''GABE'' NATALE SCARICA L'AMICO FINNEGAN: ''HA FATTO TUTTO LUI. IO ERO IN CITTÀ CON MIO PADRE E MIO NONNO, LUI MI HA RAGGIUNTO, NON SAPEVO CHE AVESSE PORTATO QUEL COLTELLO DALL'AMERICA. IO DORMIVO DAI MIEI PARENTI, QUELLA È STATA LA PRIMA NOTTE CON LUI''. E PARLA ANCHE DELLA BENDA SUGLI OCCHI - COME AVVOCATO, LA FAMIGLIA HA SCELTO LO STESSO DI SCATTONE (MARTA RUSSO) DEL CARABINIERE TODESCO, DEL CASO CUCCHI

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1 - HJORTH IN CARCERE: HA FATTO TUTTO FINNEGAN, VOGLIO I MIEI GENITORI. HA SCELTO IL LEGALE DEL MILITARE DEL CASO CUCCHI

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Fabrizio Caccia per il “Corriere della sera

 

Al quinto giorno di Regina Coeli, i ragazzi di ghiaccio cominciano a sciogliersi: «Avvocato, la prego, sono disperato, faccia venire al più presto i miei genitori a trovarmi», è stata la prima richiesta fatta ieri dal più piccolo dei due californiani, Christian Gabriel Natale Hjorth, 18 anni, al suo nuovo avvocato, Francesco Petrelli.

 

A poco a poco, dunque, quel muro d' indifferenza che aveva così tanto impressionato gli operatori del carcere, pare si vada sbriciolando: «Più ci penso e più sono sconvolto», ha ammesso anche Finnegan Lee Elder, il diciannovenne accoltellatore del vicebrigadiere Cerciello Rega, al suo nuovo legale Renato Borzone. E ripetendolo poi pure al Console americano che è andato a fargli visita. «In cella vorrei leggere qualcosa per passare il tempo», ha chiesto Elder. Ma di libri in inglese non ce ne sono così tanti a Regina Coeli, comunque alla fine gli agenti gliel' hanno trovato.

GABE NATALE GABE NATALE

 

Nelle celle del reparto «Nuovi Giunti» della Settima Sezione, dove entrambi da domenica non sono più in isolamento, la fatica del carcere si fa sentire: «Faccia venire almeno i miei parenti italiani, ho bisogno di vederli, non ce la faccio più», ha detto Hjorth all' avvocato Petrelli, appena nominato da suo padre Giuseppe. Tra l' altro, Petrelli, già legale di Giovanni Scattone nel processo per l' omicidio di Marta Russo, è pure l' attuale difensore del carabiniere Francesco Tedesco, l' uomo che, accusato di omicidio preterintenzionale per la morte di Stefano Cucchi, ha avuto il coraggio di chiamare in causa due suoi colleghi dell' Arma per il pestaggio subìto in caserma dal ragazzo romano poi deceduto nell' ottobre del 2009.

 

I genitori di «Gabe», come lo chiamano gli amici, sono separati da tempo. Lui, una settimana prima del delitto di Prati, era venuto a Roma in vacanza con suo padre Giuseppe, che è italiano: «E infatti io ero già qui quando mi ha chiamato Elder dall' America - si è sfogato lui con l' avvocato Petrelli -, Finnegan mi ha detto " vengo a Roma, ci vediamo" , ma io non c' entro niente, mi sono trovato in mezzo a questa terribile situazione senza volerlo. Per esempio, non sapevo nemmeno che Elder avesse portato dall' America quel coltello e non stavo neppure con lui in albergo, io infatti stavo con mio padre, non ci avevo mai dormito con Elder prima di quella notte...».

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L' avvocato Petrelli, nel frattempo, ha già telefonato al collega Emiliano Sisinni che in questi primi giorni di detenzione aveva assistito il diciottenne. E con il vecchio legale ha affrontato la delicata questione della foto scattata da un carabiniere nella caserma di via in Selci dopo l' arresto, in cui si vede «Gabe» seduto in una stanza con una benda azzurra sugli occhi, il capo chino e le manette ai polsi. Sisinni gli avrebbe raccontato che a sua precisa domanda («Perche non me l' hai detto subito?»), il ragazzo avrebbe risposto candidamente: «Non l' ho mai detto, perché ero confuso».

