joanna kenny 19

IN NOME DEL "BODY POSITIVE", DOBBIAMO FARCI ANDARE BENE ANCHE LE DONNE CON I BAFFI?  – L’ULTIMA TROVATA DELLA FURBISSIMA INFLUENCER INGLESE JOANNA KENNY CHE CAVALCA IL NEO-FEMMINISMO DEL PELO IRTO E SETOSO: “METTO IL MASCARA SUI BAFFETTI DELLE LABBRA PER SOTTOLINEARE QUANTO ESSERE PELOSI SIA NORMALE. NON DEPILARMI IL VISO NON RENDE ME O QUALSIASI ALTRA DONNA BRUTTA” (DONNA BAFFUTA SEMPRE PIACIUTA: SI’, MA A CHI?)

Marina Valensise per "il Messaggero"

 

JOANNA KENNY 49

Quando il transgender imperversa, e ormai persino il legislatore dibatte in Parlamento di identità di genere, la moda fa il suo corso imperturbabile, travolgendo costumi e certezze, e adesso spunta fuori pure il baffetto sulla bocca di lei, esaltato dal mascara con sottostanti labbra turgide di rossetto. Attenzione, non è uno scherzo di cattivo gusto o l'ultima trovata del burlesque, con drag queen scosciate in corpetto di pizzo e calze a rete su gamba pelosa che si dimenano in un club per scambisti.

 

È una vivace tendenza in corso sui social network, lanciata su Instagram da un'estetista inglese dallo sguardo dolce e però furbissima, tale Joanna Kenny, che ai suoi seguaci allibiti replica in modo stentoreo: «Non dovresti domandarti perché lei si sta mettendo il rimmel sui peletti delle labbra, ma come mai deve mettersi il rimmel sulle labbra perché la gente pensi che sia normale».

 

Così grazie alla paradossale esaltazione del baffetto femminile, praticata dalla visagista inglese, fondatrice di #poresnotflaws, un sito per la liberazione dal complesso dei pori neri, e paladina estrema degli inestetismi che da secoli affliggono milioni di donne, siano esse esposte o sovraesposte allo sguardo altrui e all'invadenza scrutatoria consentita dalla tecnologia digitale, si entra direttamente nel comparto non dell'estetica, ma della filosofia morale e nell'antropologia sociale ultra contemporanea.

JOANNA KENNY 49

 

I RITOCCHI Qui non si tratta, come qualcuno potrebbe pensare di una moda dell'orrido, o dell'ultimo sdoganamento del cattivo gusto. Qui è in gioco niente di meno che la nostra personale libertà, addirittura la nostra stessa emancipazione di donne e prima ancora di esseri umani. Libertà dalla coazione al bello, dalla tirannia dell'immagine patinata, dall'impero dei filtri fotografici che ormai inducono a ritoccare ogni selfie per cercare di restituire la versione migliore di noi stesse, e cioè monda da imperfezioni, peletti, slabbrature, cellulite, pieghe di grasso, e per ciò stesso causa di un senso di scoramento profondo, allorquando ritorniamo a guardarci nella nostra creaturale imperfezione di esseri umani segnati dal tempo, e dalla finitezza.

 

Helen Mirren con checco zalone

Libertà, emancipazione e perciò rivolta contro il modello apparentemente imperante, condizionante, ottundente e totalizzante della bellezza formattata dall'industria della moda e dalla tecnica. Modello che impone al mondo gli stessi stilemi universali della mèche curata, della ruga piallata, del labbro turgido ben oltre i 60 anni, del seno compatto ben oltre i 40, del fisico tonico, scultoreo palestrato, ben oltre la reale fisiologica natura di milioni di creature mortali, affette da doppio mento, adiposi del ventre, coscia cellulitica, sedere largo a volte chiatto, gamba corta, piedi piatti e via dicendo. Avevamo salutato con intima soddisfazione l'audacia ironica di Helen Mirren, contadina nel Salento, che cede alle lusinghe di Checco Zalone, duettando con lui in abiti da campagna, capelli bianchi e rughe ataviche al suono di La Vaccinada.

 

andie macdowell copia

Avevamo sorriso compiaciute per la sfilata di Andie Mac Dowell al Festival di Cannes. A sessant' anni suonati, la meravigliosa attrice americana, già testimonial di L'Oréal, si è presentata davanti alla muta dei fotografi all'ingresso del Palazzo del Cinema, con la sua consueta selva tricologica, ma di color sale e pepe, ostentando il sorriso smagliante sul volto solcato da rughe, rughette, linee di espressione, senza nulla concedere ai suoi ex datori di lavoro, né in termini di tinture scurenti, né in termini di creme a base di bava di lumaca e acido ialuronico.

 

HAIR POSITIVITY Non paghe di tanto venusto splendore, eravamo pronte a inchinarci davanti alla zazzeretta da scopino di water ostentata da Sharon Stone, altra sessuagenaria esponente dell'hair positivity, la nuova causa dell'assunzione responsabile della senescenza, per la quale militano ex libertine come la principessa Caroline di Monaco e monogame lesbiche come Jodie Foster. Eravamo pronte a schierarci contro quei retrogradi che insistono nel consigliarci la tintura, la punturina, il lifting ma adesso guardiamo a una nuova frontiera.

 

Non solo i capelli bianchi, un tempo simbolo di vecchiaia, infertilità e dunque decrepitezza e solitudine, e invece oggi simbolo di sicurezza e libertà, ma il peletto sopra il labbro, e il pelo sotto l'ascella, e quello inguinale, che spunta fuori dal costume da bagno di chiattone impenitenti e il pelazzo sui bicipiti, sulle cosce e sui polpacci che per anni hanno condizionato varie generazioni di donne affette o meno da irsutismo, costringendole a masochistiche pratiche di depilazione e stratagemmi varie pur di ottenere un'epidermide monda di peli. Tutto questo è finito, care lettrici. Oggi, piaccia o no, un nuovo orizzonte si dischiude davanti a noi.

 

joanna kenny 19

Lo dimostra l'astuta estetista inglese e la schiera di influencer inguardabili, anticonformiste, spregiudicate con le gambe irsute come un calciatore, che militano per uscire dal sessismo e amare il prossimo, mietendo proseliti nel mondo intero. Certo, la causa è giusta, ma a quale prezzo prevarrà?

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