woody allen harvey weinstein

IL #METOO E L’OSCURANTISMO MORALISTA - MICHELE SERRA: “DAVVERO NON SI RIESCE A CREDERE CHE WOODY ALLEN NON TROVI UN EDITORE AMERICANO DISPOSTO A PUBBLICARE LA SUA AUTOBIOGRAFIA, PERCHÉ PORTA LO STIGMA DELLA SCORRETTEZZA SESSUALE - QUANTA LETTERATURA E QUANTO CINEMA ANDREBBERO DISTRUTTI PER "PUNIRE" AUTORI DEPRAVATI O SEMPLICEMENTE CENSURABILI NEI LORO COMPORTAMENTI PRIVATI? SULLA SCIA DEL #METOO GALLEGGIA DUNQUE IL CADAVERE DELLA LIBERTÀ ARTISTICA”

1 - PUBBLICARE WOODY

Michele Serra per “la Repubblica”

 

michele serra (2)

Davvero non si riesce a credere che Woody Allen non trovi un editore americano disposto a pubblicare la sua autobiografia, perché porta lo stigma della scorrettezza sessuale. Analogo iter di castrazione professionale grava, in America, su attori e artisti coinvolti a vario titolo in vicende di molestie, come se non bastassero tribunali e processi per dare soddisfazione alle vittime e sancire le pene.

 

Come se per editori e produttori valesse una norma implicita di pavidità e conformismo (due tra i vizi più nefasti per la cultura) che porta alla censura preventiva come supplemento di pena per artisti caduti in disgrazia. Se un truffatore o uno scassinatore scrivessero, magari in carcere, un grande romanzo o un libro di poesie, verrebbe in mente a qualcuno di vietarne la pubblicazione a causa della fedina penale dell' autore?

woody allen e dylan

 

Quanta letteratura e quanto cinema andrebbero distrutti per "punire" autori depravati o semplicemente censurabili nei loro comportamenti privati? Sulla scia della legittima campagna di denuncia detta #MeToo galleggia dunque il cadavere della libertà artistica, e questo è un problema enorme, prima di tutto, per #MeToo stessa. Se la causa dell'inviolabilità sessuale genera puritanesimo, vergogna, repressione, vuol dire che l'obiettivo è stato equivocato.

 

Un conto è denunciare il ricatto sessuale come forma di potere e di prevaricazione, come inaccettabile vaglio maschile sul lavoro e sul talento delle donne. Altra cosa è la cappa di moralismo che pretende di rimettere le mutande a un' epoca che se le è sfilate da tempo, e non sempre per nuocere.

soon yi previn e woody allen 4

 

2 - WOODY ALLEN, EFFETTO #METOO DOPO I FILM RIFIUTATO IL LIBRO

Gloria Satta per “il Messaggero”

 

L'effetto #MeToo torna ad abbattersi su Woody Allen. Dopo Hollywood, anche il mondo dell' editoria sbatte la porta in faccia al regista, 83 anni, accusato dalla figlia adottiva Dylan di averla abusata quando aveva 7 anni, nel 1992. All' epoca Allen vennne scagionato da un paio di inchieste giudiziarie.

 

Tuttavia è bastato che qualche mese fa, nel clima surriscaldato del caso Weinstein, la donna rilanciasse l' addebito perché Woody si ritrovasse emarginato, umiliato, addirittura cancellato. E ora quattro grandi editori americani, ha rivelato il New York Times, si sono rifiutati di pubblicare le memorie del regista temendo il boicottaggio del pubblico e l' attacco dei media.

 

woody allen

Gli stessi che soltanto qualche anno fa avrebbero fatto a pugni, a suon di assegni milionari, per aggiudicarsele alla luce delle ottime vendite dei precedenti libri di Allen come Saperla lunga, Effetti collaterali, Citarsi addosso, Pura anarchia. Interrogati dal quotidiano americano, i rappresentanti di Harper Collins, Hachette, Macmillan, Simon & Schuster, Penguin Random House si sarebbero rifiutati di commentare. «Woody resta una figura ancora culturalmente importante, ma i rischi commerciali di pubblicare una sua nuova opera sarebbero stati eccessivi», si è limitata a dichiarare una fonte, pretendendo l' anonimato.

 

CACCIA ALLE STREGHE

woody allen scandal 1992

Questo nuovo capitolo della caccia alle streghe, che annovera l' autore quattro volte premio Oscar di Io e Annie, si aggiunge alla catena di boicottaggi provocati dalle accuse tardive di Dylan Farrow, sostenuta dalla madre Mia e dal fratello Ronan mentre Moses, un altro figlio adottato dalla protagonista di Rosemary' s Baby, si è schierato dalla parte di Woody.

 

Innanzitutto non è uscito l' ultimo film del regista A Rainy Day in New York girato due anni fa e interpretato da Jude Law, Selena Gomez, Elle Fanning, Timothée Chalamet, Rebecca Hall. I distributori non ne hanno voluto sapere. Lo vedremo però in Italia, il 3 ottobre, grazie alla Lucky Red di Andrea Occhipinti mentre attori come Chalamet, Greta Gerwig, Ellen Page, Natalie Portman, Mira Sorvino, Colin Firth hanno pubblicamente preso le distanze dal regista giurando che mai e poi mai sarebbero tornati sul set con lui.

woody allen scandal 1992 (1)

 

LA DIFESA

A difenderlo hanno pensato invece Javier Bardem («sono contrario a questo linciaggio, dopo Vicky Cristina Barcelona lavorerei nuovamente con lui»), Alec Baldwin e Anjelica Huston che aveva interpretato Crimini e misfatti e Misterioso omicidio a Manhattan: «Se Woody mi richiamasse, gli direi di sì in un secondo», ha assicurato nei giorni scorsi al New York Magazine. È tuttora in corso la causa per danni intentata da Allen contro Amazon che, all' indomani dello scandalo, ha rotto il contratto risalente ai tempi di Café Society.

 

Ritenendolo colpevole di abusi sessuali, il colosso di Jefff Bezos si è rifiutato perfino di distribuire A Rainy Day in New York sulla piattaforma digitale. Il regista, che parla di «rottura unilaterale», ha chiesto un risarcimento di 68 milioni di dollari. E non si arrende: il cinema è la sua vita, ha sempre girato un film all' anno e ha già trovato i finanziamenti (dal gruppo spagnolo Mediapro) per girare il prossimo che dovrebbe essere ambientato nei Paesi Baschi. I sopralluoghi li ha già effettuati ma non si sa ancora quando comincerà le riprese e quali saranno gli interpreti.

 

AUTOIRONIA

woody allen mira sorvino

Intanto, Woody continua a difendersi da tutte le accuse, facendo addirittura appello alla sua proverbiale ironia. «Sono un grande sostenitore del movimento #MeToo», ha detto al giornale argentino Periodismo para todos, «potrei essere il volto del suo manifesto: lavoro nel cinema da 50 anni, ho collaborato con centinaia di attrici e non ce n' è stata una, che mi abbia mai accusato di comportamenti inappropriati. Ho avuto rapporti stupendi con ciascuna di loro».

 

Ha aggiunto che il fatto di venire accostato a Harvey Weinstein lo infastidisce molto. «Non posso essere accomunato a persone orribili come lui che è stato accusato da 20, 50, 100 donne: io, per una sola accusa di cui è stata dimostrata la falsità, mi ritrovo nel mucchio». E rischia di non lavorare più, come paventa Tim Gray di Variety. Ma si spera che la storia prevalga sul giustizialismo sommario e gli renda giustizia. Prima che sia troppo tardi.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…