migranti in arrivo in sicilia dalla tunisia

DALLA POLVERIERA TUNISIA ARRIVA UN BASTIMENTO CARICO DI MIGRANTI - IL CAOS DI GOVERNO DEL PAESE NORDAFRICANO RISCHIA DI MOLTIPLICARE LE PERSONE IN FUGA VERSO LA SICILIA: CI SONO 15 MILA CITTADINI PRONTI A PARTIRE, MA POTREBBERO ANCHE ESSERE CINQUE VOLTE TANTO, COME NEL 2011 - SALTA L'INCONTRO TRA DRAGHI E LAMORGESE CON IL PREMIER TUNISINO: IN PERICOLO ANCHE L'ACCORDO CON L'UE PER GESTIRE I FLUSSI E IL PIANO DI RIMPATRI...

Francesco Grignetti per "La Stampa"

 

MIGRANTI IN ARRIVO IN SICILIA DALLA TUNISIA

La Tunisia da due giorni è sull'orlo del baratro, con un Parlamento e un governo esautorati dal Presidente della Repubblica. L'esercito presidia le strade e la sera vige il coprifuoco. Si moltiplicano intanto gli appelli della comunità internazionale alla stabilità, a cominciare dai massimi vertici dell'Unione europea.

 

Già, perché se frana anche la Tunisia, si rischia un effetto domino su tutto il Nord Africa. E si teme il più facile dei contraccolpi: un fiume di persone in fuga verso la Sicilia. Al ministero dell'Interno, si osservano i fatti tunisini con particolare apprensione e si sta con il fiato sospeso.

 

tunisia caos

Secondo alcune stime, potrebbero essere 15mila i tunisini pronti a lasciare il loro Paese. Ma chissà, potrebbero essere anche cinque volte tanto, come accadde nel 2011 quando Roberto Maroni era ministro dell'Interno.

 

E comunque i trend parlano chiaro: le partenze dalla Tunisia sono in crescita da mesi; ora però si rischia il boom. Il primo effetto delle scosse telluriche tunisine, s'è visto subito: a Roma oggi era previsto un bilaterale tra il premier Hichem Mechichi e Mario Draghi, a cui avrebbe fatto seguito un incontro con la ministra Luciana Lamorgese (in quanto Mechichi aveva l'interim all'Interno). Appuntamento saltato.

 

tunisia caos

E ora traballano le discussioni intavolate dai due governi. Lamorgese ci contava moltissimo, su questo incontro di luglio, in quanto Mechichi le era apparso finora un interlocutore ben disposto. I due si erano incontrati un paio di volte a primavera.

 

L'ultimo incontro era stato il 20 maggio scorso; e quella volta la ministra italiana era accompagnata dalla commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson. Al termine, le due sprizzavano ottimismo. «Sono state gettate le basi di un accordo complessivo di partenariato strategico tra l'Unione europea e la Tunisia».

 

Hichem Mechichi Kais Saied

A questo punto, invece, al Viminale si teme che si cancellino d'un colpo tutte le promesse di un maggior impegno della Guardia costiera tunisina nel frenare le partenze illegali. Oppure che torni nel cassetto il piano di raddoppiare i voli charter per il rimpatrio dei migranti tunisini che non hanno diritto a protezione internazionale.

 

tunisini in piazza per kais saied

Attualmente la Tunisia accetta al massimo 80 rimpatri a settimana. E se venisse prorogato lo stato di emergenza, forse neanche questo si farà. Peggio di tutto: il governo Mechici, soltanto un mese fa aveva accettato l'aiuto italiano nel monitoraggio elettronico delle partenze clandestine. Un progetto a cui gli italiani tenevano particolarmente, perché era l'unico modo di intervenire, senza violare alcuna sovranità.

 

lampedusa migranti 7

Si era parlato all'epoca di una «linea diretta dedicata» per lo scambio di informazioni sui natanti partiti dalla Tunisia tra le due polizie. Ed era stata, quella, una grossa apertura di credito da parte di Mechichi, a dispetto dell'orgoglio nazionale. Proprio questa disponibilità a fermare i flussi di migranti illegali, che Mechichi aveva concesso in cambio di un sostanzioso aiuto economico dell'Unione europea, aveva però accentuato le spaccature in sede del governo e di opinione pubblica.

 

lampedusa migranti 2

Esiste infatti un pezzo di società, a cui dà molto ascolto il Capo dello Stato, Kais Saied, che ritiene inaccettabile ogni limite all'emigrazione. E ora, con la mossa di defenestrare i ministri più disponibili verso l'Occidente, oltre Mechichi quello della Difesa, si giocano i destini nazionali, ma anche quelli del dialogo con gli europei.

 

luciana lamorgese

Il Covid e la conseguente crisi sanitaria ed economica hanno fatto il resto. Sicuramente a moltissimi tunisini è apparso di avere un governo di inetti. E sono quelli stessi che esultano per il decisionismo del Capo dello Stato. L'Italia è tra chi ha più da perdere se la Tunisia precipitasse nel caos. Per questo ieri la Farnesina ha fatto di tutto perché scattasse un coordinamento europeo «con gli altri Paesi Ue più interessati» come la Francia, la Germania e la Spagna.

 

mario draghi

«È importante che questa situazione sia trattata con la massima attenzione a livello europeo», ha spiegato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Si sono moltiplicate le telefonate attraverso le due sponde del Mediterraneo. Tra gli altri, si è fatto sentire l'Alto rappresentante dell'Ue Josep Borrel. Ricordando «il sostegno considerevole dell'Unione Europea e dei suoi Stati membri alla Tunisia, nel contesto di una crisi pandemica ed economica grave», ha affermato che «preservare la democrazia e la stabilità del Paese sono delle priorità».

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