marco dimitri

LA MORTE DI MARCO DIMITRI, GRAN SACERDOTE DEI “BAMBINI DI SATANA”, CHIUDE UNA BRUTTA PAGINA DI MALA GIUSTIZIA - LE INCHIESTE SCAMBIARONO UNA BRIGATA DI GIOVANI DEDITI ALLE DROGHE E AL SESSO PER UNA BANDA DI STUPRATORI PRATICANTI DI MESSE NERE - I SUOI RITUALI FOLKLORISTICI ABBAGLIARONO LA PROCURA DI BOLOGNA FINO A TRASCINARLA IN UNA SCIA DI ACCERTAMENTI E PERQUISIZIONI IN MEZZA PROVINCIA - LE ACCUSE LACUNOSE, I “MISTERIOSI” FLOPPY DISK (CHE ERANO VIDEOGAME), I TESCHI, LA CACCIA AL MOSTRO: FU ASSOLTO DOPO 400 GIORNI DI CARCERE E RISARCITO DALLO STATO

1 - PIÙ FARSA CHE ORRORE LA PARABOLA DEL CAPO DEI BAMBINI DI SATANA

Valerio Varesi per “la Repubblica”

 

MARCO DIMITRI

Quella di Marco Dimitri, capo del gruppo dei "Bambini di satana" è una storia di coincidenze sfortunate. Ieri è morto a 58 anni e nella stessa data del '97 iniziò il processo con l'accusa di violenza sessuale su minori e di profanazione di tombe, che ha segnato la sua vita. Ma la coincidenza peggiore che per questo eccentrico personaggio divenuto celebre nel mondo dell'occulto e dell'esoterismo, è l'essersi trovato al centro di tre inchieste che a metà degli anni '90 lo condussero in carcere per 400 giorni.

 

marco dimitri

Inchieste che scambiarono una eccentrica brigata di giovani dediti alle droghe, al sesso e alle pratiche sataniche per una banda di stupratori praticanti di messe nere. Un clamoroso errore giudiziario che fruttò un risarcimento di 100 mila euro a Dimitri per la galera patita ingiustamente. La vicenda è molto contorta e ha risvolti talvolta grotteschi, talvolta drammatici. Tutto comincia nel '95 quando una ragazza di 15 anni denuncia di essere stata violentata durante un rito satanico.

 

Parte un'inchiesta affidata all'allora pm bolognese Lucia Musti. Con Dimitri finiscono indagati anche il suo vice Gennaro Luongo, allora 24enne, Giorgio Bonora di 20 e le due "sacerdotesse" Cristina Bagnolini e Manuela Ferrari. Il "Gran sacerdote" nega le accuse, dice di essere stato incastrato, ma nel frattempo saltano fuori altre presunte violenze, questa volta su una ragazza di 14 anni e addirittura su un bimbo di 3. Gli inquirenti scandagliano la vita di Dimitri e dei suoi adepti. Ne esce un quadro da fumetto horror.

marco dimitri

 

La sua casa di via Riva Reno, in centro a Bologna, è un teatrino di luci azzurrate e rosse con alle pareti immagini sataniche, cerchi con inscritto il capro di Belzebù, teschi e il numero 666 che, per un'altra coincidenza, era la cifra finale del telefono del "Gran sacerdote".

 

Dimitri si presentava con la chioma corvina a mo' di aureola sul volto pallidissimo e abiti rigorosamente neri, talvolta brandendo uno spadone che apponeva sul ventre delle ragazze e dei ragazzi come rito d'iniziazione. Rituali più folkloristici che di vero satanismo capaci però di abbagliare la procura bolognese fino a trascinarla in una scia di accertamenti e perquisizioni in mezza provincia.

 

marco dimitri

Oltre che nella casa sede della "Bds", sigla dell'associazione satanista, vengono passati al setaccio alcuni luoghi del parco di villa Ghigi, dove viene rinvenuto un "pentacolo", un'immagine che richiama il diavolo, del cimitero di Nugareto, sull'appennino nei pressi di Sasso Marconi, e in alcuni villoni nella valle del Reno. Sotto inchiesta finiscono anche i numeri di Kaffeina la fanzine del gruppo. Il risultato è però nullo. Nel frattempo, il 13 febbraio del '97 inizia il processo per un caso che ha ormai risonanza nazionale. Bologna è divisa tra i colpevolisti che stanno con la Procura e gli innocentisti, tra i quali una nutrita pattuglia di studenti di area Dams.

 

marco dimitri 6

L'epilogo giudiziario avviene solo nel 2004 dopo 7 anni, il carcere e un appello all'allora presidente della Repubblica Ciampi in cui Dimitri lamentò quella che definì "una caccia alle streghe". Assolto e risarcito così come il suo vice Luongo che ottenne 50 mila euro. Il "Gran sacerdote" venne tirato in ballo anche da Gaetano Tripodi arrestato a Roma per aver decapitato la moglie Patrizia ex appartenente al gruppo espulsa nel '93. «Se dovessi decapitare tutti quelli usciti dai "Bambini di Satana" - commentò Dimitri - non mi basterebbero i coltelli».

