vladimir putin nucleare atomica armi bomba

"POSSIAMO VINCERE ANCORA" - DOMANI A MOSCA LA FESTA PER IL TRIONFO SULLA GERMANIA NAZISTA: I MILITARI INTONERANNO LO STESSO CORO DI ALLORA, QUALCOSA DI PIU' DI UN SEMPLICE INVITO ALL'UNITA', UNA RIVENDICAZIONE DI FORZA - I CACCIA FORMERANNO LA "Z", SIMBOLO DELLA GUERRA DI PUTIN. E "MAD VLAD"? POTREBBE RIVENDICARE I SUCCESSI PROVVISORI IN UCRAINA E MINACCIARE LA NATO (INTANTO MOSTRA I MUSCOLI: "GLI USA IN GUERRA CONTRO DI NOI")

Marco Imarisio per il corriere.it

 

Vladimir Putin

«Nessuno è dimenticato, nulla è dimenticato». Lo striscione avvolge una torretta di legno bardata con stendardi rossi e giallo oro, sulla quale campeggia una Z di polistirolo dipinta con gli stessi colori.

 

Non è uno slogan qualunque, quello unito alla lettera divenuta simbolo dell’Operazione militare speciale, che in questi giorni si vede ovunque. Perché sono le stesse parole scolpite sul muro d’ingresso del cimitero Piskariovskoye di Pietroburgo, che all’epoca si chiamava Leningrado, dove sono sepolti centinaia di migliaia di vittime dell’assedio che segnò anche la prima e la più cocente sconfitta della guerra lampo di Adolf Hitler contro l’Unione Sovietica.

 

Parata della Vittoria Mosca

Siamo sulla via Ternskaja, dove alle 15 di domani si metterà in marcia il Reggimento Immortale, composto dai discendenti dei vincitori della Grande Guerra Patriottica, che porteranno in una interminabile processione i ritratti dei padri e dei nonni che presero parte alla vittoria contro il nazifascismo.

 

Ma l’opera di continua sovrapposizione di un passato glorioso al presente non è cominciata adesso. I soldati e i milioni di persone che il 9 maggio assisteranno alla loro parata, intoneranno lo stesso coro degli ultimi anni: «Possiamo farlo ancora». È qualcosa di più di un semplice invito all’unità. È una rivendicazione di forza, una specie di autocertificazione del proprio status di potenza mondiale.

 

MOSCA AL TEMPO DELLA GUERRA

L’uso di un linguaggio che rimanda alla mitologia passata è lo strumento più efficace della propaganda del Cremlino. L’idea della denazificazione, anche questa parola apparirà su molti cartelli preparati alla bisogna e distribuiti nei 150 punti di raccolta degli spettatori previsti intorno alla Piazza Rossa, continua a esercitare il proprio fascino sul popolo russo, perché è dotata di un chiaro potere evocativo.

 

Il 9 maggio rappresenta l’apoteosi di un metodo ormai consolidato. Nel 2000 erano passati pochi giorni dal primo giuramento di Putin come presidente. Lui festeggiò con un gruppo di veterani, vestito con un giaccone militare. «Grazie a voi, noi abbiamo imparato a sentirci vincitori», disse. «Non solo sul campo di battaglia, ma in tempo di pace, è il vostro esempio che ci farà costruire un Paese sempre più forte».

 

parata del giorno della vittoria a mosca 4

Cinque anni dopo, nel sessantesimo anniversario, il Cremlino usò come traino alle celebrazioni una gigantesca campagna pubblicitaria che aveva come motto la frase «Io sono un russo che ricorda, io sono fiero di essere russo», e aveva come immagine iconica la riproduzione della croce di San Giorgio, il nastro arancione e nero che rappresentava l’onorificenza militare più alta della Russia zarista e venne ripristinata nel 1992 dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica.

 

parata del giorno della vittoria a mosca 5

Da allora, a partire dal 2010 con il crisma dell’ufficialità, quel nastro divenne il distintivo portato sull’uniforme di tutti i soldati e i reduci che prendono parte alla parata che celebra la vittoria contro il Terzo Reich. Guarda caso, i famosi «omini verdi» che invasero la Crimea e il Donbass nel 2014 avevano indosso la croce di San Giorgio come unico simbolo di riconoscimento. Il messaggio era chiaro. Se portavano quel simbolo sulle mimetiche, significa che stavano combattendo ancora una volta contro i nazifascisti.

