IL MAXXI RITARDO – LA BUROCRAZIA ITALIANA FECE GIRARE LE PALLE ANCHE A ZAHA HADID: “IN GERMANIA HANNO INAUGURATO UNA MIA OPERA AVVIATA DOPO IL MAXXI, E QUI SIAMO A UN QUARTO DEL LAVORO” – A ROMA AMAVA NERVI MA NON IL PANTHEON: “TROPPO GEOMETRICO”

All’inaugurazione del Maxxi le brillavano gli occhi e sorrideva nel raccogliere i complimenti. Ma c’erano anche le critiche, cominciando da Sgarbi col quale spense subito la polemica dicendo che non «capiva niente di architettura»…

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dame zaha hadid dame zaha hadid

Giuseppe Pullara per il “Corriere della Sera - Roma”

 

Regina dell’«architettura fluida», Zaha Hadid ha lasciato a Roma uno dei suoi segni più importanti: il Maxxi, museo della contemporaneità. Quando, nel 1999, vinse il concorso internazionale battendo campioni come Koolhaas, Nouvel, Souto de Moura e Holl, non era ancora una superstar. Conosceva e amava Roma e l’idea di poter realizzare il suo progetto nella città del Barocco, con le sue sinuosità, la eccitava.

 

Non sapeva a cosa andava incontro: il cantiere, aperto nel 2003 dopo una serie di rinvii, ha sempre stentato per mancanza di fondi. A un certo punto, in una conferenza stampa col ministro Buttiglione, sbottò: “A Wolfsburg hanno inaugurato una mia opera avviata dopo il Maxxi e questo cantiere è ancora a un quarto del lavoro».

wolfsburg zaha hadid wolfsburg zaha hadid

 

Poi si rivolse alla stampa: «Datemi una mano a spingerlo avanti». Zaha aveva già dovuto rinunciare, per i limiti del budget, al completamento del progetto romano: l’edificio previsto aveva lasciato posto a un vuoto che è diventato la «piazza del Maxxi».

 

Ma l’architetta anglo-irachena, occhi vivaci e sguardo profondo e un po’ triste, teneva molto a questo progetto che sembra ispirato al concetto di «modernità liquida» del filosofo Zigmund Bauman: prospettive fluide, l’occhio che scivola via senza fermarsi su un angolo, una parete.

al wakrah stadium al wakrah stadium

 

Come la vita, che scorre verso qualcosa di indefinito. Zaha seguiva il cantiere dal suo studio di Londra, in continuo contatto con il suo braccio destro Gianluca Racana che a Roma guidava il lavoro. Veniva due volte l’anno e ammirava l’abilità dei tecnici che riuscivano ad eseguire perfettamente, anche grazie ai cementi speciali fibrorinforzati, le iperboliche curve del progetto.

 

Zaha-Hadid al Maxxi Zaha-Hadid al Maxxi

Spiegava che il suo edificio fissava nella materia «un flusso di energia» che doveva avvolgere l’arte dei nostri giorni. Quando finalmente l’opera fu ultimata, Hadid se l’è girata in ogni suo spazio confondendosi tra la folla dell’inaugurazione, il 30 maggio del 2010.

 

Guardava in alto, per ammirare gli ampi vuoti verticali, e poi in basso e ancora lasciava scorrere lo sguardo nelle lunghe prospettive orizzontali.

 

MaXXI MaXXI

Le brillavano gli occhi e sorrideva nel raccogliere i complimenti. Uno la colpì: «È come camminare in un sogno». Ma c’erano anche le critiche, cominciando da Sgarbi col quale spense subito la polemica dicendo che non «capiva niente di architettura». Lei pittrice con toni espressionisti, ha scelto per il museo romano i colori dell’astrattezza: bianco e nero. Il colore grigio del cemento fa da sfondo all’opera.

 

zaha hadid il progetto per ricordare il genocidio khmer in cambogia 1 zaha hadid il progetto per ricordare il genocidio khmer in cambogia 1

Si trattava forse di una scelta compiuta per favorire le opere d’arte ospitate nello spazio museale, per porle al centro dell’attenzione. Ma, come è avvenuto per il museo di Frank O.Gehry a Bilbao, il contenitore è la opera d’arte che innanzitutto si va a visitare. È così per il Maxxi di Zaha Hadid, oggi in lutto, un edificio che sembra un marziano nella città del Colosseo, dei palazzi rinascimentali, del Barocco.

 

PANTHEON ROMA PANTHEON ROMA

«Zaha è un genio – dice Margherita Guccione, responsabile per l’Architettura del Maxxi- che ha realizzato un’opera complessa di carattere urbano trovando soluzioni forti e innovative, fuori da ogni tradizione. Ha anticipato il linguaggio architettonico che si comincia a sviluppare ora».

 

Nelle ultime visite che accompagnavano la conclusione del cantiere di via Guido Reni la Hadid visitava le opere di Nervi, che lei considerava uno dei suoi maestri per la forza espressa dalle sue strutture (Palazzetto dello Sport, ecc.), e la stazione Termini, col suo “dinosauro” a doppia curva. Il Pantheon era beautiful, ma non le piaceva: geometrico.

zaha hadid il progetto per ricordare il genocidio khmer in cambogia 7 zaha hadid il progetto per ricordare il genocidio khmer in cambogia 7 centro culturale Heydar Aliyev a Baku, Azerbaijan. centro culturale Heydar Aliyev a Baku, Azerbaijan. Progetto di Zaha Hadid a Dubai Progetto di Zaha Hadid a Dubai Gli arredi scelti da Zaha Hadid Gli arredi scelti da Zaha Hadid Il Cubo caverna di Zaha Hadid Il Cubo caverna di Zaha Hadid zaha hadid zaha hadid centro culturale Heydar Aliyev a Baku, Azerbaijan. centro culturale Heydar Aliyev a Baku, Azerbaijan. centro culturale Heydar Aliyev a Baku, Azerbaijan. centro culturale Heydar Aliyev a Baku, Azerbaijan.

 

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