PROFUMO CHE EVAPORA – LE MOTIVAZIONI DELLA CONDANNA A 6 ANNI PER PROFUMO E VIOLA SONO UNA MAZZATA PER L’EX PRESIDENTE ED EX AD DI MPS: I GIUDICI PARLANO DI “SPICCATA CAPACITÀ A DELINQUERE” - "HANNO PENSATO AL PRESTIGIO PERSONALE", CON "UN’INTENZIONE D’INGANNO” – "IL FINE CHE ANIMAVA IL MANAGEMENT ERA RASSICURARE IL MERCATO IN VISTA DELL'INCETTA DI DENARI". IL TRIBUNALE DI MILANO PARLA DI PROVE “GRANITICHE”, MA PROFUMO NON HA INTENZIONE DI DIMETTERSI DA AD DI LEONARDO

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Alessandro Profumo Alessandro Profumo

1 – MPS: GIUDICI,DA PROFUMO E VIOLA INGANNO PER PROFITTO BANCA

 (ANSA) - MILANO, 07 APR - E' "ravvisabile un'intenzione d'inganno (...), giacché tale era il fine che animava il nuovo management, ossia rassicurare il mercato in vista dell'incetta di denari che si sarebbe da lì a poco perpetrata con gli aumenti di capitale".

 

PROFUMO E VIOLA PROFUMO E VIOLA

Lo si legge nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso ottobre il Tribunale di Milano ha condannato a 6 anni Alessandro Profumo e Fabrizio Viola imputati come ex presidente ed ex ad di Mps. Per i giudici "sussiste" pure un "ingiusto profitto, principalmente in favore della banca stessa, parsa navigare in migliori acque grazie al falso, che ne ha accresciuto la percezione di affidabilità"

 

 

fabrizio viola (2) fabrizio viola (2)

2 - MPS: MOTIVAZIONI, 'SPICCATA CAPACITA' A DELINQUERE PROFUMO E VIOLA, PROVE GRANITICHE'

(Adnkronos) - "Non residuano dubbi, all'esito dell'istruttoria, circa la piena consapevolezza dell'erroneità della contabilizzazione a saldi aperti, desumibile dal granitico compendio probatorio raccolto, articolato in plurimi e convergenti elementi di significativa pregnanza".

 

E uno dei passaggi delle motivazioni con cui i giudici di Milano, lo scorso 15 ottobre, hanno condannato a sei anni di reclusione e a una multa di 2,5 milioni ciascuno gli ex vertici di Mps, Alessandro Profumo (attuale ad di Leonardo) e Fabrizio Viola, rispettivamente ex presidente e ad, per le accuse di aggiotaggio e false comunicazioni sociali (in relazione alla prima semestrale 2015 della banca).

 

 

 

ALESSANDRO PROFUMO ALESSANDRO PROFUMO

Nella decisione relativa al trattamento sanzionarlo, si sottolinea come "i fatti per cui si procede siano stati oggetto di una previsione originaria unitaria e di un medesimo disegno criminoso". Condotte la cui "gravità" di "singolare insidiosità e pure reiteratamente perpetrate, quanto a Profumo e Viola", non possono consentire di concedere le attenuanti generiche. I giudici parlano di una "spiccata capacità a delinquere". 

 

3 – MPS: TRIBUNALE, VIOLA E PROFUMO HANNO PENSATO A PRESTIGIO PERSONALE

monte dei paschi di siena monte dei paschi di siena

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 07 apr - Il processo a carico di Viola, Profumo e l'ex presidente del collegio sindacale Paolo Salvadori (condannato a 3 anni e 6 mesi per concorso in false comunicazioni sociali), ruota intorno alla contabilizzazione dei derivati Alexandria e Santorini, fatti - secondo quanto ricostruito nel processo alla precedente gestione di Mps - per coprire un buco nel bilancio della banca causato dall'operazione di acquisizione di Antonveneta.

 

Fino alla prima semestrale 2015 della banca (e con la precedente gestione di Mussari) sono stati contabilizzati "a saldi aperti", ma sarebbe stato corretto contabilizzarli "a saldi chiusi". Viola e Profumo furono chiamati a risollevare le sorti di Mps dopo la gestione Mussari e prima di correggere l'errore di contabilizzazione, continuarono a usare il sistema "a saldi aperti", affiancando al bilancio di Mps una nota integrativa.

montepaschi viola profumo montepaschi viola profumo

 

Per il tribunale, "e', altresi', predicabile l'intenzione d'ingannare i soci o il pubblico (richiesta dalla previgente disciplina, quanto al bilancio 2012 che tuttora vi soggiace), desumibile dall'insidiosita' del falso (perpetrato scientemente) nonche' dalle modalita' stesse di divulgazione della contabilizzazione alternativa, integrando i prospetti pro forma il piu' sofisticato degli inganni (anziche' un supplemento di trasparenza, come si e' vanamente tentato di dimostrare)".