 

parata del giorno della vittoria a mosca 1

L’anno seguente, Putin completò il processo di simbiosi scendendo dal palco dove accanto a lui sedeva Sergey Aksionov, leader del nuovo governo filorusso della Crimea appena annessa. Il presidente si mescolò alla folla mostrando la fotografia del padre, veterano decorato e grande invalido della Seconda guerra mondiale. A partire da allora il Cremlino allargò il campo della celebrazione, stabilendo che doveva essere reso omaggio ai reduci dell’Afghanistan, dell’invasione della Georgia, del Donbass, dell’intervento in Siria. E consentì di esporre non solo i ritratti dei parenti, ma anche quelli dei loro condottieri. Da Stalin a Putin.

parata del giorno della vittoria a mosca 3vladimir putin alla parata del giorno della vittoria a mosca parata della vittoria a mosca 11parata della vittoria a mosca 3parata della vittoria a mosca 2parata della vittoria a mosca 10parata della vittoria a mosca 1parata del giorno della vittoria a mosca 2

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)

giusi bartolozzi almasri giorgia meloni carlo nordio

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA TRA LE MANI IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO PER LA FIGURACCIA SU ALMASRI: GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, NORDIO. DEL RESTO, È UNA MAIL DELLA “ZARINA” A DIMOSTRARE CHE A VIA ARENULA SAPESSERO DELL’ARRESTO DEL TORTURATORE LIBICO GIÀ DOMENICA 19 GIUGNO, E NON LUNEDÌ 20, COME SEMPRE SOSTENUTO DA NORDIO – DI FRONTE ALL’IPOTETICA CACCIATA DELLA BIONDISSIMA GIUSI, PERÒ, NORDIO S’È SUBITO OPPOSTO: GIAMMAI! D'ALTRONDE LA DECISIONE, SECONDO IL MINISTRO, È STATA PRESA DIRETTAMENTE A PALAZZO CHIGI…

mantovano belloni almasri ursula von der leyen bjoern seibert gianni caravelli

BELLONI, UN ERRORE DOPO L’ALTRO. QUANDO SBATTÈ LA PORTA DEL DIS, ESSENDO ENTRATA IN CONFLITTO CON IL CAPO DELL’AISE, GIANNI CARAVELLI, COLPEVOLE DI NON FARE RIFERIMENTO A LEI MA AL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO, SCELSE IL MOMENTO MENO OPPORTUNO: L’ESPLOSIONE DEL CASO ALMASRI - DOPO LO SCHIAFFO A MANTOVANO, ORA HA MOLLATO UNA SBERLA A URSULA, DECIDENDO DI FARE LE VALIGIE ANZITEMPO NEL MOMENTO DI DEBOLEZZA MASSIMA DI VON DER LEYEN: LA QUESTIONE DEI DAZI E LA MOZIONE DI SFIDUCIA DEGLI EUROPARLAMENTARI DI ULTRA-DESTRA - E OGGI BELLONI SI RITROVA, COME DICONO IN CERTI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ‘’SENZA I CRISMI’’ DI AFFIDABILITÀ PER ASPIRARE A UNA PRESIDENZA IN QUALCHE PARTECIPATA DI STATO, DOVE URGE UNA PRESENZA FEMMINILE, COME L’ENI...

giorgia meloni ursula von der leyen elly schlein

FLASH! - AVVISATE MELONI: IL VOTO DI FRATELLI D'ITALIA NON DOVREBBE SERVIRE NEL VOTO DI SFIDUCIA PRESENTATA DA 76 EURODEPUTATI DI ESTREMA DESTRA NEI CONFRONTI DELLA COMMISSIONE E DI URSULA VON DER LEYEN - LA TAFAZZIANA MINACCIA DI ASTENSIONE DEL GRUPPO PSE DEI SOCIALISTI EUROPEI (PD COMPRESO) SAREBBE RIENTRATA: IL LORO VOTO A FAVORE DELLA SFIDUCIA A URSULA SAREBBE STATO COPERTO DALLA CAMALEONTE MELONI, IN MANOVRA PER "DEMOCRISTIANIZZARSI" COL PPE, SPOSTANDO COSI' A DESTRA LA MAGGIORANZA DELLA COMMISSIONE...