"IL CALENDARIO LO PRENDONO ANCHE I GAY" – PIERO PAZZI, ARCHIVISTA E FOTOGRAFO 65ENNE, È L’AUTORE DEL CELEBRE CALENDARIO CHE HA IN COPERTINA LA FOTO DI UN GIOVANE PRETE IN BIANCO E NERO: "LA SCELTA DEI SOGGETTI, GIOVANI E PIACENTI, È UNA TROVATA AMMICCANTE? MAH, LA MOGLIE DI UN PASTORE LO COMPRAVA OGNI ANNO PER FARE IL REGALO AL MARITO. SE METTESSI UN PRETE ANZIANO UNA PERSONA PENSEREBBE SI PARLI DI UNA COSA IN DECLINO, MENTRE UN GIOVANE È UN INVITO..." 

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Estratto dell’articolo di Pierfrancesco Carcassi per www.corriere.it

 

calendario romano calendario romano

Preti, bei preti, fotografati in bianco e nero: vestiti con clergyman o abito talare, muniti di paramenti o cappello, sorriso all'obiettivo o colti durante una processione. Ce n'è uno per ogni mese dell'anno del «Calendario romano», da vent'anni presenza fissa nelle edicole e nei negozi di souvenir delle città d'arte italiane, tra cartoline, grembiuli tricolore con le pudenda del David, selve di foulard ed elmi da centurione in plastica.

 

Un souvenir di taglio vaticano tra il sacro e il profano, in bilico tra il neorealista e l'immaginario sexy, che riscuote grande successo tra i turisti e fa pure tendenza su TikTok. Tutto nasce da un'idea del veneziano Piero Pazzi: archivista e fotografo di 65 anni, ha fatto stampare il primo calendario nel 2003.

 

Piero Pazzi, come le è venuto in mente di fare un calendario dei preti?

«Il primo calendario è stato quello dei gondolieri, simbolo di Venezia. L’anno successivo ho pensato di farne uno per Roma ma non aveva simboli positivi secondo me: presidenti della Repubblica, politici, re, non avrebbero avuto senso. Le uniche radici profonde di quella città sono Roma antica e la Chiesa».

 

E lei ha scelto la seconda.

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«Quello che vediamo oggi a Roma lo dobbiamo alla Chiesa. Il calendario nasce come oggetto di souvenir per il turista che capita a Roma e che può essere colpito dalla copertina. In Italia siamo invasi da mandrie e mandrie di visitatori che non sanno neanche dove si trovano. Il calendario serve a far capire il territorio in cui sono, all’interno c’è una guida del Vaticano in varie lingue: passa in rassegna la zecca, la farmacia, musei e gallerie. Il testo è in varie lingue, inglese, francese, italiano spagnolo, tedesco».

 

Ma perché fotografare proprio dei preti?

«Sono nella fantasia dei turisti, accanto alla Roma barocca, la Roma dei Papi: il prete è un volto positivo, anche per la cultura. Agli italiani non interessano: sono abituati a convivere con i preti. Non è così per un turco, uno svedese un olandese. Il prete dietro di sé ha una struttura verso cui - nel bene e nel male - l’Occidente è debitore».

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Chi è il giovane della copertina? Ha detto pubblicamente di non essere un prete (si chiama Giovanni Galizia: palermitano, 36 anni, al momento dello scatto ne aveva 17).

«Un ragazzo siciliano, amico di amici».

 

Quanti dei soggetti delle foto sono davvero dei religiosi?

«Non tutti lo sono. Lo lascio concludere all’occhio di chi vuole vedere. Tiziano e Tiepolo quante volte hanno visto la Madonna e quante madonne hanno dipinto? È ininfluente». […]

 

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Non ha scelto dei preti qualunque: sono giovani, piacenti, qualcuno potrebbe vederci una trovata ammiccante?

«Mah, il calendario lo prendono protestanti, appartenenti al mondo gay, scolaresche, signore... Pensi, la moglie di un pastore lo comprava ogni anno per fare il regalo al marito. Se poi uno legge all’interno il messaggio arriva a prescindere dall’ottica in cui viene visto. Se mettessi un prete anziano una persona penserebbe si parli di una cosa in declino, mentre un giovane è un invito, una presenza rivolta al futuro».

 

Ha ricevuto critiche?

«All’inizio dei giornalisti hanno chiesto pareri al Vaticano sul calendario e come risposta hanno ottenuto solo che non è un prodotto ufficiale ma un'iniziativa privata. Che è la verità: qualche giornale scriveva che fosse il calendario del Vaticano, ma non è così. Si chiama "Calendario romano" nel senso di cattolico romano. Il Vaticano non mi ha mai detto altro».

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Qualche prete «vero» le ha detto qualcosa?

«Ho qualche amico prete, qualcuno mi ha detto sorridendo: “Guarda qua che novità che ci sono nel proporre le cose”. Mai giudizi negativi, solo stupore». […]

 

Alcuni giornali hanno scritto 75mila copie ogni anno... Ci dà un'idea almeno del 2023?

«75mila l’anno? Non ho mai diffuso cifre del genere. Nell'ultimo anno direi qualche migliaio, non saprei…»

 

Hanno scritto anche che i ricavi del calendario fossero devoluti all'associazione «Snap» che sostiene le vittime di abuso da parte dei religiosi.

«Non so da dove sia uscita questa informazione. Smentisco categoricamente». […]

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