george pell angelo becciu

ORA TORNA GEORGE PELL E GLI FARA’ LA PELL - IL CARDINALE AUSTRALIANO, USCITO INDENNE DALL’INCHIESTA PER ABUSI, RIENTRA A ROMA DOPO TRE ANNI DOVE C’E’ BECCIU, SUO ACERRIMO NEMICO, CADUTO IN DISGRAZIA - SULLA ODISSEA PROCESSUALE DI PELL SI È ALLUNGATA L'OMBRA DI UNA MANOVRA OSCURA GESTITA “CON CANNONI AUSTRALIANI E MUNIZIONI VATICANE” - E ORA RIPARTE LA RESA DEI CONTI INTERROTTA DALLA PANDEMIA

Massimo Franco per il “Corriere della Sera”

 

LA POLIZIA FA VISITA A GEORGE PELL

Il nome è grazioso: Casina del giardiniere. E l'edificio appare come un piccolo gioiello di mattoni rossi con la torretta, incastonato tra grandi putti di marmo bianco e guardato dall'alto da una statua nera di San Pietro, in una piccola conca dei Giardini vaticani. Ma a incrinare l'immagine vagamente bucolica è una garitta di vetro e alluminio, dove una sentinella si alterna ad altre guardie ventiquattr' ore su ventiquattro: c'è il timore che qualcuno si introduca di nascosto nel villino.

 

GEORGE PELL

Il viavai di tecnici e esperti informatici racconta mesi di indagini delicatissime: stanno analizzando e decifrando i computer sequestrati negli uffici vaticani, a caccia di misteri inconfessabili sugli intrecci finanziari di alcuni esponenti eccellenti della Santa Sede. È su questo sfondo cupo, gonfio di sospetti e di misteri, che si è consumata la defenestrazione traumatica del cardinale Giovanni Angelo Becciu.

 

Si tratterebbe di una storia di soldi dell'Obolo di San Pietro dirottati su una cooperativa della Caritas gestita in Sardegna, la sua regione, da uno dei fratelli: un comportamento che ha portato a un'accusa di peculato e che ha provocato l'ira di papa Francesco. Jorge Mario Bergoglio lo ha «degradato» in un amen, togliendogli il cardinalato e sbarrandogli le porte di un futuro Conclave. Frase standard, inappellabile: «Lei non ha più la mia fiducia», sebbene pronunciata con una punta di sofferenza. E pensare che il pontefice lo aveva promosso due anni fa, dopo averlo tenuto fino al 2018 come sostituto segretario di Stato, una sorta di «ministro dell'Interno».

 

MONSIGNOR ANGELO BECCIU

Di fatto, lo aveva appoggiato anche nei passaggi più complessi degli ultimi anni. Quando nell'estate del 2017 si era spezzata la carriera di George Pell, cardinale australiano, «zar dell'economia» e avversario di molti, Becciu compreso, Francesco era apparso colpito e rassegnato. Di fronte alle accuse di pedofilia contro Pell e al processo al quale si era dovuto sottomettere in Australia, pur essendo perplesso aveva «congedato» uno degli uomini su cui aveva puntato per ripulire le finanze della santa Sede.

 

E quando alcuni mesi dopo il supervisore generale Libero Milone, braccio operativo di Pell, disse di essersi dimesso perché era stato minacciato di arresto, puntando il dito sulla Gendarmeria e su Becciu, il Papa si era schierato con quest' ultimo. Ma Pell alla fine è uscito indenne e riabilitato dalle vicende giudiziarie. Sulla sua via crucis processuale si è allungata l'ombra di una manovra oscura gestita «con cannoni australiani e munizioni vaticane», a sentire un intellettuale amico del Papa e dello stesso Pell.

 

GEORGE PELL

E la settimana prossima l'ex plenipotenziario tornerà a Roma dalla sua Australia dopo oltre tre anni di assenza, senza più il suo incarico: proprio mentre Becciu è costretto a difendersi non solo da accuse imbarazzanti, ma da una reazione papale che negli ambienti vaticani ha lasciato tutti di stucco; e dopo che il 14 ottobre del 2019 è stato indotto alle dimissioni il capo della Gendarmeria, Domenico Giani, legatissimo al cardinale italiano, con motivazioni ufficiali che non hanno convinto tutti.

 

angelo becciu papa francesco

La storia della cooperativa che ha inguaiato Becciu semina dubbi simili. «Se dovessimo far dimettere tutti i cardinali che danno soldi ai familiari, ne resterebbero pochi», è la battuta venata di cinismo curiale che si raccoglieva ieri tra le cosiddette Sacre Mura. Un'eco dello scontro senza esclusione di colpi che si è consumato in questi anni si è avvertita nella conferenza stampa di ieri mattina di Becciu. Oltre a difendere i versamenti di soldi per i quali è stato accusato di peculato, ha parlato delle tensioni del passato con Pell: tensioni che sembrano essere tuttora incandescenti, se è vera la dichiarazione lapidaria attribuita al cardinale australiano e diffusa ieri.

 

Sono poche parole col sapore del fiele nei confronti di Becciu. «Il Santo Padre venne eletto per pulire le finanze vaticane», avrebbe scritto Pell. «Ha fatto un lungo lavoro e deve essere ringraziato e congratulato (sic) per i recenti sviluppi. Spero che la pulizia nelle stalle prosegua sia in Vaticano che a Vittoria».

 

GEORGE PELL

Lo Stato australiano di Victoria è quello dove, pare di capire, Pell ritiene gli sia stata preparata la trappola giudiziaria. Ma è il versante romano a lasciare presagire contraccolpi più duraturi e traumatici. La fase della resa dei conti si è riaperta in modo virulento; anzi, probabilmente era stata solo congelata durante l'emergenza del coronavirus. E il pontefice, per quanto indebolito, appare deciso a reagire con durezza agli scandali emersi nei mesi scorsi.

 

angelo becciu papa francesco 1

La storiaccia del palazzo londinese di Sloane Avenue,sul quale il Vaticano ha tentato una sfortunata speculazione immobiliare, investendo oltre 300 milioni di euro, attinti in parte dall'Obolo di San Pietro, continua a sprigionare veleni. E c'è chi sospetta che dietro gli ultimi sviluppi ci sia anche quello scandalo.

 

«Bisogna andare fino in fondo», ha ordinato Francesco, usando, sembra, parole più crude. Becciu è l'ultimo e il più pesante anello che si spezza nella catena di comando bergogliana di questi anni. Si intuisce che al Papa è costato molto sacrificarlo: l'ormai ex cardinale lo ha servito lealmente durante gran parte del pontificato. Ma è chiaro anche che l'ex «ministro degli interni» della Santa Sede si prepara a sua volta a difendersi. «Fino in fondo».

 

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."