yolo great resignation dimissioni

NON È SOLO UNA QUESTIONE DI SOLDI: LA GENTE SI È ROTTA LE PALLE DI VIVERE PER IL LAVORO – CIRCA LA METÀ DEL MILIONE E 81 MILA DIPENDENTI CHE HANNO RASSEGNATO LE DIMISSIONI NELL’ULTIMO ANNO, HA LASCIATO SENZA UN’OCCUPAZIONE “PARACADUTE” - I DIMISSIONARI NON SONO SOLO GIOVANI: C'È UN INCREMENTO TRA I SEGMENTI TRADIZIONALMENTE MENO INTERESSATI, IN PARTICOLARE ADULTI, LAUREATI E TUTTI I LAVORI QUALIFICATI – IL MOTIVO PRINCIPALE? CONCILIARE MEGLIO VITA PRIVATA E LAVORO...

Benedetta Vitetta per “Libero quotidiano”

 

grandi dimissioni in italia 1

La notizia più recente è quella arrivata ieri dal Friuli-Venezia Giulia dove tra gennaio e marzo di quest' anno le interruzioni dei rapporti di lavoro sono aumentate di oltre il 50%. Passando così da 20.400 a ben 31.300 nella Regione, ma raggiungendo la quota monstre di 306.710 a livello Paese (+35% rispetto al 2021).

 

I numeri sono stati diffusi da Alessandro Russo, ricercatore dell'Ires Fvg, che ha rielaborato i dati Inps. «Le dimissioni dei lavoratori son sempre più diffuse» si legge in una nota Ires, «e costituiscono la motivazione di gran lunga principale dell'interruzione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato». E se nel 2014 le dimissioni davano conto di poco meno della metà di tutte le cessazioni, a partire dal 2021 la loro incidenza supera il 75% (nei primi tre mesi del 2022 è stata del 76,5%). 

 

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Le cessazioni di natura economica hanno un peso sempre minore, da quasi il 40% nel 2014 a valori prossimi al 10% nell'ultimo biennio, «anche per effetto del blocco dei licenziamenti introdotto dal governo». Insomma analizzando i numeri in oltre 70 casi su 100, in Friuli-Venezia Giulia, sono gli stessi dipendenti ad abbandonare il posto di lavoro, trattasi quindi di dimissioni puramente volontarie.

 

Un fenomeno - osservato non soltanto in Italia, ma anche in diversi altri Paesi come ad esempio gli Stati Uniti - particolarmente caldo in quest' ultimo periodo e che, sicuramente, è stato influenzato sia dai due anni di pandemia che hanno completamente squassato il pianeta sia dalla possibilità di trovare un lavoro a distanza, da remoto. 

 

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Si è poi visto che nella maggior parte dei casi l'abbandono e la successiva ricerca di un nuovo impiego è legato alla voglia di aver un maggior bilanciamento tra vita privata e lavorativa che porti a un miglioramento dell'esistenza, dei rapporti familiari, ma anche la situazione psicofisica di ciascuno. Molti di quelli che hanno optato per questa scelta sono lavoratori dipendenti che hanno scelto di guadagnare persino meno e hanno deciso di aprire un'attività in proprio per gestirsi meglio il tempo.

 

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Ma in questo grande piccolo esercito di dimissionari c'è persino - e sono parecchi - quelli che hanno detto addio al posto di lavoro senza aver alcun tipo di paracadute. Trovandosi così, magari anche a distanza di parecchi mesi, senza aver ancora in mano un nuovo contratto di lavoro.

È questo il dato che emerge da un recente studio realizzato da Fondazione Consulenti del Lavoro che ha preso in considerazione le dimissioni avvenute nei primi nove mesi del 2021. 

 

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Cessazioni che han riguardato ben un milione e 81 mila i dipendenti. È saltato fuori che quasi uno su due (circa 500mila) dopo aver rassegnato le dimissioni, non ha più un contratto attivo perché alla ricerca di un'altra occupazione.

 

Ma chi sono i lavoratori che si dimettono volontariamente alla ricerca di una vita migliore?

Dall'indagine "Le dimissioni in Italia tra crisi, ripresa e nuovo lavoro" di Fondazione Consulenti del Lavoro, basata sui dati delle Comunicazioni Obbligatorie del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è venuto a galla che si tratta di un fenomeno trasversale da diversi punti di vista. I dimissionari non sono infatti soltanto giovani, con un basso livello di istruzione e residenti al Nord, ma che c'è un incremento tra i segmenti tradizionalmente meno interessati, in particolare adulti, laureati e tutti i lavori qualificati.

 

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E il boom delle dimissioni volontarie ha riguardato in particolare gli States dove, solo nel mese di marzo di quest' anno, sono stati ben 4,5 milioni gli americani che hanno lasciato o cambiato lavoro, dopo gli oltre 47 milioni di lavoratori che hanno scelto di abbandonare l'impiego nel 2021. Ma qui, anche in vista della probabile recessione economica, il fenomeno ora sembra smorzarsi parecchio.

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