NON È TUTTO SMART WORKING QUELLO CHE LUCCICA – IL LAVORO DA CASA NON SOSTITUIRÀ QUELLO IN AZIENDA, MA ANCHE IN ITALIA IL FUTURO SARÀ IL MODELLO IBRIDO: DUE, TRE GIORNI IN UFFICIO, IL RESTO DA CASA – LE GRANDI AZIENDE HANNO GIÀ DETTO CHE FARANNO COSÌ, MA IL TEMA (SMART WORKING O NO) È PIÙ AMPIO E RIGUARDA IL SEMPRE PIÙ FATICOSO EQUILIBRIO TRA VITA PRIVATA E LAVORO, TRA PRESSIONI FUORI ORARIO E DIRITTO ALLA DISCONNESSIONE CHE NON ESISTE..

-

Condividi questo articolo


Giuseppe Bottero per “La Stampa”

 

SMART WORKING SMART WORKING

Per un attimo si è pensato che fosse una misura d'emergenza: tutti in casa prima di tornare in ufficio. Sbagliato. Poi ha cominciato a farsi largo la notizia, fortemente esagerata, della scomparsa del lavoro tradizionale, sostituito da una connessione e da un tavolo vista mare. Non è andata così.

 

A un anno e mezzo dall'esplosione della pandemia lo Smart working, o almeno la sua declinazione italiana, sta però iniziando a diventare adulto. Rispetto alle premesse, decisamente più radicali, nel nostro Paese si è fatto strada il «modello ibrido», destinato a coinvolgere più cinque milioni di lavoratori: due, tre giorni di home working la settimana, e il resto del tempo in azienda. Se le leggi arrancano, a tracciare i confini della nuova normalità sono soprattutto i privati, con intese capaci di costruire un modello nuovo da cui molto difficilmente, dicono gli esperti, si tornerà indietro.

smart working4 smart working4

 

Tanto che la School of Management del Politecnico di Milano parla di nuova normalità. «C'è ancora molta confusione, ma un numero importante di aziende ha preso atto dei benefici e della forte volontà dei dipendenti di non perdere l'autonomia» spiega Mariano Corso, professore di Leadership e Innovation e Responsabile Scientifico dell'osservatorio Smart Working, nato nel 2012.

smart working2 smart working2

 

La spinta della finanza A fare da apripista, come spesso succede, sono stati i signori della tecnologia. Alla Vodafone, sin dallo scorso ottobre, è in vigore un accordo che riguarda tutti i seimila addetti: prevede dal 60 all'80% del tempo di lavoro in modalità agile, disciplina in maniera flessibile la disconnessione, assicura connettività e convenzioni per le utenze domestiche.

 

smart working3 smart working3

 Secondo gli osservatori uno dei risultati migliori si è raggiunto alle Generali: i dipendenti del gruppo assicurativo rientreranno dalle ferie alternandosi tra le abitazioni le sedi aziendali, con 2 o 3 giorni (a seconda delle mansioni) di lavoro agile a settimana. Per pianificare gli spostamenti è stata creata una piattaforma informatica, e il patto prevede «la possibilità di accedere a spazi di coworking o di connettersi dall'estero rispettando regole di sicurezza e proteggendo i dati». Il colosso delle assicurazioni ha anche normato le riunioni: quelle in video call saranno attivabili fino alle 18, con pause di minimo 10 minuti fra un meeting e l'altro, e non c'è obbligo di risposta alle comunicazioni aziendali (telefonate, e-mail) fuori dall'orario normale di lavoro. «Difficile pensare che dopo due anni di pandemia tutto tornerà come prima» ragiona Gianluca Perin, direttore delle Risorse umane del Leone.

smart working1 smart working1

 

Tim, dove le mense sono chiuse, ha stabilito invece un rientro graduale dal 4 ottobre, ma solo un giorno a settimana. La decisione, per ora, spetta ai dipendenti. Qualcosa di simile sta succedendo tra i bancari. Credem ha fatto sapere che, nel primo semestre, ha sfruttato lo Smart working oltre il 90 per cento dei dipendenti, in Intesa San Paolo si sono appoggiate al digitale 79 mila persone e il colosso del credito, a questo punto, vede di fronte a sé «un ampio spazio per la riduzione del numero delle filiali»

