Michela Proietti per www.corriere.it
«Da ieri sono stato sospeso da Forbes, dove scrivevo articoli sui social media...ma questo è solo uno dei danni che mi hanno procurato i miei ex clienti Gianni Mendes e Simone D’Auria».
Mirko Scarcella, il guru di Instagram sconfessato dalle Iene, è passato ad essere dal Re Mida di Instagram al bersaglio degli haters. Sotto ai suoi post adesso ci sono insulti e sbeffeggi .
Un’ora di girato ha demolito la sua immagine, mettendo in dubbio la serietà del suo lavoro, dei suoi contatti e persino di alcune interviste televisive, tra accuse dei due presunti truffati e il «cameo» di Gianluca Vacchi, suo ex datore di lavoro, che lo ha definito «cialtrone».
«La cosa buffa è che invece sotto i profili dei miei accusatori ci sono frasi di ammirazione e di consenso: hanno esattamente ottenuto quello che volevano, diventare famosi sul web, peccato che lo hanno fatto a mio discapito. Ma ho deciso che userò tutti i mezzi a mia disposizione per difendermi».
Dopo un’ intervista con Selvaggia Lucarelli, Scarcella, milanese di origini calabresi, ex commesso di Zara, ex assistente di Vacchi, fino a pochi giorni fa considerato il guru di Instagram e ora bollato come un «millantatore» vuole ribadire la sua versione dei fatti.
MIRKO SCARCELLA E GIANLUCA VACCHI
«Sono sveglio dalle 4 di mattina, sono nella casa di Miami con mia moglie e mia figlia di pochi mesi: prima le ho guardate mentre dormivano e ho pensato che finché ci sono loro va tutto bene. Ma ammetto che nei mesi scorsi sono stato così minacciato e aggredito verbalmente dai miei ex clienti che ho avuto paura di uscire di casa».
«Renderò pubblici i nostri messaggi»
MIRKO SCARCELLA LIBRO CON PREFAZIONE DI FLOYD MAYWEATHER
La vicenda è abbastanza nota: Mendes, avvocato italiano specializzato in immigrazione ma residente a Miami, e Simone D’Auria, artista in cerca di palcoscenico anche lui basato nella città che ospita la versione invernale di Art Basel, si sono affidati alla consulenza di Mirko Scarcella, pagando il primo 7500 euro al mese per due anni, l’altro una cifra più bassa ma ugualmente non proprio definibile «argent de poche», aggiungendo all’onorario un paio di opere d’arte stimate intorno ai 20 mila euro.
Tutto per il sogno di diventare due star di Instagram, con il benchmark di profili come quello di Kim Kardashian. «So che le mie tariffe non sono alla portata di tutti, ma tra di noi c’era un contratto accettato tra le parti: nulla di non dichiarato», specifica Scarcella.
Dopo alcuni mesi, i due clienti insoddisfatti della crescita dei follower e soprattutto dell’immagine dei loro profili, hanno prima chiesto la risoluzione del contratto , ma subito dopo anche la restituzione dei soldi.
«Guardate questi messaggi – mostra Scarcella su Zoom -: non ho problemi a farli vedere, anzi li renderò pubblici perché è giusto che a questo punto ci sia anche la mia versione dei fatti».
Da Instagram a Indiagram
Una escalation comunicativa fomentata dalla delusione di aver sbagliato investimento e soprattutto dal sospetto di essere stati truffati. Gianni Mendes si è persino congedato dal suo vecchio profilo dicendo che purtroppo preferiva cancellarlo, perché infestato da finti followers, bot (che starebbe per robot) e utenti fantasma, ovviamente addossando la colpa di tutto a Scarcella.
«Sono state dette tante bugie, con l’unica finalità di risolvere i contratti senza pagare le penali. Sono caduti anche in contraddizione, dicendo che sono venuti a cercarmi come consulente dopo che avevano visto che collaboravo con Harvard (collaborazione smentita nel servizio delle Iene, ndr): anche questo è falso, noi lavoravamo già insieme da 10 mesi quando si è saputo dei miei contatti con l’Università».
L’ex guru di Instagram, che ora qualcuno chiama di Indiagram, in riferimento al numero di profili indiani, turchi e brasiliani con cui avrebbe «nutrito» gli account dei suoi clienti, prova a dare una spiegazione a tutto.
«E’ naturale che molti utenti provengano da quei Paesi dove l’uso di Instagram è massiccio, ma in fondo mi chiedo, che strano razzismo è quello di preferire followers europei e nordamericani agli indiani? Un ragionamento molto pericoloso».
