origini punteggiatura

L’AFFASCINANTE STORIA DEL PUNTO - UN LIBRO RIVELA COME I SEGNI DI PUNTEGGIATURA SI SONO SVILUPPATI NEL CORSO DI MIGLIAIA DI ANNI - DALLA NASCITA DEL PUNTO INTERROGATIVO NELL'ANTICO EGITTO ALLA "E" COMMERCIALE TROVATA SUI GRAFFITI DI POMPEI, MA ANCHE LA CHIOCCIOLA UTILIZZATA NEL 1536, IL TRATTO DI UNIONE INTRODOTTO DA GUTENBERG E MOLTI ALTRI– ECCO LE ORIGINI DI ALCUNI DEI SIMBOLI DI PUNTEGGIATURA PIU’ POPOLARI…

Victor Hugo

In una storia apparsa per la prima volta nel “Manuale delle Curiosità Letterarie” di William S. Walsh (1892), si racconta che Victor Hugo avesse partecipato a una delle corrispondenze letterarie più concise della storia: Alla pubblicazione di “Les Misérables” nel 1862, Hugo era alla disperata ricerca di sapere come fosse andato il suo libro, così inviò al suo editore un telegramma con sopra scritto “?” L’editore, soddisfatto che il libro avesse venduto più di 6.000 copie nei primi giorni, rispose con un semplice “!”

 

I simboli permettono di trasmettere concetti in modo succinto, invadono i margini delle nostre tastiere e plasmano la nostra comprensione del mondo esterno. Senza punteggiatura o simboli matematici, ogni testo sarebbe una serie infinita e ininterrotta di lettere e numeri.

 

La storia di questi caratteri è fatta di alti e bassi, da manoscritti religiosi a documenti aziendali, dallo sviluppo della stampa alla nascita dei mass media.

 

latino senza spazio o punteggiatura

Inizialmente era lo scriba, non l’autore del testo, a scegliere un simbolo. Allo stesso modo, durante lo sviluppo della stampa era il compito del tipografo selezionare quale simbolo utilizzare.

 

Nel mondo letterario erano spesso gli editori e i revisori a formare il modo in cui il testo raggiungesse il pubblico, con il dispiacere di scrittori come Mark Twain, che nel 1897 scrisse: “Mi arrendo. Questi stampatori non prestano attenzione alla mia punteggiatura. Nove decimi del lavoro e la vessazione sottoposti dai signori Spottiswoode & Co. Consistono nell’abbattere la loro punteggiatura ignorante e senza senso e nel restaurare la mia.

 

Non tutti i simboli hanno un percorso lineare dalla loro invenzione all’uso nel linguaggio comune. Alcuni, come il “Punto d’ironia”, un punto interrogativo capovolto utilizzato per identificare domande retoriche, proposto da Henry Denham nel 1580, non è riuscito a prendere piede. Alcuni sono coesistiti per centinaia di anni, altri, come # e @, hanno perso i loro significati originali e sono stati riutilizzati per altri scopi, a dimostrazione del fatto che non si può sopprimere un buon simbolo.

punti di separazione ottavo secolo

 

Lo spazio

 

Il latino era originariamente scritto in lettere maiuscole senza spazio tra le parole. Nell’ottavo secolo, gli scribi inglesi e irlandesi iniziarono a copiare dei testi con dei punti per demarcare la fine di una parola e l’inizio di un’altra. I punti vennero poi con uno spazio per rendere il latino più comprensibile ai non nativi.

 

Il punto

 

Per risolvere il problema persistente di capire come separare idee o demarcare la fine di un pensiero, alcuni monaci iniziarono ad utilizzare 3 punti (due sotto e uno sopra) per indicare la fine di una frase. Fu Isidoro di Siviglia (560-636) a popolarizzare il punto unico, anche noto come distinctio finalis.

 

La virgola

 

Aldo Manuzio

La virgola fu inizialmente utilizzata per aiutare la lettura ad alta voce di testi religiosi. Gli scribi utilizzavano un punto sopra la parola per indicare dove il lettore avrebbe dovuto respirare. Più tardi, nel 12esimo secolo, Boncompagno da Signa iniziò ad utilizzare una barra obliqua.

 

Con la nascita della stampa ci furono un numero di simboli differenti a competere per il ruolo di virgola. William Caxton, creatore della prima stampa in Inghilterra, inclinò leggermente la barra obliqua, mentre Aldo Manuzio, lo stampatore più popolare di Venezia, preferì utilizzare un simbolo nuovo: la virgola semicircolare.

 

Il simbolo fu talmente popolare che si espanse velocemente al nord e iniziò ad apparire su stampe inglesi a partire dal 1520.

 

Il punto interrogativo

 

Una delle teorie più popolari è che sia originato nell’antico Egitto, dove si utilizzava la forma della coda di un gatto incuriosito.

punti interrogativi egitto

 

Un’altra teoria è che derivi dal latino, dove gli scribi utilizzavano la versione abbreviata di “quaestio” (domanda) alla fine di una frase per indicare una domanda.

 

 Nel tempo “quaestio” venne abbreviata un “qo”, poi la “q” venne sovrapposta sopra la “o”, fino a diventare il punto interrogativo moderno. Nessuna delle due teorie è sostenuta da fonti testuali.

 

I due punti

 

the arte of english poesie di george puttenham

La parola inglese “colon” (utilizzata per indicare i due punti) deriva dal greco “kolon”, che significa arto. Questa origine indica come i due punti fossero utilizzati per separare le sezioni di una frase.

