piero amara

"C'È GENTE CHE NON HA IDEA DI QUELLO CHE EMERGERÀ SU ALCUNI PROFILI…" - PIERO AMARA A "PANORAMA" RACCONTA LA SUA VERITÀ FACENDO CAPIRE DI AVERE A DISPOSIZIONE MOLTE REGISTRAZIONI PER COMPROVARE LE SUE DICHIARAZIONI - GLI ALTRI NOMI DEI PRESUNTI MEMBRI DELLA "LOGGIA UNGHERIA", LE RAGIONI DELLA GUERRA TRA I PM TINEBRA E ARDITA, I RIFERIMENTI AL PROCURATORE GENERALE DI TORINO SALUZZO E ALL'EX COMANDANTE GENERALE DEI CARABINIERI DEL SETTE - L'INCONTRO TRA PATRONI GRIFFI E CALAFIORE E LA RICHIESTA DI SISTEMARE L'AMICA

Giacomo Amadori per "la Verità"

 

piero amara

Nei giorni scorsi il Tribunale di Potenza ha ordinato l'ennesimo arresto dell' avvocato Piero Amara, corruttore reo confesso e testimone di giustizia in diverse Procure. Prima di rifinire in carcere il legale ha raccontato a «Panorama» la sua verità sui suoi presunti «favori» ai magistrati, sulla loggia Ungheria e sui suoi rapporti con gli inquirenti della Procura di Milano, l'ufficio giudiziario che ha provato a utilizzare le sue dichiarazioni per dimostrare l'incompatibilità del giudice del processo Eni-Nigeria. Amara ha anche svelato quali sarebbero le prove che ha raccolto a sostegno delle proprie parole. Ecco un estratto dell'articolo.

 

FRANCESCO SAVERIO ROMANO

[] Pallino di Amara è pure un'altra toga di Magistratura democratica (Md), l'aggiunto di Roma, Lucia Lotti, che è stata procuratore di Gela, l'ufficio giudiziario che istruiva i procedimenti sulla raffineria dell' Eni, società di cui Amara era consulente legale. La Procura di Gela era per l'Eni quello che la Procura di Taranto era per l'Ilva. Racconta Amara: «È certo che lei si rivolge a me affinché andassi da Saverio Romano e Totò Cuffaro per farle avere il voto di Ugo Bergamo, laico dell'Udc al Csm. Adesso dice che a Gela non ci voleva andare nessuno, ma non è vero».

 

In effetti il voto al Plenum finì 13 a 9 per la Lotti: la sostennero le correnti e i laici di sinistra, più Bergamo. []. Nelle chiacchiere con Amara escono altri nomi eclatanti tra i presunti appartenenti alla «loggia Ungheria».

 

antonello montante

Come Antonello Montante, ex presidente dei confindustriali siciliani, condannato in primo grado a 14 anni di carcere per corruzione. I nomi sulle agende di Montante e Amara spesso si sovrapponevano []. Citiamo i membri del comitato scientifico di Opco (l'Osservatorio permanente sulla criminalità organizzata ideato dall'ex magistrato Giovanni Tinebra) ad Amara e lui ci dice chi, ovviamente a suo insindacabile giudizio, facesse parte di Ungheria. Ci sono generali della Guardia di finanza, ex presidenti della commissione antimafia come Roberto Centaro («ma anche il fratello Alfonso faceva parte di Ungheria») e magistrati.

 

SEBASTIANO ARDITA

Su Internet si trova ancora un manifesto di un evento dell'Opco. Tra i partecipanti pure Roberto Alfonso, ex Pg di Milano (oggi tra i probiviri dell' associazione nazionale magistrati che sta esaminando le chat di Palamara). Chiediamo ad Amara se anche questi facesse parte di Ungheria. Risposta: «Lì mi crea un problema grosso come una casa».

 

Meno difficoltoso ammettere l'«affiliazione» del consigliere del Csm Sebastiano Ardita.

giovanni tinebra

Che, però, ha sempre negato. «Con questo non voglio dire che Ardita abbia commesso reati, a mio avviso è un uomo davvero integerrimo. Sia io che lui che altri giudici eravamo componenti del comitato scientifico dell'Opco e questi magistrati, che io ho già sentito, confermeranno la mia presenza, la nostra conoscenza e una cena di rappacificazione fra Tinebra e Ardita alla presenza di altre tre toghe».