 

Inoltre, secondo i giudici, "d'altro canto, anche l'assimilazione delle due operazioni (operata in sede di primo restatement pur in difetto di un'evidenza documentale di consistenza pari al Mandate Agreeement) deponeva per una profonda conoscenza della transazione (e, dunque, dei relativi meccanismi di strutturazione), non rivelata per ragioni di mera convenienza (il nuovo management puntava a offrire di se' un'immagine immacolata, provvidenziale e salvifica, fondata sulla netta discontinuita' col passato, dal quale andavano prese le distanze, narrazione foraggiata pure dalla vulgata sul fortuito rinvenimento del Mandate Agreement, in realta' sin dal luglio 2009 oggetto di fitti carteggi tra i dipendenti della Banca)".

 

MONTE DEI PASCHI MONTE DEI PASCHI

4 MPS: TRIBUNALE, ORGANISMO VIGILANZA HA OMESSO CONTROLLI 

(ANSA) - MILANO, 07 APR - "L'organismo di vigilanza ha assistito inerte agli accadimenti, limitandosi a insignificanti prese d'atto, nella vorticosa spirale degli eventi (dalle allarmanti notizie di stampa sino alla débâcle giudiziaria) che un più accorto esercizio delle funzioni di controllo avrebbe certamente scongiurato".

 

Lo si legge nelle motivazioni con cui il Tribunale di Milano lo scorso ottobre ha condannato a 6 anni Alessandro Profumo e Fabrizio Viola imputati come ex presidente ed ex ad di Mps. Per i giudici "l'organismo di vigilanza - pur munito di penetranti poteri di iniziativa e controllo (...) ha sostanzialmente omesso i dovuti accertamenti".

 

5 - MPS: PROFUMO-VIOLA, CHIEDEREMO REVISIONE RADICALE SENTENZA

(ANSA) - ROMA, 07 APR - "Non entriamo nel merito delle motivazioni della sentenza, che sono oggetto di approfondimenti da parte dei nostri legali, in vista del ricorso in Corte d'Appello, nel quale chiederemo la revisione radicale della sentenza di primo grado". E' quanto affermano l'ex presidente di Mps Alessandro Profumo e l'ex ad Fabrizio Viola in un commento congiunto alle motivazioni della sentenza di condanna in primo grado da parte del Tribunale di Milano. (ANSA).

fabrizio viola fabrizio viola

 

6 – PROFUMO-VIOLA, ABBIAMO GARANTITO SOPRAVVIVENZA MPS

(ANSA) - ROMA, 07 APR - "Nel 2012, su invito della Banca d'Italia, abbiamo assunto l'incarico di presidente (Profumo) e di amministratore delegato (Viola) di Mps. Il quadro macroeconomico era difficilissimo, per la crisi del rischio Italia, e la situazione della banca disperata. Quindi è stata una scelta fatta per spirito di servizio e non certo per convenienza personale. In particolare, Profumo ha rinunciato al compenso per il suo incarico di presidente". E' quanto affermano Alessandro Profumo e Fabrizio Viola commentando le motivazioni della sentenza del tribunale di Milano. "In questo contesto -dicono- abbiamo garantito la sopravvivenza di Montepaschi".

 

7 - MPS:PROFUMO-VIOLA,NOI FATTO LUCE SU ALEXANDRIA/SANTORINI 

(ANSA) - ROMA, 07 APR - "Vorremmo soffermarci ora sulle famigerate Alexandria e Santorini, il cui danno prodotto alla banca abbiamo fatto venire alla luce noi, non altri. Come è noto, la condanna a 6 anni discende dalla nostra scelta di adottare, per le due operazioni, il criterio di contabilizzazione "a saldi aperti".

 

ALESSANDRO PROFUMO GIUSEPPE CONTE ALESSANDRO PROFUMO GIUSEPPE CONTE

Ciò in continuità con le precedenti modalità di contabilizzazione e d'intesa con le autorità di vigilanza e controllo". E' quanto affermano l'ex presidente Alessandro Profumo e l'ex Ad di Mps, Fabrizio Viola sulle motivazioni della sentenza del tribunale di Milano. "È appena il caso di ricordare - aggiungono - che una pena tanto severa mette di fatto sullo stesso piano noi, ovvero chi ha adottato un criterio contabile oggi in discussione ma non allora, e coloro che hanno distrutto quello che era il terzo gruppo bancario italiano, condannati a poco più di 7 anni".

 

8 - COMUNICATO STAMPA

Dichiarazione congiunta di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola

alessandro profumo foto di bacco alessandro profumo foto di bacco

 

 

 

“Non entriamo nel merito delle motivazioni della sentenza, che sono oggetto di approfondimenti da parte dei nostri legali, in vista del ricorso in Corte d’Appello, nel quale chiederemo la revisione radicale della sentenza di primo grado.

