IL RAGAZZO UCCISO A NAPOLI – I PM CONTRARI ALLE FOTO DEL CORPO IN RETE, MA LA SORELLA DI CUCCHI DICE: “IMMAGINI CHE OBBLIGANO A RIFLETTERE. SONO IL PRIMO PASSO PER AVERE GIUSTIZIA”

Le foto del cadavere di Davide Bifolco girano sulla Rete e la Procura ha aperto un’inchiesta sulle immagini messe su internet dalla famiglia. Per Ilaria Cucchi “quel colpo al cuore, quel volto senza vita sono il ritratto di una sofferenza enorme, non solo per il diciassettenne che non c’è più. Sono convinta che la famiglia abbia ponderato bene”…

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1. UCCISO A 16 ANNI, I PM CONTRO LE FOTO DEL CORPO IN RETE

Guido Ruotolo per "La Stampa"

 

davide bifolco corteo 8 davide bifolco corteo 8

Fino a domani. Tre giorni di radiografie, tac, risonanze magnetiche, infine l’autopsia (e l’esame balistico). E poi, a questo punto giovedì?, il funerale. E nel frattempo si moltiplicano le manifestazioni di Rione Traiano in città (ieri duecento ragazzi sono arrivati sotto il portone della centrale operativa dei carabinieri, a Mergellina) per chiedere giustizia per la fine di Davide Bifolco.

 

E oggi, l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia del ragazzo, porterà al Senato (e successivamente alla Procura di Napoli), alla Commissione diritti umani di Luigi Manconi, le registrazioni di almeno sei testimonianze raccolte in queste ore (sul numero l’avvocato però non si sbilancia). Dice il legale: «Queste testimonianze, fornendo versioni coerenti tra loro, propongono un quadro molto grave».

 

davide ragazzo morto a napoli foto pubblica su facebook dalla cugina davide ragazzo morto a napoli foto pubblica su facebook dalla cugina

Sono già quattro giorni che il corpo del povero Davide Bifolco viene brandito come una clava, mostrato sulla rete (la Procura ha aperto un’inchiesta sulle fotografie messe in rete dalla famiglia). E poi i testimoni che si fanno intervistare in tv per dire che il carabiniere ha puntato l’arma per uccidere Davide che era di spalle, e infine la decisione di rendere pubblico un video che ha registrato l’arrivo di un carabiniere con la pistola in pugno in un circolo ricreativo a pochi metri dal luogo dell’incidente.

 

Tutto sembra rispondere a una precisa strategia di gestione politica e mediatica della tragedia. Anzi, a una «strategia suicida», per dirla con un investigatore. Prendiamo, per esempio, Salvatore Triunfo, l’autista dello scooter Honda Sh 300, che ore dice che Davide è stato colpito alle spalle, mentre un altro, Enzo Ambrosino, si autoaccusa di essere il terzo passeggero.

 

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Triunfo nelle ore successive alla morte di Davide viene sentito dal pm. E la versione è molto cauta rispetto alle dichiarazioni rilasciate in queste ore ai giornalisti. Dice: «Il ragazzo che guidava il motorino è scappato subito mentre io stavo per rialzarmi e Davide era già riuscito ad alzarsi. In quel frangente ho visto un carabiniere (mi sembra quello sceso dal lato passeggeri) che puntava la pistola verso Davide. Non so dire se Davide era di fronte o di spalle, in quanto io mi trovavo posizionato non in linea perfettamente tra il carabiniere e Davide. Non sono neanche in grado di dire se Davide stesse andando contro il carabiniere o se stesse fuggendo. La distanza tra loro, tra Davide e il carabiniere, era di 3-4 metri».

davide bifolco tatuaggio contro polizia e carabinieri davide bifolco tatuaggio contro polizia e carabinieri

 

Aggiunge Triunfo: «Poi ho sentito un colpo d’arma da fuoco e in quello stesso momento non ho visto la precisa direzione dello stesso colpo, in quanto mi sono istintivamente e rapidamente girato. Subito dopo ho visto Davide cominciare a tremare, mentre era già a terra e dopo pochi minuti ho visto che non si muoveva più. Ho sentito i carabinieri che ipotizzavano che fosse già morto».