 

E perché dovettero riconciliarsi? «Tinebra gli chiese una cortesia per un imprenditore e Ardita che è una persona seria non gliel' ha fatta, quindi Tinebra gli ha dichiarato guerra. Ma poi ci fu la cena di riconciliazione alla presenza di Paolo Giordano (ex procuratore di Siracusa, ndr), Alessandro Centonze (consigliere di Cassazione di origini siracusane, ndr) e Maurizio Musco (ex pm destituito dalla magistratura per i rapporti con Amara, ndr)». Giura che uno di questi, Centonze, lui lo avrebbe già registrato: «Indirettamente. Gli ho mandato una persona. Purtroppo sono costretto a registrare la gente».

PAOLO STORARI

 

La colpa a suo giudizio è del pm Paolo Storari che lo avrebbe obbligato a fare dichiarazioni su cui non aveva riscontri. []. Ha accettato di mettere nero su bianco le accuse contro Marco Tremolada, il giudice che a marzo ha assolto i vertici Eni nella vicenda delle presunte tangenti nigeriane.

 

Amara avrebbe sentito dire che presso Tremolada avevano porta aperta gli avvocati della compagnia petrolifera: «Ma era solo un chiacchiericcio... non capisco come i pm possano avere trasmesso gli atti a Brescia. Una notitia criminis deve avere un minimo di supporto probatorio, non si può basare su un chiacchiericcio...».

 

Brusii di cui Amara avrebbe parlato in corridoio per poi essere richiamato da Storari: «Questa cosa la dobbiamo verbalizzare» mi disse. «Io una volta sono sbottato: "Lei non capisce un c... per me questo fascicolo lo potete anche archiviare". Successivamente ho capito che alcune cose interessavano anche a loro...».

 

TULLIO DEL SETTE

Amara passa poi a parlare delle sue famose «pistole fumanti» contro coloro che lo smentiscono. «Alcuni magistrati dicono che non mi conoscono. Le faccio un nome e un cognome: Francesco Saluzzo». Il riferimento è al procuratore generale di Torino che avrebbe partecipato a una cena con Amara a Roma insieme con l' ex direttore generale del Consiglio di Stato Antonio Serrao e con un altro commensale recentemente defunto.

Saluzzo gli avrebbe chiesto l' appoggio di tre componenti del Csm per diventare Pg a Torino: «Per fortuna ho registrato Serrao e gli ho detto: "Ti ricordi Saluzzo?".

 

filippo patroni griffi

E lui: "Ma chi, quello che dovevamo mandare alla Procura generale di Torino?". Io di rimando: "Tonino, non è che hai parlato della nostra associazione, dei cenacoli con Tullio Del Sette (ex comandante generale dei Carabinieri, ndr), se no mi esce fuori tutto il filone dei magistrati?".

 

E lui mi risponde: "Ma stai scherzando? Io non ho parlato dell' associazione, di Del Sette e di Saluzzo con nessuno"» []. A proposito di registrazioni, Amara fa un altro esempio e cita il caso dei presunti maneggi da parte dell' ex consigliere del Csm Marco Mancinetti per far superare il test di medicina al figlio. Mancinetti ha sempre negato e ha annunciato querele, salvo dimettersi all' improvviso dal parlamentino dei giudici nel settembre 2020.

 

FABRIZIO CENTOFANTI

Amara sembra molto divertito dalla sua presunta prova: «Immagini se ci fosse una registrazione in cui il rettore parlando con un'altra persona dicesse: "Ma ti rendi conto che mi hanno offerto soldi per avere i temi?". Non sarebbe grave questa cosa raccontata dal rettore che poi a Perugia ha negato sé stesso? C'è gente che non ha idea di quello che emergerà su alcuni profili» [].

 

C' è una terza presunta «smoking gun» che riguarda il presidente del Consiglio di Stato, Filippo Patroni Griffi. Il motivo del contendere è l'assunzione di una presunta amica del giudice da parte di Amara: «Centofanti (Fabrizio, imprenditore oggi indagato per corruzione, ndr) venne da me e mi disse che dovevamo fare questa cortesia a Patroni Griffi. Quando poi decisi di mandarla via, perché la signorina era un po' arrogante, il presidente venne a trovare me e Calafiore. Ci incontrammo in un ristorante. Fu molto gentile e quando viene da te il presidente del Consiglio di Stato e ti chiede una cortesia non puoi dirgli di no».

 

calafiore

Ci sono registrazioni di quell' incontro? «No, solo testimonianze. Ma visto che lui dice che non conosce né me né Calafiore, per quello c'è un video inequivocabile di un incontro tra lui e Peppe, che era già stato sentito a Milano come testimone, ripreso con il telefonino dalla compagna del mio collega. È stato depositato in Procura. Calafiore, quando ha incontrato a Roma Patroni Griffi, aveva un look particolare, era in tuta. Tu magari puoi anche fermarti a salutare un avvocato, ma lì Peppe aveva una mise molto particolare il presidente si alza e lo saluta quasi con l'inchino».

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