imam musulmani islam

QUANDO LA RELIGIONE INCONTRA IL FANCAZZISMO - LA CORTE D’APPELLO DI VENEZIA CONFERMA IL LICENZIAMENTO DELL’IMAM BRAHAM CHE, LAVORANDO COME FACCHINO, SI ERA RIFIUTATO DI SPOSTARE ALCUNE CASSE DI ALCOLICI PER MOTIVAZIONI RELIGIOSE: “NON POSSO TOCCARLI, DEVO DARE L’ESEMPIO AI FEDELI” - PER I GIUDICI SI E’ FATTO SCUDO DEI PRECETTI ISLAMICI PER OTTENERE VANTAGGI PERSONALI…

Andrea Priante per www.corriere.it

 

UN IMAM GUIDA LA PREGHERA

Il tunisino Braham D. l’ha detto chiaro e tondo al giudice: «Quelle scatole contenevano alcolici e io gli alcolici non li posso proprio toccare». È peccato, sostiene. Lui è uno degli imam della comunità islamica di Vicenza e, come tale, è tenuto a una «condotta specchiata dovendo egli essere da esempio per i fedeli». Così si legge nella sentenza della Corte d’appello di Venezia, che ricostruisce la singolare vicenda di Braham e del suo licenziamento.

 

L’IMAM E IL TRIBUNALE

Da un lato c’è l’imam, che si dice discriminato perché islamico, dall’altro le prove raccolte dal tribunale che danno adito a ben altri sospetti: si sarebbe fatto scudo dei precetti religiosi solo per ottenere qualche piccolo vantaggio personale. Andiamo con ordine. L’imam era socio di una cooperativa, la Vicentina Leone Scarl, per la quale faceva il facchino in un magazzino che rifornisce i supermercati.

 

alcolici

Nel maggio del 2014 si rifiutò di svolgere la mansione che gli era stata assegnata e per due giorni si presentò al lavoro in orario diverso rispetto al turno che doveva coprire. La coop, quindi, aprì un procedimento disciplinare che culminò con il licenziamento. A quel punto, Braham fece ricorso chiedendo al giudice di riconoscere «la natura ritorsiva della sua esclusione», che gli venisse restituito il posto e che gli fosse concesso un risarcimento. Il tutto anche in virtù «del carattere discriminatorio del licenziamento». Nel 2017 il tribunale di Vicenza gli ha dato torto, e lo stesso fa ora la Corte d’appello.

 

LA MOTIVAZIONE

L’imam ha sostenuto di essersi presentato in magazzino in un diverso orario solo per evitare di svolgere la mansione che gli era stata richiesta: spostare alcuni scatoloni che contenevano liquori. Inizialmente si era giustificato sostenendo che i carichi fossero troppo pesanti.

 

alcolici

Poi, però, nel ricorso al giudice, ha aggiustato il tiro: «Afferma di essersi rifiutato soprattutto per ragioni di carattere religioso, da sempre note al datore di lavoro, e di essersi opposto alla sola movimentazione di alcolici» proprio perché «chiarisce di essere un imam» e di dover dare il buon esempio ai fedeli. Insomma, è convinto di aver perso il posto «in ragione del comportamento reso necessario dalla sua confessione» E che quelle fossero «mansioni a lui non richiedibili per motivi religiosi».

 

Già il tribunale di Vicenza, però, aveva escluso il carattere discriminatorio del licenziamento. E l’ha fatto mettendo in evidenza alcune apparenti contraddizioni nella versione del tunisino: «L’istruttoria ha messo in luce come, negli oltre dieci anni di rapporto di lavoro, non avesse mai posto questioni riguardanti la movimentazione di alcolici né quando operava nel reparto “fresco” di carne di maiale». Ecco il punto: se temeva di commettere «peccato» nel toccare i liquori, perché non si era mai sottratto a spostare salami e prosciutti ricavati da un animale considerato impuro?

 

LE PROVE RACCOLTE

Non solo: è emerso come «gli altri lavoratori musulmani dipendenti della cooperativa venissero adibiti alla movimentazione di alcolici senza rifiutarsi di svolgere tale attività», oltre al fatto – evidenzia dal giudice – che «non si comprende come il mutamento di orario gli avrebbe consentito di non movimentare liquori». Ma allora, perché montare il caso? Le circostanze «inducono a ritenere che abbia preso il fatto degli alcolici a pretesto per richiedere un mero cambio di orario di lavoro».

 

giudice 1

La Corte d’appello conferma la decisione. L’imam non è riuscito a «dimostrare, quanto meno attraverso presunzioni rilevanti, la natura discriminatoria del licenziamento», e comunque aveva sottoscritto un contratto e quindi «doveva sottostare all’obbligo di presentarsi regolarmente all’ora e nel luogo indicati per svolgere i compiti affidatigli, potendo solo in tal caso opporre un rifiuto a svolgere una attività per ragioni religiose».

 

La sua condotta «costituisce grave insubordinazione (…) in palese spregio delle direttive aziendali e come vero e proprio atto di sfida». Quanto basta per confermare il licenziamento, dando quindi ragione alla coop (difesa dall’avvocato Francesco Fontana), e condannare l’imam vicentino a ripagare 6mila euro di spese.

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)

putin witkoff marco rubio donald trump zelensky

DAGOREPORT – SI ACCENDE LA RIVOLTA DEL PARTITO REPUBBLICANO CONTRO TRUMP - I DANNI FATTI DA STEVE WITKOFF (SOTTO DETTATURA DI PUTIN), HANNO COSTRETTO L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A METTERE IN CAMPO IL SEGRETARIO DI STATO MARCO RUBIO CHE HA RISCRITTO IL PIANO DI PACE RUSSIA-UCRAINA - CON IL PASSARE DELLE ORE, CON UN EUROPA DISUNITA (ITALIA COMPRESA) SUL SOSTEGNO A KIEV, APPARE CHIARO CHE PUTIN E ZELENSKY, TRA TANTE DISTANZE, SONO IN SINTONIA SU UN PUNTO: PRIMA CHIUDIAMO LA GUERRA E MEGLIO È…

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?