccia risoluta di chi sta accarezzando un kalashnikov, e la cosa gli piace. Da morto non sappiamo come fosse, se stupito dal colpo che lo ha abbattuto, o felice, in quanto finalmente eroe, o martire, il sogno di alcuni. Ma solo pochi mesi fa aveva indossato la maschera della pecora smarrita, «era uno buono, innocuo», lo ricorda infatti l' avvocato Rast. Al giudice il ragazzo aveva detto «sono pentito, ho fatto un grosso errore.Non era mia intenzione andare in Siria».

 

attentato a vienna 9

(…) E per tornare indietro un attimo nella vita di Kujtim, bisogna sicuramente dire che la sua famiglia era invece a posto. Origini albanesi, originari di Celopek, frazione di Brvenica, Macedonia del Nord. Scappati forse dalla guerra, comunque approdati a Vienna, come tanti, e finiti nella banlieu della capitale, i quartieri che via via deperiscono a partire dal centro, e se si prende lo stradone che porta a Simmering, spariscono i viali alberati e i lampi d' oro sulle facciate dei palazzi, scorrono uffici e saloni di Mercedes usate, poi i negozietti di robe usate e i discount Tedi, appaiono ciminiere sullo sfondo, i Mc Donald' s accanto ai Mr Quebab, i familienpizza, le case sempre più scrostate.

attentato a vienna 8

 

Da queste parti Fejzulai è cresciuto tifando per l' Isis e frequentando a 16 anni una moschea che non è certo la famosa in Bruckhaufen, con la grande cupola verde, ma una di quelle dove si studiano le cose proibite. Combattere, ad esempio, e infatti da qualche parte Fejzulai ha imparato come si spara, come si dà il colpo di grazia.

 

Era «la moschea sbagliata », e lo dice lui stesso al giudice che deve decidere se scarcerarlo. Racconta anche «a scuola andavo sempre peggio, discutevo sempre con mia madre, volevo andarmene da casa». L' Isis, era una soluzione: «Il tuo appartamento, il tuo reddito», ma l' Isis non è un ente benefico, forse lui non lo ha capito. Decide di andare in Afghanistan, a Kabul, assieme a un amico. Poi si accorge che serve un visto, che non ha.

 

attentato a vienna 18

Vuole aderire allo Stato islamico, deve tornare indietro. Al processo, il viaggio mancato diventa un dato importante per il circuito delle polizie internazionali, nel 2018 la Germania lo inserisce nel Sistema informativo Schengen ex articolo 36, la riservata sorveglianza. Quell' anno, ed è settembre, compra un biglietto aereo per la Turchia. È solo, usa i soldi guadagnati con un lavoretto estivo.

 

fejzulai kujtim attentatore di vienna

Vuole combattere in Siria, la polizia turca lo ferma al confine, in una tana, «un posto di m.», racconta Rast, senza acqua corrente, doccia, un posto per quelli che stanno per fare il grande salto. Arrestato, si fa quattro mesi di galera, poi viene rispedito in Austria, e processato, condannato a 22 mesi. Nel frattempo, la madre aveva denunciato la sua scomparsa, raccontando forse anche della sua attività di fanatico, dei video e dei messaggi su Telegram, dell' impotenza di lei, davanti a un figlio che certamente voleva salvare. Lo Stato lo aveva preso in carico, affidato agli esperti del programma Derad, che cerca di disinnescare almeno la voglia di uccidere, in questo caso fallendo. In ultimo, voleva forse colpire la sinagoga, finendo ucciso davanti a una chiesa cattolica, lui e il suo anello nero, e la cintura esplosiva, fasulla.

 

2 – STRAGE DI VIENNA, L’ASSASSINO SOGNAVA DI COMBATTERE IN SIRIA. L’USCITA DAL CARCERE PERCHÉ ERA SOLO UN RAGAZZO

attentato a vienna 20

Marco Imarisio per www.corriere.it

 

Era appena due giorni fa. Sullo stesso marciapiede dove ci troviamo adesso, un ragazzo trascinava al guinzaglio una bambola dai capelli biondi che portava una mascherina di carta con la faccia di Emmanuel Macron. E intanto urlava «muoviti sporca p...» tra le risate dei suoi amici. Prima di dimenticare il nome di Kujtim Fejzulai, così come abbiamo già dimenticato quelli di chi l’ha preceduto, bisognerebbe ascoltare i racconti compiaciuti dei suoi amici, e vivere questa sensazione di estraneità che ogni volta prende chi va in pellegrinaggio sui luoghi dell’assassino di turno.

 

attentato a vienna 22

Non è neppure questione di trovare testimonianze dirimenti. Tutti concordano sul fatto che pregasse tanto. Nella palazzina popolare a dieci piani nel quartiere di Liesing che è l’ultimo domicilio della sua famiglia, c’è un garage adibito a moschea, una delle tante terre di nessuno. «Viviamo insieme» dice il giovane di origine marocchina che ha appena descritto la messinscena con il presidente francese.

