joan didion

"SO COS'E' LA FRAGILITA', SO COS'E' LA PAURA. LA PAURA NON E' PER CIO' CHE E' ANDATO PERSO. LA PAURA E' PER CIO' CHE C'E' ANCORA DA PERDERE" - CON JOAN DIDION SE NE VA UNA DELLE MAGGIORI AUTRICI CONTEMPORANEE: DA GIORNALISTA RACCONTO' L'AMERICA CINICA, CON I ROMANZI LA SPOGLIO' DI OGNI SENTIMENTALISMO - CON GLI ULTIMI DUE LIBRI, AFFRONTO' LA PERDITA DEL MARITO E DELL'AMATISSIMA FIGLIA - SUE ALCUNE INDIMENTICABILI FRASI: "E' FACILE VEDERE L'INIZIO DELLE COSE, PIU' DIFFICILE VEDERNE LA FINE", "RACCONTIAMO STORIE A NOI STESSI PER VIVERE..."

Matteo Persivale per il Corriere.it

 

joan didion

Da bambina ricopiava i racconti di Hemingway in cerca del segreto che nessuno era mai riuscito a rubare, la magia della sintesi fulminante e del linguaggio trasparente che avevano cambiato la letteratura americana. Da grande dimostrò al mondo che quel segreto a lei era stato svelato. Il gigante con i baffi di Oak Park, Illinois, si era reincarnato nella minuta ragazza-bene di Sacramento, California. Joan Didion, morta ieri a New York pochi giorni dopo il suo ottantasettesimo compleanno e dieci anni dopo l'uscita del suo ultimo libro, Blue Nights, uno dei capolavori di terribile bellezza e infinito dolore della sua vecchiaia, soffriva da tempo del morbo di Parkinson (un bel documentario-lettera d'amore a lei dedicato dal nipote attore Griffin Dunne ce la mostrò su Netflix quattro anni fa senza fare sconti al declino fisico, sempre più sottile nel corpo e nella voce).

 

joan didion

Come Hemingway, Didion ha preso la lingua inglese degli americani e l'ha portata su un piano diverso, nel quale la chiarezza dello stile illumina ogni cosa: i personaggi, i dettagli, le idee dell'autore. Superando anche il maestro in materia di analisi politica, che a lui non interessava (troppo preso da caccia e pesca e dall'inseguimento della sua idea di mascolinità) e alla quale lei ha dedicato alcune delle sue pagine più strabilianti, passando ai raggi X gli uomini di potere di Washington degli ultimi quarant'anni (un suo articolo di devastante, crudele franchezza provocò nell'allora first lady della California Nancy Reagan un odio per i giornalisti che non la abbandonò mai più).

 

Didion è stata giornalista e narratrice fondendo le tecniche e le regole dei due mestieri proprio come Hemingway prima di lei, e applicando un senso dell'osservazione quieto e spietato. Leggendo Didion si prova la stessa sensazione che si prova, da miopi o da presbiti, infilando gli occhiali: tutto diventa improvvisamente, finalmente, nitido. La ragazza che sognava di fare la giornalista vinse un concorso di «Vogue» e dalla natìa California, andò a New York a scrivere didascalie di moda (palestra fondamentale: Didion ci insegna, tra le tante cose, che per capire una donna non si può non considerare anche come si veste e come si trucca).

 

joan didion

Una foto famosa - gli scrittori americani hanno chissà perché il dono della fotogenia: ottantenne, fu testimonial di Céline - la ritrae ragazza chic in giacca cerata inglese da caccia e foulard Hermès accerchiata dai fricchettoni della San Francisco della Summer of Love, l'estate dell'amore (e soprattutto dell'Lsd). Più avanti, eccola con la tunica fluente nella casa Malibu con la sua Stingray coupé. E nella bella cucina luminosa con la figlia adoratissima Quintana Roo e il marito-mentore John Gregory Dunne, bravo romanziere e critico sagace che molto la fece soffrire ma senza il quale, come vedremo, non poteva vivere.

 

Strutturalmente incapace di sentimentalismo e proprio per questo ancora più emozionante, come il cinema di Michelangelo Antonioni, Didion nel 1970 pubblicò un romanzo - Prendila così, tradotto in Italia da Bompiani e poi da il Saggiatore - che ha lanciato, oltre alla sua, anche la carriera di una generazione di scrittori americani dopo di lei (il giovane Bret Easton Ellis la idolatrava, ricopiandone i testi come lei faceva con Hemingway), e la cui scena più famosa è quella, terrificante, di un aborto (allora ancora illegale).

 

joan didion

Doveroso ricordare Didion come la creatrice di frasi indimenticabili e molto citate - «È facile vedere l'inizio delle cose, più difficile vederne la fine», «raccontiamo storie a noi stessi per vivere», «la vita cambia in fretta. La vita cambia in un istante. Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita», «questa città che svanisce rapidamente nell'abisso tra la sua vita reale e le sue narrazioni preferite», riferendosi a New York - ma in lei lo stile lapidario e difficilissimo da tradurre (per fortuna in Italia abbiamo Vincenzo Mantovani e Delfina Vezzoli) è sempre lo strumento per raccontarci senza fronzoli la verità.

