coronavirus milano

QUANTO COSTA CHIUDERE MILANO? – SOLO CON IL COPRIFUOCO CI SARÀ UN DANNO DA  41 MILIONI DI EURO SOLO A MILANO. MENTRE PER LE ATTIVITÀ DI RISTORAZIONE LA CHIUSURA ALLE 23 COSTEREBBE ALMENO 10,4 MILIONI DI EURO. E NON È TUTTO... – L’ECONOMIA LOMBARDA VALE IL 22% DEL PIL ITALIANO E SECONDO LE ASSOCIAZIONI LA CITTÀ NON REGGEREBBE UN ALTRO LOCKDOWN

Gianluca Baldini per “la Verità”

 

milano vuota coronavirus

Il coprifuoco che imporrà in Lombardia la chiusura delle attività dalle 23 alle 5, rappresenterà una nuova batosta per l'economia, già fiaccata dalla prima fase pandemica. A lanciare l'allarme sono le associazioni di commercianti. Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, ieri non ha usato mezzi termini parlando al sito Imprese e Lavoro, che si occupa di economia lombarda: «Il provvedimento del quale abbiamo avuto notizia comporta danni notevoli per le attività dei pubblici esercizi, da quelle della ristorazione ai bar serali. In più comporta un danno notevole per le strutture di vendita di medie dimensioni del settore non alimentare».

 

via montenapoleone vuota

I numeri snocciolati da Barbieri non lasciano presagire nulla di buono. «A Milano ci sono circa 9.000 attività di somministrazione, quelle serali fino alle 3 di notte (i classici locali della movida) sono circa 2.000 e la chiusura alle 23 comporterebbe una perdita mensile di 31 milioni di euro solo a Milano. Mentre per le attività di ristorazione, che sono circa 2.000, la chiusura alle 23 farebbe un danno di 10,4 milioni di euro.

 

La chiusura delle grandi strutture non alimentari il sabato e la domenica - a Milano sono 19 - cuba il 40% del volume d'affari mensile, cioè meno 13 milioni. Nelle medie strutture di vendita non alimentari, che a Milano sono circa 760, la perdita è di 59 milioni di euro mensili».

coronavirus fase due bar riaprono a milano 22

 

Come sottolinea Barbieri, «se si pensa di risolvere l'emergenza chiudendo tutto bisogna sapere che l'economia milanese vale il 10% del Pil nazionale, mentre quella lombarda pesa il 22%». Insieme a Confcommercio, sono sul piede di guerra le imprese associate al Consiglio nazionale centri commerciali, Confimprese, Federdistribuzione e Fipe.

 

Secondo la Federazione italiana pubblici esercizi si tratta di un provvedimento che su scala regionale «da un punto di vista meramente contabile manderebbe in fumo 44 milioni di euro al giorno e 1,3 miliardi in un solo mese. Una perdita enorme che andrebbe ad appesantire un bilancio già abbastanza tragico, se consideriamo che le stime di perdita di fatturato sul 2020 vedono un calo di ben 26 miliardi di euro».

PREPARATIVI IN UNA SCUOLA DI MILANO PER LA RIAPERTURA

 

Naturalmente, alla perdita di fatturato segue anche la preoccupazione per il mantenimento dei posti di lavoro. Come spiega Roberto Zoia, presidente del Consiglio nazionale dei centri commerciali, «una nuova chiusura dei centri commerciali in Lombardia durante i weekend, che rappresentano il maggior introito - ossia circa il 20-30% del fatturato settimanale - e vedono il maggior livello di occupati, rischierebbe di porre un brusco freno a questo graduale percorso di recupero e mettere definitivamente in ginocchio un numero importante di attività in affanno ormai da mesi, generando una situazione drammatica dal punto di vista occupazionale».

coronavirus fase due bar riaprono a milano 9

 

E prosegue: «Si tratta di una proposta che ci preoccupa enormemente, considerato che proprio la Lombardia rappresenta almeno il 20% dei circa 140 miliardi di euro di fatturato che l'intero settore dei centri commerciali, incluso l'indotto, realizza annualmente nel territorio nazionale con 783.000 posti di lavoro». Il problema è che, almeno per il momento, si parla solo di coprifuoco senza che nessuno discuta di eventuali aiuti per le imprese, i cui bilanci verranno ancora una volta danneggiati.

 

traffico a milano fase due

Con la chiusura notturna delle attività gli imprenditori del turismo, della ristorazione, dei centri commerciali chiedono a gran voce un aiuto concreto da parte delle istituzioni.«Invece di studiare nuove misure restrittive per impedire solo alle imprese del nostro settore di lavorare», recita una nota della Fipe, «il governo si impegni a garantire i contributi a fondo perduto promessi ai pubblici esercizi, che nel 2020 faranno registrare una flessione complessiva dei fatturati di oltre 26 miliardi di euro.

 

Non possiamo accettare nuove inutili restrizioni e, come federazione, siamo pronti a intraprendere ogni iniziativa necessaria a tutelare 1,3 milioni di lavoratori e 340.000 imprenditori di un settore che genera ogni anno 46 miliardi di valore aggiunto, di cui 20 di acquisti di prodotti agroalimentari».

mascherine in metro a milano

 

Con questi numeri, il Fondo ristorazione (del valore di 600 milioni di euro) messo in piedi con il dl agosto servirà a poco o nulla. In attesa che il provvedimento venga emanato dal ministero del Tesoro stabilendo criteri, i requisiti e le modalità di erogazione del contributo, le aziende lombarde aumentano ancora di più le loro difficoltà e i 600 milioni potrebbero non bastare a venire incontro alle richieste dei ristoratori lombardi - da domani messi ancora sotto torchio - e italiani, che hanno già dovuto dire addio al fatturato di febbraio, marzo e aprile.

CORONAVIRUS, FASE DUE A MILANO

 

Il contributo per ciascun beneficiario potrà variare da un minimo di 1.000 euro fino a un massimo di 10.000 euro, al netto dell'Iva. Ben poca cosa rispetto ai danni che le aziende di molti settori subiranno ancora a partire da giovedì 22 fino al prossimo 13 novembre.

 

coronavirus bicicletta milanometro milano in epoca coronavirus 3metro milano in epoca coronavirus 1metro milano in epoca coronavirus 2milano, ospedale in fiera 16milano, controlli ai passeggeri in stazione centrale per le nuove norme dell'emergenza coronavirus 22milano, ospedale in fiera 15milano, ospedale in fiera 17in fila per il supermercato a milano coronavirus

 

milano, ospedale in fiera 2

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…