 

Quello che ci preme oggi è ripristinare la verità dei fatti, fatti che nessuna sentenza – e tanto meno le campagne di stampa precedenti e successive ad essa – è in grado di sovvertire.

 

E i fatti sono questi. Nel 2012, su invito della Banca d’Italia, abbiamo assunto l’incarico di presidente (Profumo) e di amministratore delegato (Viola) del Monte dei Paschi di Siena. Il quadro macroeconomico era difficilissimo, per la crisi del rischio Italia, e la situazione della banca disperata. Quindi è stata una scelta fatta per spirito di servizio e non certo per convenienza personale. In particolare, Profumo ha rinunciato al compenso per il suo incarico di presidente.

FABRIZIO VIOLA FABRIZIO VIOLA

 

In tale contesto, abbiamo garantito la sopravvivenza di Montepaschi, agendo lungo quattro direttrici: drastico taglio dei costi; riduzione del profilo di rischio, perseguita attraverso la pulizia del portafoglio crediti e la chiusura anticipata delle operazioni Alexandria e Santorini; completo rinnovamento manageriale; raccolta di capitale dal mercato per 8 miliardi, che hanno consentito anche di rimborsare i “Tremonti bond” e i “Monti bond”.

 

IL MANDATE AGREEMENT DI MPS A NOMURA jpeg IL MANDATE AGREEMENT DI MPS A NOMURA jpeg

Vorremmo soffermarci ora sulle famigerate Alexandria e Santorini, il cui danno prodotto alla banca abbiamo fatto venire alla luce noi, non altri. Come è noto, la condanna a 6 anni discende dalla nostra scelta di adottare, per le due operazioni, il criterio di contabilizzazione “a saldi aperti”. Ciò in continuità con le precedenti modalità di contabilizzazione e d’intesa con le autorità di vigilanza e controllo.

 

fabrizio viola fabrizio viola

È appena il caso di ricordare che una pena tanto severa mette di fatto sullo stesso piano noi, ovvero chi ha adottato un criterio contabile oggi in discussione ma non allora, e coloro che hanno distrutto quello che era il terzo gruppo bancario italiano, condannati a poco più di 7 anni.

 

È quindi necessario, oggi, ripristinare alcune verità incontrovertibili.

 

  1. Non siamo stati noi a creare il “marcio” nel Montepaschi. Noi quel marcio l’abbiamo tirato fuori, scoprendo il “mandate agreement” segreto che regolava i rapporti tra Mps e Nomura.

 

  1. Non abbiamo avuto alcuna esitazione o timidezza nel denunciare i fatti, seppur preoccupati per le sorti di una banca sull’orlo dell’abisso. Il criterio della trasparenza è stato la stella polare del nostro comportamento nei confronti delle autorità preposte, degli azionisti, del mercato. Siamo stati noi a far emergere l’entità del buco di Alexandria e Santorini (730 milioni), ancora noi a fare il restatement dei bilanci degli esercizi precedenti.

 

  1. Allo stesso modo, nell’adozione del criterio “a saldi aperti”, ci siamo avvalsi del supporto di esperti, di società di revisione e del costante rapporto con le autorità. Fin dal bilancio 2012, in una lunga nota integrativa, abbiamo dato conto dello scenario alternativo (“a saldi chiusi”). E l’abbiamo subito adottato quando, nel 2015, la Consob – solo sulla base di nuovi elementi emersi dalle indagini della Procura di Milano – ha cambiato orientamento a favore di questo secondo criterio. La differenza tra i due criteri, come avevamo spiegato, è irrilevante da un punto di vista economico-finanziario. Questo il mercato l’ha capito benissimo: quando la modifica del criterio è stata resa nota il prezzo di Borsa del titolo Mps non ha avuto reazioni significative. Né reazioni ci sono state da parte degli azionisti, con l’eccezione di Giuseppe Bivona, il finanziere che da tempo conduce una battaglia giudiziaria contro di noi, dopo essere stato una delle controparti della banca senese negli anni della malagestio.

 

monte dei paschi di siena monte dei paschi di siena

  1. Proprio perché nulla abbiamo da rimproverarci, non siamo rimasti sorpresi quando la Procura della Repubblica di Milano, al termine delle indagini, aveva chiesto l’archiviazione della nostra vicenda. Né quando, a seguito di imputazione coatta, aveva richiesto il non luogo a procedere. E neppure quando, al termine del successivo dibattimento, la stessa pubblica accusa aveva chiesto l’assoluzione nei nostri confronti.

 

Per tutto questo la battaglia giudiziaria va avanti. Perché la nostra reputazione professionale, costruita in tanti anni di duro e serio lavoro, non può essere macchiata da una pagina come questa. E soprattutto perché ce lo impone la coscienza di aver ben operato nell’interesse di Mps e del Paese”.

 

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