 

smart working5 smart working5

È pronta a strutturare il modello misto l'Unicredit: al momento, prevede un giorno a casa per gli addetti agli sportelli, un paio per gli amministrativi. «Inizieremo un graduale ritorno in ufficio a partire da settembre e nel quarto trimestre realizzeremo un progetto pilota per permettere un lavoro ibrido sostenibile a partire dal prossimo anno» ha annunciato all'agenzia internazionale Bloomberg il "group operating officer" Ranieri de Marchis. Se all'estero, a partire da Google, si discute di adeguare gli stipendi dei dipendenti in base al luogo in cui decidono di lavorare - chi è fuori New York guadagna meno rispetto a chi deve sopportare i costi della Grande Mela - in Italia, per ora, il tema non si pone.

 

smart working 2 smart working 2

Le tute blu In autunno il lavoro agile entrerà di peso anche nelle discussioni contrattuali che riguardano i metalmeccanici. I primi a mappare pro e contro della svolta per le tute blu sono stati i sindacalisti della Fim-Cisl. Da un report commissionato ad Adapt emerge una spinta alla "via italiana": il 58 per cento di chi ha sperimentato "l'home working" preferirebbe modalità ibride di 2-3 giorni alla settimana in lavoro agile e il resto in presenza, mentre soltanto il 28% lo vorrebbe per sempre e tutti i giorni. Il cambiamento iniziato nel 2020 porta con sé criticità: il 65% dei lavoratori non ha partecipato a corsi di formazione e il 59% ha lavorato spesso oltre gli orari previsti dal CCNL.

 

smart working 4 smart working 4

Se il 61% non ha avuto informazioni sul diritto alla disconnessione, solo il 12% si ritiene pressato dall'azienda nella gestione della prestazione lavorativa. Ecco perché, secondo il ministro del Lavoro Andrea Orlando, bisogna «provare a costruire una cornice di accordo nazionale», e sarà «utile avere regole comuni che definiscano alcuni punti», come la tutela dei dati e «la sicurezza sul luogo di lavoro che è diventato la casa». I paradossi Nel frattempo, ci si adegua. E in qualche caso si anticipa il futuro con situazioni che sembrano paradossali.

 

Secondo Ernesto D'Amato, amministratore delegato di Radar Consulting, ci sono episodi «estremi, e relativi soprattutto ai contratti a termine», in cui «l'intero ciclo del rapporto di lavoro si è svolto a distanza» e gli addetti non hanno mai «incontrato fisicamente il datore di lavoro, o il dirigente né i colleghi» fino alla scadenza dell'impiego. Sono casi limite, ma segnalano un'urgenza: il tema va affrontato prima che qualcuno lo trasformi in una sorta di "esternalizzazione".

smart working 9 smart working 9

 

Nonostante la presidente Christine Lagarde abbia definito lo Smart working un «fenomeno irreversibile», qualche giorno fa si è imposto il caso dei dipendenti della Bce, decisi a non tornare in ufficio neppure per i tre giorni richiesti dai vertici. Il motivo? «I nostri rappresentanti non sono neppure stati consultati». Il braccio di ferro sulla sede di lavoro, per lo meno nel terziario avanzato, è qualcosa di inedito anche a diciotto mesi dai primi lockdown.

smart working 10 smart working 10

 

«Molti imprenditori e manager sentono l'esigenza di un modello più tranquillizzante - dice Corso-. Questo lungo periodo d'emergenza però ha cambiato la concezione del lavoro, tornare agli stessi luoghi e vincoli per i due terzi degli addetti è inconcepibile. E' innegabile però che il confronto di persona sia molto utile. Per cui bisognerà riscoprire lo spirito autentico dello Smart working, alternando presenza fisica e distanziamento e cercando un equilibrio in funzione delle esigenze».

