cane conteso

TRA MOGLIE E MARITO NON METTERE FIDO – ORMAI QUANDO LE COPPIE SCOPPIANO, OLTRE A BORSETTE E ROLEX, C’È PURE DA STABILIRE L’AFFIDAMENTO DELL’AMICO A QUATTRO ZAMPE: C’È CHI, PER VENDETTA, PORTA VIA IL CANE DEL COMPAGNO E CHI INTAVOLA BATTAGLIE LEGALI CHE FINISCONO CON AFFIDAMENTI CONGIUNTI. STORIA DIVERSA È QUANDO L’ANIMALE VIENE CITATO NEL TESTAMENTO DEL PADRONE: IN QUEL CASO LA GUERRA PUÒ SCATTARE CON…

1. "SE MI LASCI MI PORTO VIA IL CANE". LA STORIA DI MIA, CHIHUAHUA CONTESO FRA FIDANZATI

Valeria Randone per www.lastampa.it

 

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Questa è una storia di dispetti taciuti e poi agiti. Di doni elargiti e poi ritratti. Di un cane, povero cane, trattato alla stessa stregua di un oggetto, di una borsa, di un gioiello, di un anello di fidanzamento, di un orologio. È una storia che nasce sotto i migliori auspici ma che naufraga sotto le peggiori nefandezze.

È la storia di un cane, Mia, un Chihuahua, acquistato per rendere felice la donna amata e poi strappato via dalle sue braccia per punirla.

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(…)

 

Senza chiederle il permesso e senza valutare i rischi di una denuncia per sequestro, ha portato via con sé il cane pur di spezzare il cuore alla sua compagna, ed è andato via di casa. Mia ha iniziato a non mangiare più, a tremare più del solito e rimanere chiusa dentro il trasportino. Aveva smesso di scodinzolare, di giocare e di essere allegra, di esplorare e anche di mangiare.

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In alcuni momenti sembrava che piangesse: i suoi occhi grandi e profondi si inumidivano talmente tanto che le conferivano un’aria triste e addolorata. Giorgia, dal canto suo, era disperata, ma non avrebbe mai e poi mai accettato di ritornare con Giorgio sotto il peso di un ricatto emotivo. Si rivolse alla polizia, al suo avvocato e aveva il cuore talmente tanto stretto in una morsa che sembrava avere smesso di batterle in petto.

Un punizione così grande, per Mia e per lei, era qualcosa di così grave da farle vedere Giorgio come un mostro. Non sarebbe mai più potuta tornare tra le sue braccia.

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La restituzione Giorgio, che in fondo voleva bene a Mia, vedendola così triste ed emaciata decise che avrebbe rinunciato a lei e alla punizione e che l’avrebbe restituita alla sua amata padrona. Mia in un paio di giorni aveva perso ben quattrocento grammi, che per un cane così picciolo sono un’enormità.

 

Questa triste storia si conclude con il ricongiungimento di Mia e Giorgia, con il recupero dei grammi persi, con due cuori che hanno ricominciato a battere e con una separazione definitiva: quella tra Giorgio e Giorgia. Questa storia ci regala due insegnamenti.

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Uno: due persone insicure e ferite dalle loro infanzie tormentate e irrisolte non possono pensare di trovare un equilibrio sano e funzionale azzerando ogni distanza, ma il percorso per diventare una coppia adulta e in cammino è ben altro.

Due: un animale non è un giocattolo, un oggetto, un surrogato affettivo, ma ha le sue necessità emotive e fisiche, e spezzategli il cuore per un ricatto non è servito a far tornare indietro il partner in fuga.

 

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2. TRA MOGLIE E MARITO NON METTERE FIDO CUCCIOLI CONTESI TRA EREDITÀ E DIVORZI

Roberto Faben per “La Verità”

 

(…)  In Italia i casi di chi, bando agli indugi, decide di lasciare proprietà immobiliari e finanziarie o quote di esse ai propri compagni di vita del genere animale, soprattutto cani e gatti, non mancano.

