berlusconi meloni salvini

QUANDO LA DESTRA STA PER VINCERE SI VEDE “NERO” – I SOCIAL E I MEDIA ESTERI GRIDANO ALL’ALLARME FASCISMO PER L’ITALIA CON UNA VITTORIA DI MELONI E SALVINI – SU TWITTER È VOLATO L’HASHTAG “#NO_AI_FASCISTI_D_ITALIA” - IL NEW YORK TIMES: “IL FUTURO È L'ITALIA, ED È DESOLANTE” - L'ANATEMA DI FRATELLI D'ITALIA: “PORTA IL SIMBOLO ADOTTATO DAI LUOGOTENENTI SCONFITTI DEL REGIME DI MUSSOLINI…” - LE SOLITE CHIACCHIERE CHE NON FUNZIONANO SUGLI ELETTORI MA ECCITANO LE ANIME BELLE DE' SINISTRA...

 

1 - E SUI SOCIAL PARTE LA LITANÌA SINISTRA: «ARRIVANO I FASCISTI»

Ste.val. per “Libero quotidiano”

 

draghi

Troppo facile prevederlo. E infatti, non appena si è concretizzata la crisi di governo ed è stata fissata la data delle elezioni, ecco subito rispuntare il ritornello preferito della sinistra, unica arma- peraltro alquanto spuntata - sfoderata contro i rivali elettorali: gridare al pericolo fascista, con particolare riferimento a Giorgia Meloni, leader del partito accreditato attualmente dai sondaggi come quello che gode del maggior favore da parte degli elettori.

 

SALVINI MELONI BERLUSCONI

Su Twitter per esempio, il social network più "chic", è subito balzato in testa alla classifica - trend topic, in termine tecnico - il gruppo di interventi caratterizzati dall'hashtag (sorta di aggregatore tematico) #No_ai_fascisti_d_Italia. E via con gli insulti. «Se anche tu sei schifato da questa destra becera, corrotta, venduta e incapace che vuole riportare in vita una larva debellata ma purtroppo non estinta, protesta anche tu! Facciamoci sentire! Noi non li vogliamo, puzzano di marcio»: questo uno dei tantissimi interventi. 

SALVINI - BERLUSCONI - MELONI - VIGNETTA BY BENNY

 

E ancora: «Volete questa gentaglia al governo?» sopra le foto di Meloni, Berlusconi e Sal vini. E poi: «Questa destra è oscena e blaterante, ipocrita e aberrante. Schifo. Nausea. Orrore». Come detto, ognuno di questi interventi è caratterizzato dall'etichetta #No_ai_fascisti_d_Italia. Buona campagna elettorale.

 

2 - NEGLI USA CRESCE L'ALLARME PER UNA "POST-FASCISTA" VERSO PALAZZO CHIGI

Paolo Mastrolilli per “la Repubblica”

 

«Il futuro è l'Italia, ed è desolante». È duro il titolo dell'editoriale che David Broder ha scritto ieri per il New York Times, analizzando la possibilità che Giorgia Meloni diventi il prossimo inquilino di Palazzo Chigi. Ma proprio nelle stesse ore la newsletter GZero di Ian Bremmer ha pubblicato un commento di Willis Sparks, che si chiede se l'erede della tradizione post-fascista e la campionessa del nazionalismo euroscettico, sia la persona più adatta a fare gli interessi di Roma in questa fase storica così delicata. Infine Foreign Policy si domanda se diventeremo morbidi sulla Russia, con lei premier.

 

comizio di giorgia meloni dopo il voto al senato su draghi 2

Se tre indizi bastano a fare una prova, Washington qualche dubbio sul collocamento di Meloni ce l'ha, nonostante il suo sforzo di prendere posizioni atlantiste più decise dei filo putiniani Salvini e Berlusconi. Dall'inizio della crisi Casa Bianca e dipartimento di Stato hanno scelto una linea pragmatica e rispettosa dei processi costituzionali italiani. 