smart working 7 smart working 7 smart working 6 smart working 6 dolore al collo 3 dolore al collo 3 smart working 5 smart working 5

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - CONTINUA L’IMBROGLIO-SCHLEIN: ELLY RINCULA SUL NOME NEL SIMBOLO DANDO LA COLPA A BONACCINI (SIC!) E SI RIMANGIA ''CAPOLISTA OVUNQUE": LO SARA' SOLO AL CENTRO E NELLE ISOLE - ALLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PD DI IERI LA SVALVOLATA MULTIGENDER HA PERSO LA MAGGIORANZA DEL PARTITO. I VENTI DI RIVOLTA INVESTONO TUTTE LE VARIE ANIME DEL PD - ELLY SI È RIMBOCCATA LA LAPIDE QUANDO HA DETTO: O IL MIO NOME NEL SIMBOLO O MI METTETE CAPOLISTA IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. DI TALE PROPOSTA, LA ZARINA DEL PD NE AVEVA PARLATO SOLO CON BONACCINI. IL PRESIDENTE DEL PD HA ACCONSENTITO IN CAMBIO DELLA CANDIDATURA NEL SUD DEL RAS DELLE PREFERENZE, RAFFAELE “LELLO” TOPO, FIGLIO DELL’AUTISTA DI GAVA, CHE OVVIAMENTE FA PARTE DELLA SUA CORRENTE (AH! I CACICCHI…) - ALLA FINE VICINO A SCHLEIN RESTANO SOLO IN DUE, IL MULTI-TRASFORMISTA ZINGAR-ELLY E FRANCESCO BOCCIA, IL VERO ARTEFICE DEL SISTEMA PUGLIA, GARANTE DI DECARO ED EMILIANO - ANCHE SE ALLE EUROPEE IL PD GALLEGGERA' AL 20%, SINESTR-ELLY DOVRA' FARE LE VALIGIE...

DAGOREPORT: 100 SCALFARI MENO UNO - NON È SOLTANTO TELE-MELONI A CENSURARE GLI SCRITTORI: C'E' ANCHE IL GRUPPO GEDI – IL LIBRO SUL CENTENARIO DI SCALFARI CURATO DA SIMONE VIOLA, NIPOTE DI EUGENIO, IN EDICOLA INSIEME A ‘’REPUBBLICA’’, SQUADERNA CENTO INTERVENTI DI ALTRETTANTI TESTIMONIAL, TRANNE QUELLO INNOCUO E DEL TUTTO PERSONALE DI GIOVANNI VALENTINI, EX DIRETTORE DELL’ESPRESSO - LE SUE CRITICHE, MANIFESTATE SUL "FATTO QUOTIDIANO" SULL’OPERAZIONE “STAMPUBBLICA” E POI NEL SUO LIBRO SULLA PRESA DI POSSESSO DEL GIORNALE DA PARTE DI ELKANN, GLI VALGONO L’OSTRACISMO E LA DAMNATIO MEMORIAE – IL TESTO CENSURATO…

DAGOREPORT –  PER SALVARE IL "CAMERATA" ROSSI, PROSSIMO A.D. RAI, UNA MELONI INCAZZATISSIMA VUOLE LA TESTA DEL COLPEVOLE DEL CASO SCURATI PRIMA DEL 25 APRILE: OGGI SI DECIDE IL SILURAMENTO DI PAOLO CORSINI, CAPO DELL'APPROFONDIMENTO (DESTINATO AD ESSERE SOSTITUITO DOPO LE EUROPEE DA ANGELA MARIELLA, IN QUOTA LEGA) – SERENA BORTONE AVEVA PROVATO A CONTATTARE CORSINI, VIA TELEFONO E MAIL, MA SENZA RICEVERE RISPOSTA - ROSSI FREME: PIÙ PASSA IL TEMPO E PIU’ SI LOGORA MA LA DUCETTA VUOLE LE NOMINE RAI DOPO IL VOTO DEL 9 GIUGNO SICURA DEL CROLLO DELLA LEGA CON SALVINI IN GINOCCHIO…)