I PROFESSIONISTI DELL'ANTIMAFIA - I GIUDICI DI CALTANISSETTA HANNO CONDANNATO A 8 ANNI L’EX GIUDICE SILVANA SAGUTO, A CAPO DELLA CRICCA CHE GESTIVA I BENI SEQUESTRATI ALLA MAFIA: AFFIDAVA INCARICHI E RICEVEVA BENEFICI PER SÉ E PER LA SUA FAMIGLIA, COMPRESO IL MARITO, L'INGEGNERE LORENZO CARAMMA CONDANNATO A SEI ANNI DI CARCERE – PER I MAGISTRATI L’EX COLLEGA, GIÀ RADIATA DAL CSM, È COLPEVOLE DI CORRUZIONE, FALSO E ABUSO D' UFFICIO, MA NON DI…

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Felice Cavallaro per il “Corriere della Sera”

 

SILVANA SAGUTO SILVANA SAGUTO

Aveva provato a sfoderare l' agendina delle raccomandazioni spiegando che pure politici con alte cariche istituzionali, magistrati e prefetti le chiedevano incarichi per mettere le mani sulla gestione dei beni sequestrati alla mafia. Un modo per distribuire e annacquare le responsabilità, sperava. Giurando di non avere commesso reati.

Ma i giudici di Caltanissetta dopo cinque anni di inchiesta e processo non hanno creduto alla loro ex collega, già radiata dal Csm, Silvana Saguto, la madrina di un odioso cerchio magico condannata ieri a 8 anni e 6 mesi di carcere e a mezzo milione di euro da risarcire alla presidenza del Consiglio dei ministri (con confisca della sua abitazione di Palermo).

 

SILVANA SAGUTO SILVANA SAGUTO

Per l' ormai ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo la Procura di Caltanissetta aveva chiesto 15 anni e 4 mesi. Con i pm Claudia Pasciuti e Maurizio Bonaccorso certi di avere scoperchiato una pentola maleodorante.

Anche se con la pena ridotta alla metà reggono le accuse di corruzione, falso e abuso d' ufficio, ma cade quella di associazione a delinquere. E questo basta all' avvocato Giuseppe Reina per dire che «in primo grado il quadro indiziario si è fortemente ridimensionato».

 

tribunale palermo tribunale palermo

Il Tribunale presieduto da Andrea Catalano, a latere Valentina Balbo e Salvatore Palmeri, ha comunque sancito l' esistenza del cosiddetto «sistema Saguto». Una sorta di cricca gestita, come una spregiudicata manager, dalla magistrata per affidare incarichi e ricevere benefici. Per sé e per la sua famiglia, sostengono i giudici. È infatti robusto l' elenco delle condanne inflitte.

 

A cominciare da quella a sei anni, due mesi e 10 giorni per il marito, l' ingegnere Lorenzo Caramma. Destinatario di una montagna di incarichi elargiti dall' avvocato pigliatutto, Gaetano Cappellano Seminara, pure lui condannato ieri a 7 anni e mezzo. A conferma dell' appellativo di «re» degli amministratori. Sospettato di avere anche sganciato due mazzette da 20 mila euro ciascuna alla giudice che lo nominava. Soldi mai rintracciati. E forse per questo se l' è cavata con una assoluzione il padre della principale imputata. Assolti anche un avvocato, Aulo Gigante, e il giudice Lorenzo Chiaramonte.

 

FRANCESCA CANNIZZO FRANCESCA CANNIZZO

Al contrario di altri protagonisti di questa sconvolgente caduta di presunti falsi eroi vicini alla Saguto. È il caso di una sua amica «eccellente» alla quale faceva arrivare la spesa da botteghe sequestrate, l' ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, condannata a 3 anni. Ovvero di chi ha tentato di difendersi fino alla fine con dichiarazioni spontanee, come il colonnello della Finanza Rosolino Nasca, all' epoca in servizio alla Dia, adesso condannato a 4 anni.

 

SAGUTO SAGUTO

Altri amministratori giudiziari ai quali sono stati inflitti 6 anni sono Roberto Nicola Santangelo e il professore Carmelo Provenzano dell' università di Enna dove avrebbe scritto la tesi di laurea al figlio della Saguto, Emanuele Caramma, l' unico che se l' è cavata con 6 mesi. Provenzano ha sempre negato, ma i giudici hanno condannato a 4 anni anche la moglie Maria Ingrao e la cognata Calogera Manta.

 

Favoritismi sfociati infine nella condanna a due anni e otto mesi di un preside della stessa università che ha sempre rivendicato la sua estraneità, Roberto Di Maria.

C' è chi si prepara all' appello. E chi esulta. A differenza di Nessuno tocchi Caino, l' associazione decisa a battersi per cambiare la norma che ha consentito alla cricca di sequestrare aziende usate per spolparle, poi restituite senza indennizzo a imprenditori frattanto annientati.

 

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