 

Perché in genere questo è l'atteggiamento degli Usa verso le vicende di politica interna degli alleati, nonostante i nostri complessi di persecuzione e l'abitudine a vedere complotti planetari dietro ogni angolo, ma anche perché vogliono tenersi aperta la possibilità di collaborare con chiunque vinca le elezioni. I diplomatici che seguono l'Italia, però, hanno l'obbligo di capire cosa sta accadendo, e cosa possano aspettarsi da un'eventuale premier di Fratelli d'Italia.

 

comizio di giorgia meloni dopo il voto al senato su draghi 1

Broder scrive da Roma, dove si era già occupato dell'ascesa dei populisti con il libro "They First Took Rome". Racconta le radici politiche di Meloni, dal Msi a Fratelli d'Italia, passando per An, sottolineando che il suo partito «porta il simbolo adottato dai luogotenenti sconfitti del regime di Mussolini». Spiega la sua ascesa dal 4% dei voti presi nel 2018 alla leadership attuale nei sondaggi, con la decisione di restare unico partito all'opposizione di Draghi. 

 

Assimila il suo nazionalismo, gli allarmi sul declino della civiltà occidentale, e l'opposizione all'immigrazione, alle posizioni di altre formazioni dell'estrema destra europea, come Vox in Spagna e Le Pen in Francia. Riconosce la scelta atlantista, ma sottolinea «l'agenda reazionaria» in politica interna. Quindi, riferendosi alle parole del libro di Meloni, conclude così: «Forse non bruceremo tutti insieme nel fuoco. Ma se l'estrema destra dovesse prendere il governo, in Italia o altrove, alcuni di noi sicuramente bruceranno».

GIORGIA MELONI

 

Sparks sottolinea l'adesione di Giorgia allo slogan della «vecchia scuola fascista "Dio, patria e famiglia" », e la volontà di rimediare alla crisi demografica favorendo le nascite, pur di non aprire all'immigrazione per conservare i livelli attuali della forza lavoro. Poi punta la contraddizione tra il suo atlantismo e l'euroscetticismo, perché non si conciliano bene con gli interessi economici dell'Italia, e quelli strategici degli Usa nella sfida contro le autocrazie.

 

comizio di giorgia meloni dopo il voto al senato su draghi 3

Quando nel febbraio del 2020 Meloni era venuta a Washington per la riunione dei conservatori al "National Prayer Breakfast", ci spiegò così il senso della missione: «Sono una patriota, e sono venuta qui come italiana. Questo modo di concepire le relazioni internazionali con l'idea di diventare il burattino di qualcuno non l'ho mai condivisa ». Aveva sottolineato che «io non ho rapporti con oligarchi russi», a differenza di Salvini, e aveva aggiunto: «È possibile anche per l'Italia avere un governo che difenda l'interesse nazionale italiano, ma non rinunci ad avere relazioni con il resto del mondo. È esattamente quello su cui lavora Fratelli d'Italia ».

 

GIORGIA MELONI.

Al dipartimento di Stato ora si chiedono cosa possa significare questo, nel concreto dei rapporti bilaterali, al di là dell'anti americanismo post fascista forse superato. Hanno notato l'atlantismo di Meloni, mentre aspettano ancora di capire dalla magistratura italiana cosa fosse successo all'Hotel Metropol con Salvini e i suoi collaboratori. L'alleanza in Europa con la Polonia dovrebbe garantire la tenuta sull'Ucraina di un governo guidato da Fratelli d'Italia, anche in coabitazione con Lega e Forza Italia, e il suo nazionalismo difficilmente andrebbe d'accordo con cedimenti di sovranità alla Cina. 

 

L'euroscetticismo però è un problema, tanto per gli aiuti economici che potrebbero mancare all'Italia, quanto perché l'amministrazione Biden ha fatto del consolidamento dei rapporti con Nato e Ue il primo pilastro di partenza della strategia per contrastare la sfida delle autocrazie. Contraddizioni profonde, su cui si aspetta con curiosità la soluzione scelta da Meloni.

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...