 

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Tuttavia, ascoltando testimonianze in merito di legali e operatori esperti della questione, le cose non sono così semplici. Anzi, rivelano le vicissitudini relazionali di persone, spesso anziane, con abbondanza di peculio ma con penuria estrema di rapporti fiduciari con familiari o affini, quando non in stato di pressoché completa solitudine, lenita solo dalla compagnia degli animali con cui risiede.

 

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All'atto di pensare al futuro dei propri gatti o cani, indotto dallo spettro che essi finiscano prigionieri di mura domestiche o a vagare, affamati e smarriti, nel folto popolo dei randagi, spesso fa da pendant un gesto simbolico, ossia, nell'impossibilità di individuare un degno fiduciario di prossimità, il lasciare ogni bene posseduto ad associazioni protezioniste di animali, con la clausola di prendersi cura anche dei propri.

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Diritto a 4 zampe L'avvocato Francesca Zambonin, 47 anni, un marito, un figlio e un cane femmina di razza Amstaff, Mia, è titolare di uno studio legale, a Binasco (Milano), che si occupa di controversie di diritto di famiglia spesso legate alla proprietà di animali da affezione con collegate eredità e contese, tanto da darsi anche un marchio, «Avvocato Animali».

 

«Un mio assistito, ottantenne» rivela, «ha lasciato un ingente patrimonio, abitazioni e conto corrente, a due associazioni animaliste, con la condizione che si prendessero cura dei suoi cani, due meticci».

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L'operazione sarebbe legittima. Molto spesso però, nel caso il testamento sia olografo, ossia redatto dal dichiarante senza avvalersi di un legale, si accendono contenziosi. Carla Rocchi, presidente di Enpa, l'Ente nazionale protezione animali, il più antico organismo con questo fine, costituito nel 1871 da Giuseppe Garibaldi, su pressione di una nobildonna inglese, Anna Winter, racconta che «un signore ha lasciato alla nostra associazione una somma di denaro e un appartamento, pregandoci di farci carico dei suoi due gatti e indicando una pensione di sua fiducia ove lasciarli in ricovero e mantenerli. Ma siamo in contenzioso con i parenti, che rivendicano il lascito, per quanto ciò non ci abbia esentato dal prenderci subito cura dei due animali».

 

Casa dolce casa «Da un'altra persona abbiamo invece avuto in eredità una palazzina di quattro appartamenti da adibire all'accoglienza di famiglie in difficoltà con animali. Una è stata data a una famiglia di profughi ucraini con animali, che ora sono andati via e stiamo cercando di dare gli alloggi in locazione».

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Situazioni complesse, dunque, e di non semplice soluzione. Claudia Ricci, 48 anni, legale di Enpa, tratta quotidianamente controversie in cui, figli e parenti espropriati di eredità causa intenzione del dipartito di lasciare tutto al proprio cane o gatto, o agli animali in genere, impugnano l'atto testamentario.

 

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«A chi fa testamento non è consentito» precisa, «deprivare coniuge e figli della legittima». Può inoltre accadere, dettaglia l'avvocato, che, «quando i parenti del defunto sono convocati dal notaio per la lettura del testamento, apprendano come la quota di eredità loro assegnata, comprenda cani e gatti» appartenuti al disponente. Peccato però che, non di rado, quegli animali, veri devoti della buonanima, siano considerati dagli assegnatari un inutile peso.

 

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In caso di assenza di testamento e di eredi fino al 6° grado, spetterà al Comune di residenza farsi carico della destinazione degli animali del defunto.

(…)

Il cagnolino conteso Un esempio? «Una coppia di conviventi si contendeva un cane, un meticcio». Cos' ha previsto la sentenza? «Che lo avrebbero tenuto un mese ciascuno, a rotazione. La cosa è durata un po', ma erano lontani, uno a Roma e l'altro a Brescia». E dunque? «Alla fine, uno dei due, sfinito, ha deciso di lasciare definitivamente il cane all'altro».

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