casal bruciato - senada sejdovic assediata dalla folla

"VATTENE DAL QUARTIERE, TROIA, O TI STUPRO" - A CASAL BRUCIATO, A ROMA, VA IN SCENA L’ODIO DI PIAZZA CONTRO LA MADRE ROM DI UNA FAMIGLIA BOSNIACA CHE HA OTTENUTO UNA CASA POPOLARE - UNA DONNA DEL PICCHETTO DI CASAPOUND: “LI VOGLIAMO VEDERE TUTTI IMPICCATI E BRUCIATI. SE NE DEVONO ANDARE, SONO LADRI, PUNTANO I COLTELLI PER RUBARCI GLI SPICCIOLI” - A DIFENDERE I ROM ARRIVANO I CENTRI SOCIALI

Luca Monaco e Alessandra Ziniti per “la Repubblica”

 

S'erano illusi forse Senada e suo marito Imed che la protezione che era stata garantita dalla sindaca Raggi avrebbe avuto la meglio sulla furia del quartiere. Erano pure passati dal supermercato a comprare delle buste di pane da distribuire ai nuovi vicini di casa come "segno di pace". E invece si sono trovati di fronte un muro di odio, un' escalation di minacce e violenza verbale senza precedenti.

CASAL BRUCIATO - SENADA SEJDOVIC ASSEDIATA DALLA FOLLA

 

«Troia, ti stupro», urla un attivista nella ressa mentre la donna rom, una piccola di due anni dal visetto terrorizzato sotto una nuvola di riccioli biondi stretta al petto, attorniata da una dozzina di agenti in tenuta antisommossa, riesce a fatica a guadagnare l' ingresso laterale dell' edificio popolare di via Sebastiano Satta. Dovrebbe diventare la sua nuova casa, 100 metri quadri, un bagno, tre materassi nudi per terra per ospitare lei, suo marito e i loro dodici figli. Undici dei quali sono tornati nel campo da cui vengono, perché hanno paura e lì non ci vogliono stare.

 

presidio di casa pound contro l'assegnazione di una casa popolare ad una famiglia rom a casal bruciato 19

Non sanno ancora che, mentre erano fuori, in Comune, qualcuno nel palazzo ha già provveduto a bloccare la serratura della porta dell' appartamento con la colla. Entra in casa, Senada, sussurra un disperato «Vergogna» e sviene. Resisteranno, ci proveranno almeno, hanno promesso all' assessore alle Politiche abitative del Comune Rosalba Castiglione che li ha convinti così: «Fatelo per tutti i rom».

 

Il quartiere è una polveriera pronta ad esplodere. «Li vogliamo vedere tutti impiccati, bruciati», si sgola una donna del picchetto di Casapound. «Richiamiamo Mussolini che è morto? Magari» , grida un' altra. Sono loro le più feroci, le donne del palazzo che da lunedi ha aperto il cancello agli estremisti neri per cacciare via gli odiati rom ( padre e madre bosniaci, i dodici figli tutti nati in Italia) diventati subito "ladri" e "zingari".

 

CASAL BRUCIATO - DONNE ITALIANE CONTRO I ROM

La minaccia dello stupro fa paura a Casapound, già alle prese con le pesantissime accuse a due suoi esponenti arrestati la scorsa settimana con l' accusa di aver violentato una donna a Viterbo. «Se ci sono stati insulti personali nei confronti della donna li condanniamo, ma sono purtroppo causati dal clima di tensione ed esasperazione dei cittadini» , si giustifica il responsabile romano Davide Di Stefano. Ma Casal Bruciato, periferia est di Roma, è un campo di battaglia.

 

La polizia fa fatica a evitare lo scontro che pure in tanti vogliono provocare. Da una parte gli attivisti di Casapound, dall' altra i comitati della casa dei centri sociali arrivati a difendere il diritto della famiglia rom a prendere possesso dell' appartamento che è stato loro assegnato. A dividerli un cancello che la polizia presidia impedendo anche agli inquilini di entrare e uscire. Quella che si combatte, sulla pelle della famiglia rom, è l'ennesima battaglia di intolleranza al grido di " prima gli italiani". Crani rasati, braccia tese, cori da stadio, l' inno italiano scandito al megafono da Mauro Antonini, responsabile del Lazio. Il gazebo dei neri non viene sgomberato (forse lo si farà oggi), sono "ospiti" invitati dagli abitanti del quartiere. Il cortile dello stabile è proprietà privata. Le donne del condominio fanno barriera davanti al portone. «Se ne devono andare, ladri, puntano i coltelli per rubarci gli spiccioli».

presidio di casa pound contro l'assegnazione di una casa popolare ad una famiglia rom a casal bruciato 25

 

A Casal Bruciato non c'è, come accaduto a Torre Maura un mese fa, un Simone ( il ragazzino quindicenne) che rintuzza l'offensiva di Casapound. Ma c'è una donna anziana, il viso congestionato, che urla con tutta la forza che ha all'altro megafono, quello del comitato Asia Usb: «Vergognatevi, dov'eravate voi quando mi hanno sfrattato? A me, a 70 anni, mi hanno messo in mezzo la strada» . Le dà manforte un' altra donna del quartiere: «Io sono un'occupante da tre anni, io sono italiana, la casa me l'ha tolta lo Stato, non gli zingari».

 

Senada e Imed Sejdovic non sentono nulla di tutto ciò. Sono combattuti, hanno paura, vorrebbero andar via ma non vogliono perdere la casa. «Dovete rimanere qui, non c'è un altro alloggio disponibile per voi» , provano a convincerli la presidente del IV municipio Roberta Della Casa e l'assessore alla Politiche abitative Rosalba Castiglione che a sera sfidano l'ira della gente entrando nel palazzo di via Satta con un vassoio di dolci.

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«Scortate le pastarelle» , gridano gli abitanti del posto ai poliziotti.

 

Il condominio risponde con Cinzia che mezz'ora dopo si materializza in cortile con una pentola di pasta fumante. «Porto le pennette all'amatriciana ai ragazzi di Casapound che si stanno facendo un culo così per difenderci». Alle dieci di sera, quando esce dal palazzo, una pioggia di fischi sommerge l'assessore. «Il razzismo è vostro, contro di noi. Vogliamo il rispetto delle liste. Come mai l'italiano è fuori e lo straniero è dentro?».

 

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Matteo Salvini, avvertito della situazione, non va oltre un «certi episodi di violenza non sono mai giustificabili da qualsiasi parte arrivino. Il dossier rom sarà pronto entro l'estate». E oggi si preannuncia un'altra giornata calda: presidio antifascista da una parte e manifestazione di Casapound dall'altra. Con i Sejdovic sbarrati in casa..

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