tasse partita iva

NASCONDETEVI, ARRIVANO 9 MILIONI DI CARTELLE ESATTORIALI - IL 15 OTTOBRE SCADE LA MORATORIA DECISA DAL GOVERNO DURANTE IL LOCKDOWN E POI PROROGATA - UNA VALANGA DI ATTI SI ABBATTEREBBE SU PICCOLE IMPRESE, PARTITE IVA E CONTRIBUENTI, GIÀ FIACCATI DALLA CRISI E SENZA LIQUIDITÀ. IL TIMORE È CHE POSSA ESPLODERE UNA BOMBA SOCIALE DIFFICILE DA GESTIRE. ECCO PERCHÉ TORNA L'IPOTESI DI “PACE FISCALE”, UNA ROTTAMAZIONE DELLE CARTELLE DEL 2019 E DEL 2020…

Andrea Bassi e Michele Di Branco per “il Messaggero”

 

L'argomento è considerato quasi un tabù. Troppo alto il polverone politico che rischia di sollevare. Ma all'interno del governo i ministri ed i tecnici più avveduti hanno cerchiato con la matita rossa una data sul calendario: il 15 ottobre. Non è solo la scadenza per mandare a Bruxelles la legge di Bilancio per il 2021 con allegato, si spera, il Recovery plan. Quel giorno finirà anche la moratoria sulle cartelle esattoriali decisa dal governo durante i mesi del lockdown e poi prorogata.

 

CARTELLE ESATTORIALI

Se nulla accadrà, il 16 ottobre l'Agenzia delle entrate dovrà inviare quasi 9 milioni di lettere e Pec (6,8 milioni delle quali lavorate durante i mesi del Covid), per chiedere di saldare il dovuto. Una valanga di atti insomma, si abbatterebbe su piccole imprese, partite Iva e contribuenti, già fiaccati dalla crisi economica e in deficit di liquidità. Il timore, insomma, è che possa esplodere una sorta di bomba sociale difficile poi da gestire.

 

Il ragionamento che inizia a farsi strada nel governo, dunque, è quello di trovare una qualche via d'uscita. Ma quale? Certo, si potrebbe prorogare il blocco e spostare l'invio delle cartelle ancora in avanti. Ma prima o poi il nodo andrebbe sciolto. Così si inizia a ragionare su un'altra ipotesi: una nuova pace fiscale, una rottamazione delle cartelle del 2019 e del 2020. Del resto, si fa notare in ambienti tecnici, è stato fatto quando emergenze non ce n'erano.

 

Gualtieri Conte

LE RAGIONI

Oggi le ragioni ci sarebbero tutte. Non solo il Paese si trova nella più grande crisi dal dopoguerra, ma alle porte c'è una riforma fiscale che potrebbe permettere di chiudere molti conti con il passato. Anche magari cancellando una parte ormai inesigibile di quel magazzino di cartelle che vale ormai mille miliardi ma che, tutti sanno, essere per per due terzi totalmente inesigibili. Al ministero del Tesoro, intanto, si continua a lavorare anche alla struttura dell'Irpef.

 

Sul tavolo c'è una sforbiciata alle aliquote, ridotte dalle attuali 5 a 3, una semplificazione del sistema delle agevolazioni fiscali con introduzione del modello tedesco, una correzione del bonus 80 euro, attualmente viziato da qualche inconveniente tecnico, e, di contorno, una rivisitazione dell'Iva. L'Irpef del futuro è un dossier con molte incognite ma con tre punti fermi nella testa di Roberto Gualtieri.

 

CARTELLE ESATTORIALI

Il ministro dell'Economia punta ad applicare una strategia chiara: ridurre le tasse a partire dal ceto medio ridisegnando la curva del prelievo. Nei piani del numero uno del dicastero di Via XX Settembre c'è, appunto, la cancellazione di due aliquote (non tutte subito, ma per moduli) con una sostanziale rivisitazione delle classi impositive. Impossibile, al momento, fissare il livello delle future aliquote (oggi posizionate al 23, 27, 38, 41 e 43%), ma chi lavora al progetto anticipa che, di certo, l'aliquota più bassa sarà ridotta di 1-2 punti.

 

conte gualtieri

Per finanziare la riforma fiscale si cercano almeno 15 miliardi di euro: una cifra che dovrebbe spuntare fuori soprattutto da una riqualificazione delle tax expenditures, i bonus attraverso i quali gli italiani riducono il carico delle tasse da pagare. Altro punto fermo: l'accorpamento delle aliquote sarà realizzato in modo tale da cancellare il paradosso connesso all'allargamento da 80 a 100 euro del bonus Renzi per chi guadagna fino a 28 mila euro e per chi è titolare della nuova detrazione per i redditi fino a 40mila euro. Per la riduzione del cuneo fiscale sugli stipendi dei lavoratori dipendenti sono stati stanziati 3 miliardi di euro per il 2020.

 

La platea dei beneficiari, tra lavoratori dipendenti privati e pubblici, è così aumenta di 4,3 milioni, passando da 11,7 milioni che percepiscono il bonus Renzi a 16 milioni di lavoratori. Il meccanismo, tuttavia, porta con sé un inconveniente fastidioso con ripercussioni pesanti sulle aliquote marginali effettive. Infatti, per chi percepisce redditi tra 28 mila e 35 mila euro, l'aliquota marginale sale al 45%, contro il 41 precedente.

 

CARTELLE ESATTORIALI

E tra 35 e 40 mila euro si arriva fino al 61%. Una percentuale molto superiore rispetto all'aliquota legale più alta, quella del 43% che si applica a redditi oltre i 75 mila euro. Cosa significa questo? Che non c'è alcun incentivo a lavorare di più, perché non conviene. Anzi, con uno scatto del salario 900 mila lavoratori ci rimettono addirittura. Una stortura alla quale si vuole porre rimedio.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…