 

George Puttenham fu il primo ad utilizzare la parola “colon” nella lingua inglese nel suo libro “The Arte of English Poesie” del 1589 per indicare la durata della pausa quando si legge in prosa, con la virgola che indicava una pausa breve e i due punti una pausa più lunga.

 

Il punto esclamativo

 

Le origini di questo simbolo non sono chiare, ma la teoria più popolare è che sia originata dai monaci e il loro modo di proclamare gioia nei testi sacri. La parola “gioia” in latino si scrive “io”, che era solitamente scritta in stampatello con la “I” sopra la “O”. Si dice che questa abbreviazione di “IO” si trasformò lentamente nel “punto di ammirazione”, utilizzato per indicare stupore.

 

Il “Dizionario dell’uso dell’inglese contemporaneo” scritto da H.W. Fowler nel 1926 avverte che: “fatta eccezione per la prosa, il punto esclamativo dovrebbe essere utilizzato con parsimonia.”

 

johannes gutenberg

Allo stesso modo, Elmore Leonard asserì che gli scrittori dovrebbero usare il punto esclamativo solo due o tre volte per ogni 100.000 parole. Nonostante ciò Leonard stesso era solito utilizzare il punto esclamativo circa 49 volte per ogni 100.000 parole.

 

Il tratto d’unione

 

Nel 1962 la NASA stava progettando il lancio di una sonda interplanetaria diretta su Marte, la Mariner 1. Purtroppo, un trattino fu omesso dai codici che determinavano la sua velocità e traiettoria, causandone l’esplosione al lancio. Arthur C. Clarke l’ha chiamato “il trattino più caro della storia”

 

L’origine del tratto di unione risale a Johannes Gutenberg, padre della stampa moderna. Nello stampare i suoi primi libri, Gutenberg voleva creare pagine che assomigliassero il più possibili ai testi prodotti da uno scriba. Tradizionalmente, i monaci tendevano a variare lo spazio tra le lettere per poter rientrare ordinatamente dentro i margini delle pagine dei manoscritti.

 

Per replicare questo effetto, Gutenberg introdusse il tratto d’unione per legare insieme parole che venivano interrotte e riprese nella linea seguente.

 

Il cancelletto

cancelletto telefoni anni 60

 

Il cancelletto (anche conosciuto come hashtag) origina dall’abbreviazione utilizzata nel medievo per la parola “libra pondo” per indicare un’unità di peso. Inizialmente si utilizzava l’abbreviazione “lb”, ma veniva spesso confusa per il numero 16. Di conseguenza, nel 14esimo secolo si iniziò ad utilizzare una linea attraverso le due lettere per indicare un’abbreviazione, che nel tempo si trasformò nel moderno #.

 

Il simbolo divenne popolare negli anni ’60 quando venne utilizzato dalla Bell Laboratories per agire da tasto di funzione nelle tastiere dei telefoni. A quei tempi il cancelletto non aveva un significato ben specifico, ma venne selezionato perché era un simbolo familiare e già incorporato nelle tastiere delle macchine da scrivere.

 

La chiocciola

 

primi utilizzi della chiocciola

Il primo utilizzo della chiocciola è stato trovato in una lettera scritta nel 1536 da Francesco Lapi, un mercante fiorentino. Lapi utilizzò la @ come abbreviazione di “amphorae”, un’unita di misura usata nel trasporto di vino, grano e spezie che venivano portate dentro anfore di terracotta.

È stata successivamente utilizzato dai commercianti per indicare un prezzo, come per esempio “15 mele @ 15 centesimi.”

 

La e commerciale

 

e commerciale su graffiti a pompei

I primi esempi dell’utilizzo della e commerciale vennero rinvenuti su dei graffiti trovati sui muri di Pompei. Sebbene fosse molto popolare, il simbolo non aveva nome fino al 19esimo secolo. Il nome inglese “ampersand” deriva dal latino “per sé”, utilizzato per indicare una lettera singola, che nel tempo si trasformò nel termine moderno.

 

Il simbolo della sterlina

 

Il museo della Bank of England ha un assegno datato 1661 con il simbolo della sterlina che venne elaborato dalla lettera L attraversata da una riga per indicare che si trattasse di un’abbreviazione della parola “libra”, anch’essa un’abbreviazione del termine “libra pondo” utilizzato nell’antica Roma come unità di peso.

assegno con simbolo sterlina

 

Questo sistema è stato utilizzato per creare i simboli di altre valute, come ad esempio lo Yen giapponese (creato da una Y attraversata da due linee orizzontali) o quello dell’Euro.

 

Lo stesso vale per i centesimi americani (una C con due linee verticali) ma non per il simbolo del dollaro, che molti storici pensano sia originato dal simbolo del Peso spagnolo. Nello scrivere le valute, i mercanti utilizzavano una P maiuscola sovrapposta a una s, che venne in seguito semplificata utilizzando il “pilone” della P sopra la S: $.

 

L'uguale

 

il simbolo uguale nella whetstone of witte

Tradiziozalmente in Europa la maggior parte dell'aritmetica veniva scritta in latino, con "è uguale a" generalmente scritto come "aequales" o talvolta abbreviato in "aeq".

 

Nel 1557 il matematico gallese Robert Recorde scrisse: "Per evitare la ripetizione fastidiosa delle parole “è uguale a” io utilizzo due linee parallele. Niente può è più uguale di questi due trattini.” Queste linee parallele furono utilizzate nel suo libro di algebra e aritmetica “The Whetstone of Witte.”

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…