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LA "SOTTOMISSIONE" DI RIHANNA - LA CANTANTE FINISCE NEL MIRINO DEI MUSULMANI PER AVER USATO, PER UNA SFILATA DEL SUO MARCHIO DI LINGERIE, IL BRANO "DOOM" CHE CONTIENE UN PASSAGGIO TRATTO DA UN HADITH DI MAOMETTO - LE PAROLE DEL PROFETA ACCOSTATE A CULI E TETTE HANNO FATTO SALTARE SULLA SEDIA I MUSULMANI CHE HANNO POLEMIZZATO CON LA CANTANTE CHE SI E' COSPARSA IL CAPO DI CENERE… - VIDEO

 

Pietro De Leo per "Libero Quotidiano"

 

rihanna 3

Non è certo una notizia cattiva quando lo show biz, oramai uso a mercificare ogni pertugio della vita umana, si pone qualche domanda sul come maneggiare simboli religiosi. A patto, però, che questo scrupolo venga osservato sempre, e non solo quando si comincia ad avere, evidentemente paura.

 

La pop star Rihanna, in questi giorni, ha rivolto pubbliche scuse ai musulmani di tutto il mondo. L'antefatto è il seguente: durante lo show 2020 di Savage x Fenty, il marchio di lingerie di proprietà della cantante, trasmesso in streaming online, ad un certo punto a far da colonna sonora ai corpi sinuosi di modelle intimo è stata mandata una canzone, Doom, del produttore inglese Cocou Chloe, che contiene un passaggio tratto da un hadith di Maometto.

 

sfilata savage x fenty 2

accuse per la sfilata Gli hadith, come noto, sono dei precetti molto importanti per i musulmani, perché sono considerati dalla tradizione dei pronunciamenti diretti del Profeta. Il pezzo in questione, peraltro, si riferisce al Giorno del Giudizio e la fine dei tempi. Dunque, il contesto ultra mondano, vagamente libidinoso trattandosi di un evento di intimo, unito all'utilizzo di un testo sacro ha scatenato la furia di molti utenti musulmani che si sono riversati sui social accusando Rihanna di non aver avuto sensibilità e attenzione per il mondo dell'Islam.

rihanna 2

 

Ai profili social di persone comuni, però, si sono affiancate anche voci di un certo peso nel mondo della moda "inclusiva", cioè che unisce promozione dei prodotti a rispetto delle varie culture e retaggi multiculturali vari.

È il caso, ad esempio, della blogger di moda Arooj Aftab che interpellata sul punto dalla BBC ha tuonato: «Quando ho visto quel video, mi sono sentita a disagio». E ha aggiunto: «Penso che ogni musulmano abbia il diritto di sentirsi offeso». Un incidente mediatico e probabilmente anche di marketing.

 

rihanna al met gala 2018

Di fronte al quale la popstar ha pensato di mettere una toppa diffondendo delle pubbliche scuse attraverso il suo account instagram: «Vorrei ringraziare la comunità musulmana per aver segnalato un'enorme svista che è stata involontariamente offensiva nel nostro show», definendo il proprio errore «onesto, ma imprudente». E ha riconosciuto: «Comprendo di aver ferito molti dei nostri fratelli e sorelle musulmani». Dunque una zelante e copiosa dichiarazione di pentimento. Peccato, però, che la stessa Rihanna non ebbe la stessa premura un paio d'anni fa, quando invece la sua iniziativa urtò la sensibilità cattolica.

sfilata savage x fenty 1

 

abito inguinale Il contesto era sempre modaiolo, ovvero l'evento di beneficienza Met Gala di New York. Il tema dell'iniziativa era «Corpi Celestiali. La moda e l'immaginazione cattolica». Solo che l'"immaginazione" fu concepita nel senso più largo del termine. I vipponi si presentarono mescolando retaggi visivi del cristianesimo ad allusioni sessuali. Tipo l'attrice e cantante Solange Knowels, che abbinò un'aureola in testa ad un abito corto con stivaloni sadomaso.

madonna met gala 2018

 

Madonna invece esibì una corona con tre croci. Ma a monopolizzare i flash fu Rihanna, nella veste di una papessa dall'erotismo travolgente, con abito inguinale e finta tiara, tempestati di perle. E siccome alla sfilata era abbinata una mostra di abiti sacri, Rihanna non si fece mancare neanche una foto in posa ammiccante davanti ad una (vera) veste papale.

 

Anche allora ci furono proteste via Twitter, ad esempio la blogger conservatrice Allie Beth Stuckey, che definì "sacrilega" quell'eruzione di pacchianeria blasfema. Nessuno si sentì in dovere di porgere le scuse. Evidentemente, nell'esercito dei jet set internazionale, l'uguaglianza è solo uno slogan.

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