 

Nessun colpo sparato alla schiena, dunque. Con chi ha mentito Triunfo? Con il pm o con i giornalisti? Prendiamo ancora la vicenda del video distribuito dal legale della famiglia Bifolco, registrato dalla telecamera del circolo ricreativo. Alle 2 di notte 15 minuti e 42 secondi si vede una figura entrare in video dalla strada e attraversare di corsa lo spazio davanti al circolo. È il terzo uomo che scappa? Si intuisce che indossa un pantalone corto chiaro. Arriva il carabiniere che impugna la pistola, che entra nel circolo, controlla i ragazzi, esce e va nella direzione del ragazzo che fuggiva.

davide bifolco foto cadavere davide bifolco foto cadavere

 

Il film di quella notte sarà ricostruito anche con le registrazioni delle comunicazioni tra le gazzelle e le auto dei carabinieri. Oltre che dall’autopsia, perizia balistica e dalle varie testimonianze. Un film il cui primo tempo dura dalle 23,30 e l’1,30 di notte, quando i carabinieri intercettano (lo riconoscono all’interno di una casa) Arturo Equabile il latitante.

 

Lo intercettano ma il ragazzo fugge. Lo incontrano un’altra volta ed Equabile si dilegua ancora . Verso le due e dieci sul viale Rione Traiano in direzione via Cinthia, sfreccia lo scooter con a bordo tre ragazzi senza casco? I carabinieri partono all’inseguimento ritenendo che tra loro c’è Equabile. Per la terza volta, quella notte, il latitante riesce a farla franca. In obitorio, però, c’è un ragazzo di 16 anni.

 

 

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2. “DOLOROSO MOSTRARE IL CADAVERE MA SERVE A SMUOVERE LE COSCIENZE”

Grazia Longo per "La Stampa"

 

«Sì, quelle foto del cadavere di Davide Bifolco su Facebook ci volevano. Sono sicuramente il frutto di una scelta dolorosa da parte dei suoi familiari. Ma indispensabili per smuovere le coscienze, sensibilizzare l’opinione pubblica e non insabbiare le indagini».

Ilaria Cucchi, proprio a partire dalla pubblicazione delle immagini del fratello Stefano - 31 anni, in gravissime condizioni - ha intrapreso un’appassionata battaglia legale. La terza Corte d’Assise di Roma, lo scorso giugno, ha condannato sei medici e assolto gli agenti e gli infermieri per la morte del ragazzo di 31 anni morto nell’ottobre del 2009 a una settimana dal suo arresto. E oggi Ilaria ribadisce la necessità di un gesto forte come quelle foto su Facebook

davide bifolco davide bifolco

 

Non crede che il caso di Davide sia completamente differente da quello di suo fratello o dello studente ferrarese diciottenne Federico Aldrovandi, ucciso a botte dalla polizia, e la cui foto con il capo insanguinato venne diffusa dalla madre? Stavolta non c’è nulla da scoprire sulla causa della morte di Davide.

«Certo, sappiamo con certezza che è stato colpito con un colpo di pistola al cuore, ma ciò non toglie che si debba capire esattamente la modalità con cui ciò è avvenuto. Intanto prima dell’autopsia di dopodomani sarà sottoposto a una Tac».

 

Eppure questa sovraesposizione non serve a cercare prove o conferme sull’origine del decesso. Perché dunque ostentare quelle immagini?

«Quel colpo al cuore, quel volto senza vita è il ritratto di una sofferenza enorme. Non solo per il diciassettenne che non c’è più, ma per tutti coloro che gli hanno voluto bene. Sono convinta che la sua famiglia abbia ponderato molto questa opzione e che abbia fatto una scelta dolorosa ma indispensabile».

 

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Non le sembra una forzatura?

«In un certo senso lo è, ma non poteva essere altrimenti. Ho trascorso 40 ore con la famiglia di Davide. Persone semplici, pulite, oneste. Quelle foto del corpo all’obitorio su Facebook servono anche a scongiurare i tanti pregiudizi su Davide, sulla sua famiglia, sul suo quartiere, su Napoli».

 

Non intravede il pericolo di un pregiudizio all’incontrario: l’ostensione virtuale non rischia di scatenare rabbia, frustrazione, disperazione che possono sfociare nella violenza?

ILARIA CUCCHI ILARIA CUCCHI

«Ho parlato personalmente con Flora, la mamma di Davide, e so che lei ha fatto un appello contro l’esplosione di atti violenti. Ma quelle foto su Fb sono importanti perché altrimenti la gente dimentica in fretta. Con il massimo rispetto per investigatori e inquirenti non è affatto scontato che si arrivi ad un processo per capire le responsabilità del carabiniere. Pochi lo possono sapere meglio di me, con un fratello morto di ingiustizia. Solo i medici sono stati condannati, mentre gli agenti che lo hanno picchiato sono stati tutti assolti. I giudici hanno stabilito così, ma non è detto che sia la verità. L’attenzione mediatica, purtroppo per, ha la sua importanza».

 

Ma non si poteva fare a meno di non superare quel senso di pietas così prezioso, tanto più che quel cadavere non ci racconta nulla di nuovo?

«Quelle foto obbligano le persone a fermarsi a riflettere. E questo è il primo passo verso la giustizia».

 

 

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