 

 

2 - AMERICANI PIÙ COLPEVOLISTI DOPO LE INDAGINI SUI KILLER

Flavio Pompetti per “il Messaggero

 

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La stampa statunitense comincia a scavare nel passato di Finnegan e Gabriel, i due giovani accusati dell'omicidio del vice brigadiere Giovanni Cerciello Rega, e scopre che l'immagine dei due amici è lontana da quella di due semplici turisti motivati a viaggiare dalla ricerca della bellezza e della storia romana. Amici e conoscenti dei due parlano del passato di risse e violenze ai quali sono entrambi associati, il liceo frequentato nei primi anni da Elder conferma la scazzottata nella quale il giovane aveva provocato danni cerebrali ad un suo coetaneo.

 

I DETTAGLI

E' un po' per via dell'emergere di questi dettagli, ma molto di più per il rispetto universale nei confronti della memoria del nostro brigadiere ucciso, che i media usano da qualche giorno un'enorme cautela nel modo in cui raccontano gli sviluppi della tragedia e dell'indagine. Persino la diffusione della foto di Gabriel Natale, ammanettato e bendato nell'ufficio di Via in Selci, viene trattata con il massimo riguardo e con tutti i distinguo del caso.

 

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L'immagine viene riportata dalla stampa con pochi commenti, ma questi ultimi abbondano nella blogosfera. Si sottolinea lo stato di shock nel quale devono essersi trovati i commilitoni di Cerciello, si fa riferimento al forte spirito di corpo che esiste anche all'interno delle stazioni di polizia negli Stati Uniti, e si citano episodi di reazioni anche più estreme da parte degli agenti, che si sono verificate negli anni quando uno di loro è caduto vittima della violenza di strada.

 

LA RICOSTRUZIONE

Quella che invece è assente è una narrativa alternativa dei fatti, quale era quella che a pochi giorni dai rispettivi crimini, ha accompagnato in passato la ricostruzione del delitto di Perugia con l'assassinio di Meredith Kercher, e il rapimento in pieno giorno di Abu Omar. Non ci sono in giro teorie complottiste contro le conclusioni dell'indagine in Italia, né avvisaglie di una cordata di controinformazione, come quella che accompagnò la vicenda processuale di Amanda Knox. Il dato centrale che emerge dai commenti in tv e sui giornali è lo sdegno per il crimine commesso da due connazionali all'estero, nei confronti di un rappresentante delle forze dell'ordine, e di un difensore della sicurezza pubblica.

 

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L'INTERESSE

La notizia è comunque passata già in secondo piano nelle cronache della giornata, affossata dall'emergenza di altre traumi nazionali, e dall'attesa per il dibattito tra i candidati democratici alla presidenza. Ieri mattina non c'era più nessuna ressa di giornalisti fuori dall'abitazione della madre di Finnegan Elder, anche perché la famiglia resta blindata intorno alla protezione della propria privacy. Le scuole frequentate in passato dai due giovani sono chiuse per la pausa estiva, così come lo è l'università alla quale entrambi erano iscritti quest'anno. E' il dipartimento di Stato di Washington che si sta muovendo al suo posto insieme all'ambasciata romana per assicurare l'assistenza al giovane accusato di aver vibrato le undici pugnalate contro Mario Cerciello.

 

Ed è da questa fonte che arriva la raccomandazione più diretta ad «assicurare che ai cittadini statunitensi detenuti ricevano un processo equo e trasparente con accesso all'assistenza legale». Il silenzio invece del vertice dell'amministrazione e dello stesso Trump, altre volte molto solerte nell'intervenire a gamba tesa presso i governi stranieri in difesa dei suoi connazionali, testimonia al meglio l'imbarazzo che l'intero Paese sta vivendo nei confronti di questa vicenda.

 

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