 

2 - IL BIMBO DI SATANA CHE TROVO’ L’INFERNO TRA TRIBUNALI E TV

Claudia Guasco per “il Messaggero”

 

Per i suoi adepti era La Grande Bestia 666. Su di lui e altri cinque membri dei Bambini di Satana, tra il 1989 e il 1999, si sono abbattute accuse pesantissime: pedofilia, violenza carnale, violazione di sepolcro, profanazione di cadavere, usura e sacrifici umani.

Sono stati tutti assolti, in ogni grado di giudizio e con risarcimento per ingiusta detenzione. Bestia 666, ovvero Marco Dimitri, ha ottenuto 100 mila euro per 400 giorni passati in cella.

marco dimitri 4

 

LE INDAGINI

Dimitri è morto la notte del 13 febbraio, nella sua casa in via Riva Reno, a Bologna. Ieri avrebbe compiuto 58 anni e proprio quel giorno, nel 1997, iniziò il processo ai Bambini di Satana, il primo in Italia contro un gruppo di satanisti. Per Bologna è trauma, la città si ritrova lacerata tra colpevolisti e innocentisti, sui muri compaiono le scritte 666. A coordinare le indagini è la pm Lucia Musti, che paragona i Bambini di Satana alla mafia e alla banda della Uno bianca che ha terrorizzato l' Emilia Romagna e ucciso 24 persone.

 

E la figura divisiva è il capo, Dimitri: c' è chi vede in lui il demonio e chi la vittima di indagini spettacolarizzate. L' avvocato Carla Mei, nel procedimento, ha difeso Gennaro Luongo, il vice del gruppo, anche lui assolto nei tre gradi di giudizio e risarcito dallo Stato. E per spiegare quello che è successo parte dalla fine: «Abbiamo avuto dei giudici che hanno saputo giudicare, sono stati molto obiettivi e corretti».

marco dimitri 3

 

In mezzo, dice, ci sono stati degli errori che «forse si potevano evitare, delle richieste da parte della Procura che non erano fondate su elementi reali». Ma «per fortuna la giustizia esiste, anche se questo nulla toglie a ciò che hanno subito coloro che sono stati inquisiti in questo procedimento, non c' è moneta che li ripaghi.

 

Purtroppo dalle streghe di Salem ai Bambini di Satana non è cambiato nulla». Il gruppo di Dimitri è stato accusato di violenza su un bambino di tre anni e su una ragazzina di 16, che ha raccontato di essere stata stordita con un caffè al narcotico. Di aver profanato tombe e celebrato rituali satanici utilizzando resti umani.

 

Tutto inizia a Bologna il 24 gennaio 1996, quando i carabinieri arrestano Marco Dimitri (33 anni), Piergiorgio Bonora (21 anni) e Gennaro Luongo (28 anni), inchiodati dalla testimonianza dell' ex fidanzata di quest' ultimo che riferisce di essere stata stuprata durante una messa nera. Ma la sua ricostruzione è lacunosa e senza prove, della «micidiale pozione» che sarebbe stata costretta a bere non c' è traccia.

 

marco dimitri 5

Filtrano indiscrezioni su certi floppy disk trovati a casa di Dimitri, con i nomi di cinquanta dodicenni presunte vittime sacrificali, in realtà erano videogame Amiga. Agli atti c' è anche il disegno di un bambino che secondo l' accusa sarebbe stata la rappresentazione simbolica di un sacrificio umano cui il piccolo avrebbe assistito durante uno dei riti sessuali della setta, ma si scopre che è stato fatto da un' amica di famiglia.

 

MASCHERE E TESCHI

Non ci sono riscontri, tuttavia il capo cammina su un pericoloso crinale: nel processo respinge le accuse ma assicura che i Bambini di Satana avrebbero continuato a esistere, ammette la partecipazione al gruppo di minorenni ma ribadisce che i «riti sessuali» consistevano in rapporti tra «iniziati» maggiorenni e consenzienti. I minori di 18 anni potevano solo «frequentare la sede di via Riva Reno, comprare le felpe e gli altri gadget creati appositamente dalla Bambini di Satana Srl».

 

Dimitri ha mosso i suoi primi passi nel mondo dell' invisibile frequentando in gioventù la Fratellanza Cosmica, alle origini del culto dei dischi volanti. Nel 1982 si dichiara satanista «di stile pagano», fonda i Bambini di Satana e organizza rituali tra Rimini e Riccione in vecchi casolari diroccati e boschi, poi crea un tempio a Bologna con tende nere, maschere diaboliche, teschi e statue del diavolo, atmosfera che Dimitri definisce «iconografica». Niente di più. «La colpa di tutta questa storia è dei cittadini, che hanno bisogno del mostro. Il mostro fa sempre comodo e in quel caso il mostro ero io», ha raccontato in una delle interviste rilasciate prima di defilarsi in una vita riservata.

 

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