 

«Ma il fossato tra noi e voi è sempre più largo». Le schede dell’Interpol accumulano nozioni ma non aiutano a capire. Aveva vent’anni. Era originario della Macedonia del nord. Ultimo di quattro fratelli. Il padre è un operaio nel settore edile, senza nessuna inclinazione religiosa, come dichiarò all’epoca del processo che riguardava suo figlio. Lui è nato a Modling, un sobborgo di Vienna.

 

attentato a vienna

Doppia cittadinanza. Una promessa del pugilato austriaco, fino a quando decise di lasciare l’agonismo e dedicarsi solo all’Islam e ai sogni di Jihad. Era un simpatizzante dell’Isis, e non si è fatto mancare nulla. Una denuncia per esultanza social dopo la strage di Charlie Hebdo. La partecipazione a campi di addestramento sportivo nelle campagne intorno a Liesing così sospetti che i due organizzatori furono espulsi dall’Austria nel 2017. Il 25 aprile del 2019, Fejzulai invece viene condannato a 22 mesi di reclusione per aver tentato di andare in Siria e di unirsi all’Isis.

attentato a vienna12

 

Già nel 2018 era stato segnalato come un «simpatizzante Isis di base a Vienna» che aveva pianificato di raggiungere l’Afghanistan. Ma l’allarme era stato dato dalla Germania, non dall’Austria, dove un rapporto lo indicava come «incapace di passare ad azioni concrete», insomma una specie di fanatico inoffensivo.

 

Comunque, in carcere ci resta pochi mesi. Il successivo 5 dicembre viene rilasciato con la condizionale in applicazione dei benefici di una legge che tutela i giovani al di sotto dei 25 anni che non si sono macchiati di reati gravi. E si torna così al marciapiede davanti al complesso di dodici case popolari tutte eguali, una in fila all’altra, ai conoscenti di Fejzulai che non giustificano quello che ha fatto, ma non ne disconoscono le idee.

 

attentato a vienna 11

Appare anche un signore in giacca e cravatta, che è stato in visita alla famiglia. Si chiama Nikolaus Rast, era il suo avvocato. «Sono brava gente. Lui ha avuto solo la sfortuna di incontrare amici cattivi. Se non fosse andato in certe moschee, sarebbe diventato un ottimo boxeur, e basta. Era un po’ strano, ma certo non avrei mai immaginato che potesse diventare un assassino». Facciamo sempre la storia del personaggio.

 

attentato a vienna 10

Raccontiamo sempre l’assassino, come se nascondesse chissà quale segreto e non la solita trafila dell’indottrinamento in carcere, su Internet, compresa l’epifania finale con tanto di mitra e machete, apparsa sul suo account Instagram, che pare fosse pieno di altri messaggi alquanto espliciti.

 

attentato a vienna1

Anche i luoghi si somigliano ogni volta, questo sobborgo non è diverso da quello di Strasburgo dove abitava il fanatico che due anni fa uccise anche il povero Antonio Megalizzi, e da molti altri ancora. Ma forse, senza voler scomodare definizioni anche ingiuste come brodo di coltura, il clima che si respira qui aiuta meglio a capire della singola vicenda personale. I ragazzini più piccoli che guardano ammirati i grandi che con i giornalisti fanno battute sui «francesi pederasti» e amici degli ebrei, la litania delle preghiere che esce dalla finestra di un seminterrato.

attentato a vienna 16

 

Li chiamano «quelli del 23», che è il numero del distretto. Ci abitano 97.000 persone, il 14 per cento è straniero, la percentuale più alta di Vienna. Così lontani dal centro da essere considerati una causa persa, come Favoriten, l’altro quartiere difficile della capitale. Giovedì scorso una cinquantina di giovani turchi aveva fatto irruzione nella chiesa di Sant’Antonio, rovesciando banchi e confessionali al solito grido di Allah Akbar.

 

E lo stesso era avvenuto nella vicina Reumanplatz, dove un momento pubblico di preghiera da parte di un gruppo cattolico era stato interrotto da alcuni ragazzi afgani e siriani a colpi di petardi e insulti. L’Austria è il Paese europeo con il tasso più alto di volontari partiti per le province mediorientali rispetto alla sua popolazione.

attentato a vienna 17

 

Negli ultimi due anni, quasi fuori tempo massimo, sono stati 313 i giovani — età media 24 anni — che si sono uniti all’Isis o hanno provato a farlo. Quasi duecento di loro venivano da Vienna, e di questi, tutti avevano residenze presenti o passate nei luoghi dove è vissuto Fejzulai. Che adesso è diventato il più famoso, senza essere mai riuscito ad andare in Siria, ma usando la scorciatoia del massacro di civili a casa propria. «Era un buon fedele» ci dice una ragazza senza nome. Intanto è sceso il buio. Ma le luminarie di Natale, che sono state installate appena ieri su una fila di tre lampioni, non si accendono. Qualcuno le ha subito prese a sassate.

attentato a vienna 5attentato a vienna 13attentato a vienna 6sebastian kurz attentato a vienna 7attentato a vienna 14attentato a vienna 21attentato a vienna 15

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…