 

I politici? Pupazzi, cinicissimi, spiazzati dagli eventi. A volte in buona fede, altre meno. La sua California? Rievocata senza nostalgie, con la bravura con la quale descrive le sue spaventose emicranie. Gli articoli di Verso Betlemme e The White Album e Nel paese del Re pescatore (il Saggiatore) prendono a prestito le tecniche della narrativa e i suoi romanzi come Miami sono prodigi di giornalismo. Lavorò, con John, anche per il cinema ma Hollywood, nella sua inevitabile volgarità, ne capiva a fatica la sottigliezza e non riuscì a tradurla davvero sullo schermo per commercializzarla: lei non se ne dolse.

 

Joan Didion a casa in California in compagnia del marito John Gregory Dunne e della figlia Quintana Roo Dunne.

Gli ultimi anni, quelli della vecchiaia, sono aperti e chiusi da due libri brevi e devastanti, nei quali la profondità assoluta dello sguardo didioniano si rivolge all'immagine dello specchio, l'autrice e la sua vita. Sono due racconti di perdite irrimediabili: L'anno del pensiero magico (il Saggiatore) è quello della morte improvvisa di John, a cena, una sera come tante, lui che si accascia, lei all'ospedale (Didion viene descritta al medico come «un osso abbastanza duro»), e dopo la morte del marito la malattia della figlia Quintana, un calvario che la porterà alla morte in giovanissima età raccontato nel libro finale della carriera di Didion (le uscite successive furono raccolte e riedizioni), Blue Nights (edito da il Saggiatore).

 

joan didion

Adesso che non c'è più, adesso che la grande casa sulla Settantunesima est a pochi passi dal parco è vuota, è giusto ricordare Joan Didion con le ultime parole del suo ultimo libro: «So cos'è la fragilità, so cos'è la paura. La paura non è per ciò che è andato perso. Ciò che è andato perso è già murato in una parete. Ciò che è andato perso è già chiuso dietro porte sbarrate. La paura è per ciò che c'è ancora da perdere. Potreste dire che non vedete cosa ci sia ancora da perdere. Eppure non c'è giorno della sua vita in cui io non la veda». L'anno del pensiero magico, d'ora in poi, sarà ogni anno nel quale crederemo di vedere uno scrittore simile a Joan Didion.

joan didionjoan didionjoan didionjoan didionjoan didionjoan didionjoan didionjoan didionjoan didionjoan didionjohn gregory dunne joan didionjohn gregory dunne joan didionjoan didionjoan didionjoan didionJoan Didion e figliajohn gregory dunne joan didionJoan Didion e John Gregory DunneJoan Didion e John Gregory Dunne 2004john gregory dunne joan didionJoan Didion e sua figlia Quintana Roo Joan Didion e sua figlia Quintana Roo Joan Didion Joan Didion Joan Didion e sua figlia Quintana Roo Joan DidionJoan DidionJoan Didionjoan didion

Ultimi Dagoreport

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)

giusi bartolozzi almasri giorgia meloni carlo nordio

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA TRA LE MANI IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO PER LA FIGURACCIA SU ALMASRI: GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, NORDIO. DEL RESTO, È UNA MAIL DELLA “ZARINA” A DIMOSTRARE CHE A VIA ARENULA SAPESSERO DELL’ARRESTO DEL TORTURATORE LIBICO GIÀ DOMENICA 19 GIUGNO, E NON LUNEDÌ 20, COME SEMPRE SOSTENUTO DA NORDIO – DI FRONTE ALL’IPOTETICA CACCIATA DELLA BIONDISSIMA GIUSI, PERÒ, NORDIO S’È SUBITO OPPOSTO: GIAMMAI! D'ALTRONDE LA DECISIONE, SECONDO IL MINISTRO, È STATA PRESA DIRETTAMENTE A PALAZZO CHIGI…

mantovano belloni almasri ursula von der leyen bjoern seibert gianni caravelli

BELLONI, UN ERRORE DOPO L’ALTRO. QUANDO SBATTÈ LA PORTA DEL DIS, ESSENDO ENTRATA IN CONFLITTO CON IL CAPO DELL’AISE, GIANNI CARAVELLI, COLPEVOLE DI NON FARE RIFERIMENTO A LEI MA AL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO, SCELSE IL MOMENTO MENO OPPORTUNO: L’ESPLOSIONE DEL CASO ALMASRI - DOPO LO SCHIAFFO A MANTOVANO, ORA HA MOLLATO UNA SBERLA A URSULA, DECIDENDO DI FARE LE VALIGIE ANZITEMPO NEL MOMENTO DI DEBOLEZZA MASSIMA DI VON DER LEYEN: LA QUESTIONE DEI DAZI E LA MOZIONE DI SFIDUCIA DEGLI EUROPARLAMENTARI DI ULTRA-DESTRA - E OGGI BELLONI SI RITROVA, COME DICONO IN CERTI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ‘’SENZA I CRISMI’’ DI AFFIDABILITÀ PER ASPIRARE A UNA PRESIDENZA IN QUALCHE PARTECIPATA DI STATO, DOVE URGE UNA PRESENZA FEMMINILE, COME L’ENI...