Il «metodo» Scarcella
All’accusa di aver rovinato l’immagine dei suoi clienti con followers finti, ribatte spiegando il metodo Scarcella, che prevede l’uso del Giveaway, ovvero delle promozioni, una pratica - strano ma vero -, legale usata anche da Kris Jenner: «lei, come altri, a pagamento fanno un post in cui dicono che se chi li segue vuole vincere, ad esempio, un set di valigie di Gucci deve seguire gli account del profilo che indica.
Quasi sempre i profili indicati, che incasseranno migliaia di follower, sono persone che si sono affidate a guru dei social come me».
In mezzo ci sono ovviamente altri metodi, come l’uso di app, hashtag mirati, orari giusti e soprattutto contenuti, «che sono quelli che fanno la vera differenza e che io ho creato per le persone che oggi mi accusano. In fondo a tutto mi chiedo: ma perché questi signori non mi hanno denunciato?
Chi è truffato va dalla polizia, perché loro non l’hanno fatto? Hanno detto di aver mandato una lettera dall’avvocato e di non aver avuto risposta: guardate questa qui, è la lettera del mio legale, alla quale loro non hanno risposto. Forse gli interessava diventare popolari e mi pare che ci siano riusciti».
«I finti ricchi»
La morale sembrerebbe: chi di Instagram ferisce, di Instagram perisce. Ma l’ex star di Instagram, autore anche di un libro sui segreti dei social con tanto di prefazione di Vittorio Feltri, vuole rimanere a galla.
«Tutti hanno qualcosa da rivelare, ma anche io ho tanto da dire: per ora voglio iniziare spiegando come stanno i fatti, chiarendo per esempio che il mio mantenimento a sue spese, di cui parla Mendes, è stato gonfiato a dismisura. Per lavorare insieme a lui mi sono trasferito a Miami dall’Italia, lui all’inizio mi pagava un hotel, poi ho capito che non poteva permetterselo e allora mi sono fatto ospitare a casa sua, in una brandina sistemata nell’antibagno...».
Una scena che, se confermata, sa di b-movie, con esistenze virtuali dorate, ma di vite reali più prosaiche. «Le case dove creavamo contenuti non erano di proprietà di Mendes, benché lui si spacciasse per milionario: le affittava su Airbnb e poi ci attaccava alle pareti le sue foto, che si portava sempre in valigia, per rendere veritiero lo sfondo.
MIRKO SCARCELLA E GIANLUCA VACCHI
Ma in fondo io facevo il mio lavoro e anche se trovavo tutto un po’ assurdo, non entravo nel merito. Ma proprio per questo non accetto che ora questa gente dica che è la mia vita e il mio lavoro ad essere un falso: sono loro che fanno finta di essere quello che non sono».
Voli privati, orologi e l’enigma Trump
Tra le accuse mosse a Scarcella c’è infatti l’esibizione di uno stile di vita che non coinciderebbe in realtà con un vero status sociale: aerei privati, orologi costosi, tutto un castello montato ad arte per attrarre i pesci nella rete, con la speranza di diventare personaggi di successo come lui.
Anche qui controbatte: «ho una membership che mi permette di accedere a un sistema di voli empty leg, aerei che viaggerebbero comunque vuoti perché devono tornare alla base e che quindi costano quasi come un posto in business class di una compagnia turistica».
Mirko Scarcella Ronaldo Vacchi e Ma rcelo
I punti da chiarire, sia da una parte che dall’altra, rimangono ancora molti: dove è finito, ad esempio, il fantomatico contratto con la Casa Bianca di Scarcella, che avrebbe visto il rampante milanese nientemeno che nelle vesti di spin doctor di Donald Trump? «Non ho mai rilasciato nessuna dichiarazione in merito, credo sia stata una montatura dei media», taglia corto Scarcella.
La religione del K
Quello che invece sottolinea è l’atteggiamento incoerente dei suoi accusatori: «All’inizio sono stato ritenuto indispensabile, ho ancora tutti i messaggi, poi quando pensavano di poter fare da soli sono caduto in disgrazia.
Ho il sospetto che a riempire di fake followers i loro profili siano stati proprio loro stessi, per potermi accusare e non pagare le penali. E’ come quando uno pulisce la casa, ma quella casa è aperta...e chiunque può entrare e sporcare come e quanto vuole ».
Il racconto è una sequenza di trattative, minacce, intimidazioni e messaggi in instagrammese dove il mila, inteso come denaro da restituire (Mendes chiedeva indietro 220 mila dollari), viene abbreviato con il K, proprio come si fa con la conta dei followers.
«Mi ero trasferito in America per lavorare con il mio cliente, che essendo avvocato mi aveva promesso di aiutarmi ad avere il visto: non solo non me lo ha mai procurato, ma ad un certo punto mi ha minacciato dicendo che avrebbe segnalato che lavoravo illegalmente negli Stati Uniti. Cose a cui non voglio pensare più, in questo momento l’unica cosa che conta è riavere indietro la mia immagine».
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